#5 VIA CAETANI

I tentativi di appello al cuore dei brigatisti non bastano e il 9 maggio 1978 arriva il temuto annuncio. Le forze dell'ordine si mobilitano subito e poco dopo l'ora di pranzo in via Caetani viene ritrovato il corpo senza vita dell'onorevole. Moro è riversato nel bagagliaio di una Renault 4 rossa.

Il 15 aprile 1978 l’Italia trema due volte nel giro di poche ore. La prima è per il deragliamento di un treno, la seconda per l'arrivo del comunicato numero sei che avverte della decisione di condannare il prigioniero. Pochi giorni dopo un nuovo messaggio annuncia che il corpo di Moro è stato abbandonato nel Lago della Duchessa. Non ci vorrà molto a scoprire che è un falso.

Dopo il rapimento i brigatisti iniziano a farsi sentire attraverso la diffusione di comunicati firmati da loro stessi e di lettere firmate da Aldo Moro e indirizzate ad amici, politici e familiari. Tra queste lettere anche quelle a Cossiga, Zaccagnini e Taviani. La linea del governo è chiara: fermezza.

Il 16 marzo 1978 in via Fani viene rapito l'onorevole Aldo Moro. Gli autori del sequestro sono un gruppo estremista di sinistra conosciuto come Brigate Rosse, famoso già per il sequestro Sossi. Quella mattina all'angolo con via Stresa moriranno anche i cinque agenti della scorta.

Gli anni '70 sono anni di enormi cambiamenti, di crisi mondiali (come quella del petrolio), di film storici (come Star Wars), di guerre sociali e guerre fredde. Sono gli anni dei governi Andreotti, Rumor e Moro, ma anche quelli dell'insorgere di terrificanti movimenti estremisti pronti a farsi sentire con pistole e minacce.

Cinquantacinque sono i giorni che separano i 90 colpi sparati in via Fani il 16 marzo 1978 da quelli letali sparati contro l’onorevole il 9 maggio, e Cinquantacinque è il podcast che vuole, per quanto possibile, ripercorrere le tappe del sequestro dell'onorevole Aldo Moro attraverso pagine di libri e di giornali