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    LU-GA-NOOO, il podcast della finalissima (di nuovo)

    LU-GA-NOOO, il podcast della finalissima (di nuovo)
    Nello sport, e nel calcio in particolare, la scaramanzia conta. Significa tanto, spesso tutto. Al di là dei gesti apotropaici, è bene ripetere determinati rituali. Nel nostro caso, in vista dell'ultimo atto di Coppa Svizzera fra Lugano e Young Boys, in programma domenica 4 giugno al Wankdorf di Berna, Marcello Pelizzari e gli inviati Massimo Solari e Nicola Martinetti sono tornati, metaforicamente, sul luogo del delitto. Anzi, del delirio e della meraviglia. Perché sì, insomma, bisogna bissare quel 4-1 al San Gallo di un anno fa e, di riflesso, rimettere le mani sul trofeo. Quali le emozioni? Quali le sensazioni? Quali, soprattutto, i possibili esiti? Eccovi la madre di tutte le chiacchierate. Buon ascolto.

    «Cultura, non biologia»: il razzismo spiegato da un neuroscienziato

    «Cultura, non biologia»: il razzismo spiegato da un neuroscienziato
    Come funziona il cervello? E come nasce, nelle menti, il razzismo? Sono queste le domande al centro del simposio in programma il 20 marzo nell'Aula Magna dell'USI di Lugano, un convegno organizzato dall'associazione BrainCircle e intitolato «Noi vs loro: il cervello razzista». L'evento è stato organizzato a ridosso del 21 marzo: data in cui ogni anno si celebra in tutto il mondo la Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale.
    Tra i prestigiosi relatori presenti, ci sarà anche il celebre neuroscienziato Giacomo Rizzolatti, scopritore dei neuroni specchio. Federica Serrao e Giacomo Butti lo hanno intervistato: dalla scoperta, anni fa, dei neuroni legati all'empatia fino alle discriminazioni (biologiche o culturali?).
    Come può un neuroscienziato affrontare il tema del razzismo? «Le aree del cervello funzionano allo stesso modo per tutti: parlare di razzismo da un punto di vista biologico è una stupidaggine».

    «Difettosa»: l'infertilità tra tabù e sofferenza

    «Difettosa»: l'infertilità tra tabù e sofferenza
    «Ci abbiamo provato per quattro anni. E non abbiamo mai visto un test di gravidanza positivo. Quelle fatidiche due "lineette", per noi non sono mai arrivate "naturalmente"». Diventare genitori è un desiderio di molti. Ma la gravidanza non è scontata. L'infertilità è ancora un tabù, purtroppo. Ed è anche causa frustrazione, rabbia, risentimento, inadeguatezza, stress emotivo, preoccupazione. «Quando mi hanno diagnosticato l'endometriosi, mi sono sentita difettosa - dice Lara, 31 anni -. Si è scoperta che potevo essere "io" la causa della "nostra" infertilità. Ti senti in difetto, ti senti un po' meno donna, un po' meno femmina. E ho anche già pensato che se mio marito avesse scelto un'altra donna, a quest'ora avrebbe già potuto essere padre».