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    A cuore aperto

    A cuore aperto è la mia storia e la storia di tante donne che come me, dal giorno alla notte, si sono ritrovate incastrate in una relazione tossica, in una bolla di vetro senza alcuna via di fuga.
    A cuore aperto non pretende di essere un'analisi psicologica delle dinamiche perverse maschili, ma solo una condivisione di esperienza che, spero, possa far sentire meno sola qualcuna di voi.
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    L’amore è una cosa seria.

    L’amore è una cosa seria.
    Raccolgo le foto e mi si bagnano le mani. Sento che su ogni foto c’è una lacrima, come se l’immagine avesse pianto. Essere strappata da sé, dal proprio appiglio, è doloroso. Io ho pianto con ognuna di loro e ho asciugato le loro lacrime. “Non succederà più”, ho detto loro.
    Parlo sempre con gli oggetti, trovo molte più risposte che dagli umani. Da piccina domandavo al muro di casa il perché di tanto dolore ed ora domando alle coperte, al tavolo, alle fotografie, il perché di tanto dolore. La storia si ripete ed io non riesco, ovunque vada, ad allontanarmi dal dolore. Ma non mi sono mai abbattuta, e poi infatti la felicità l’ho trovata. La perdo, certo, ma poi la ritrovo. La ritrovo sotto diversa forma, ed è bellissima.

    Quante altre volte ti sentirai soffocare, ma quante altre volte deciderai di respirare…

    Quante altre volte ti sentirai soffocare, ma quante altre volte deciderai di respirare…
    Studiavo per coprire il vuoto, ripetevo per sentire rumore, sottolineavo le pagine dei libri con gli evidenziatori, per trovare i colori, per riuscire a vederne qualcuno nella mia vita.
    Studiavo per sconfiggere la morte del cuore.
    A lui scrivevo bigliettini d’amore per salvare il nostro rapporto, quando invece avrei dovuto scriverli a me.

    Sono pianta e giardiniere: ogni giorno amputo i miei rami secchi.

    Sono pianta e giardiniere: ogni giorno amputo i miei rami secchi.
    Ho più vite di un gatto: sono morta più volte, mi sono sfracellata a terra, il volto livido e le ginocchia sbucciate. Pomate, creme, pillole, medicine, fazzoletti ed il mio cuore: ecco che cosa mi ha salvata. E le parole: ho bevuto tante parole da farmi venire il voltastomaco. Ho cercato di inghiottirne il più possibile per capire di più, per guarire prima.

    È proprio vero che la vita, quando ti toglie ti dà.

    È proprio vero che la vita, quando ti toglie ti dà.
    Nel mio primo giorno libero, chiesi al mio lui di portarmi al mare e lui non mi accompagnò. Andai da sola. Presi il treno e andai al mare. Che ore ben spese! Che pace! Penso che quel momento sia stato uno dei tasselli più importanti della mia vita. Ho iniziato a conoscere la solitudine e a non averne paura. Perché avrei dovuto rinunciare al mio mare? Io lo chiamo così, è mio perché lo sento mio. Dico che sono mie tante cose ma non perché le possegga ma perché le sento mie, parte di me.

    La violenza si manifesta in molti modi. L’avrei capito più tardi.

    La violenza si manifesta in molti modi. L’avrei capito più tardi.
    Penso che ognuno di noi debba assumersi la responsabilità di aprire le porte che crede e avere il coraggio di fallire. Io ho fallito tantissime volte nella mia vita, ma che cosa sarei ora senza i miei fallimenti? È come se fossero diventati le mie ossa, le ossa grazie alle quali ora sto in piedi. Ho seminato tanti sassolini per terra, nei vari sentieri, a rappresentazione di tutti i miei errori, cosicché se dovessi incontrarli di nuovo sul mio percorso, li riconoscerei e non sbaglierei più.

    Tanti anni fa mi sono innamorata di un ragazzo che all’apparenza sembrava come tanti altri.

    Tanti anni fa mi sono innamorata di un ragazzo che all’apparenza sembrava come tanti altri.
    Forse, è giusto così, forse se tornassi indietro rifarei le scelte che ho fatto, perché anche se avevo solo diciannove anni, ho scelto davvero la felicità. Che poi questa felicità in realtà non era la mia, ma di chissà chi altra, è un altro discorso. Non so se oggi, a quasi trent’anni, abbia il coraggio, come allora, di fare scelte così drastiche e così consapevoli.

    Per lungo tempo ho pensato che la soluzione fosse tenere su i pezzi, tenerli uniti.

    Per lungo tempo ho pensato che la soluzione fosse tenere su i pezzi, tenerli uniti.
    Oggi, passeggiando con il mio cane, mi sono imbattuta in un funerale. Sono passata vicino alla chiesa e ho pensato che tutti noi, dovremmo, ogni tanto, partecipare ad un funerale. Ad un nostro funerale. Ammazzare alcune parti di noi, e poi pregare. Stare svegli la notte e fare una veglia alle parti andate, morte, essiccate. Essere loro grati, ma lasciarle andare. È una sorta di rito di purificazione che ci fa sopravvivere.