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    Episodes (6)

    Un'altra conversione sullo stile di Abby Johnson

    Un'altra conversione sullo stile di Abby Johnson
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7238

    UN'ALTRA CONVERSIONE SULLO STILE DI ABBY JOHNSON di Mauro Faverzani
    Non è come la storia narrata nel film Unplanned, ma poco ci manca: Kevin Duffy, ex-direttore e consulente della multinazionale dell'aborto Marie Stopes International (oggi ridenominata MSI Reproductive Choices), ha lasciato il suo lavoro nel marzo 2019 ed è divenuto non solo un pro-life convinto, bensì anche direttore esecutivo della SPUC-Society for the Protection of Unborn Children nel settore della ricerca e dell'educazione.
    Kevin Duffy è stato per sei anni responsabile dello sviluppo di centri abortisti in Africa ed in Asia meridionale: «Ho sempre saputo che l'aborto implicava l'uccisione di una vita umana, ma all'epoca mi sono affidato alla convinzione che le donne vi si sarebbero sottoposte comunque, quindi era meglio che venissero eseguiti in condizioni igieniche e sicure».
    Quando la multinazionale, per cui lavorava, ha cambiato approccio, però, integrando gli aborti chirurgici con quelli farmacologici, oltre tutto in autogestione, sono maturati in lui i primi dubbi: non v'era alcuna assistenza, quindi neppure la salute era più al sicuro, tanto meno il benessere: «Sempre più donne si presentano nei centri medici con aborti incompleti, dopo essersi auto-somministrate pillole abortive acquistate nelle farmacie locali». Nella primavera 2020, nel Regno Unito venne annunciato che tali farmaci si sarebbero potuti ottenere anche per posta, ma ben presto emersero le prove di come tale meccanismo fosse assolutamente privo di qualsiasi tutela. Bastava telefonare per ottenere l'invio dei prodotti abortivi a donne sostanzialmente inesistenti: «E hanno definito questo un fantastico progresso nella Sanità», ha commentato Duffy. Da qui la sua conversione alla vita: «Ho deciso di mettere le mie conoscenze e la mia esperienza al servizio del movimento pro-life. Sono fiducioso che le false narrazioni dell'industria dell'aborto possano essere sconfitte e che si possa ristabilire una cultura della vita, che si preoccupi veramente del benessere delle donne e della salvaguardia dei diritti umani. Lavorare all'interno dei colossi dell'aborto mi ha mostrato la natura violenta di tale pratica ed il modo freddo ed insensibile, in cui venivano considerate le donne. Far parte della SPUC, il più grande gruppo pro-vita del Regno Unito, rappresenta una grande opportunità per fare la mia parte e fare in modo che l'aborto un giorno sia impensabile».

    STATI UNITI E MALTA
    Ma le buone notizie sul fronte della vita non finiscono qui. Nei giorni scorsi la Corte Suprema della Georgia, negli Stati Uniti, ha ripristinato la legge sul battito cardiaco del feto, legge che era stata bloccata da un giudice locale. Ciò significa che torna ad essere vietato abortire dopo la sesta settimana di gestazione, quando per l'appunto si riesce a percepire il cuore del bimbo in grembo.
    Intanto, a Malta, l'arcivescovo Charles Scicluna, richiamandosi al senso di responsabilità, ha incoraggiato la classe politica locale a resistere alle pressioni internazionali, esercitate affinché nell'arcipelago venga legalizzato l'aborto: gli insegnamenti cattolici sulla vita «non sono in vendita o negoziabili», ha aggiunto. Nel corso dell'inverno il Parlamento dovrebbe esaminare una proposta di legge, che intende chiarire come l'aborto sia consentito solo quando la vita della madre sia in pericolo. Ma non si escludono, per l'occasione, colpi di testa da parte degli attivisti pro-choice. «Chiedo in nome di Dio - ha detto mons. Scicluna - di non lasciare la porta socchiusa all'aborto con una clausola, che possa essere distorta in modo tale che l'eccezione diventi la regola». Il diritto alla vita - ha proseguito - «è strettamente legato alla difesa di ogni altro diritto umano».
    Malta è l'unico Stato in tutta l'Unione europea, ove l'aborto sia ad oggi completamente illegale.

    BRUTTE NOTIZIE
    Non ci sono solo le buone notizie, purtroppo. In Francia, l'Assemblea nazionale ha compiuto il primo passo, per includere l'aborto come «diritto» nella propria Costituzione. 337 i voti a favore, solo 32 quelli contrari.
    L'iniziativa è stata cavalcata dalla Sinistra di La France Insoumise in accordo col partito del presidente Macron, Renaissance, ma anche con l'appoggio di molti conservatori, tra cui la maggioranza di Rassemblement National, ricollocatosi così, di fatto, nell'area progressista e “politicamente corretta”, vanificando il significato della propria presenza. L'obiettivo è quello d'aggiungere all'art. 66 della Carta costituzionale francese un paragrafo, in cui si specifichi come nessuno possa «violare il diritto all'interruzione volontaria di gravidanza», nella peggiore tradizione dell'antilingua. Provvidenzialmente il voto dell'Assemblea nazionale non è sufficiente, per cambiare le cose. Ora il testo dovrà essere adottato, così com'è, dalla Camera dei Deputati, poi dovrà essere approvato con una maggioranza di almeno tre quinti dal Congresso ovvero da un'assemblea straordinaria di deputati e senatori, infine dovrà essere sottoposto a referendum. I passaggi sono ancora tanti, la battaglia sarà ancora lunga, ma va sostenuta con la preghiera oltre che con una forte attività pro-life.

    Abortion and Human Trafficking

    Abortion and Human Trafficking

    The Lantern Rescue team is at the National Religious Broadcasters Convention. Whitney, a Lantern volunteer, and Robby, catch up with anti-abortion activist and former Planned Parenthood clinic director, Abby Johnson, to talk about her testimony, the link between human trafficking and the abortion industry, and her new book, "Fierce Mercy."

    A warning: this program contains sensitive content. Listener discretion is advised.

    Call the National Human Trafficking Hotline (NHTH) at 1-888-373-7888.

    S5:EP8 | Abby Johnson | And Then There Were None

    S5:EP8 | Abby Johnson | And Then There Were None

    Abby has a powerful story, even a movie made about her called Unplanned! She has been a leading voice that amplifies the truth about abortion and the abortion industry. She launched a ministry that has pulled over 550 abortion workers out of the industry and helped them find jobs where they will not just survive but thrive! You will be so inspired by this story! 

     

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    La ex presidente di Planned Parenthood rivela gli orrori del colosso abortista

    La ex presidente di Planned Parenthood rivela gli orrori del colosso abortista
    VIDEO: UNPLANNED - Canzone pro-life colonna sonora del film sulla vita di Abby Johnson ➜ https://www.youtube.com/watch?v=k2bpbHzYx70&list=PLolpIV2TSebXeokE6asCp6exFLZYVAfSJ

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6677

    LA EX PRESIDENTE DI PLANNED PARENTHOOD RIVELA GLI ORRORI DEL COLOSSO ABORTISTA di Giuliano Guzzo
    «Devi dire "aborto" in ogni intervista». Sono le indicazioni o, meglio, le pressioni che riceveva la dottoressa Leana Wen (nella foto), che è stata per otto mesi nientemeno che alla presidenza del colosso abortista Planned Parenthood. A rivelarlo, è stata lei stessa nel suo nuovo libro, Lifelines: A Doctor's Journey in the Fight for Public Health (Metropolitan Books, 2021). In questo testo, la donna ha infatti riferito come, a seguito di alcune sue comparsate televisive, lo staff di Planned Parenthood fosse scontento proprio per questo, e cioè perché la Wen - coerentemente con la sua visione dell'organizzazione - si soffermasse a parlare di assistenza sanitaria, screening, farmaci.
    LA PROSSIMA VOLTA ASSICURATI DI PARLARE DI ABORTO
    Tutti temi che però ai vertici di PP interessavano e interessano, sì, ma fino ad un certo punto, come provano appunto i commenti che la Wen si sentiva rivolgere: «La prossima volta assicurati di parlare di aborto», «devi fare meglio», «parla di aborto ad ogni intervista con i media». Ora, questi aneddoti son particolarmente preziosi perché consentono di svolgere almeno due considerazioni importanti, la prima relativa a Planned Parenthood, la seconda invece rispetto al funzionamento dei media e al loro orientamento abortista.
    Iniziando con Planned Parenthood, c'è da dire che la vicenda di Leana Wen, a ben vedere, ricorda un po' quella di Abby Johnson. Anche quest'ultima, infatti, come raccontato nel bel film Unplanned (2019) - in arrivo, tradotto, anche in Italia - stava facendo rapidamente carriera nell'organizzazione di «salute riproduttiva» quando, con sua stessa amara sorpresa, si è accorta che non doveva occuparsi "anche" di aborto ma "soprattutto" di aborto: e non per evitarli, come ingenuamente credeva, bensì per promuoverli, in quanto fonte di business per Planned Parenthood. Quel «parla sempre di aborto» intimato alla Wen pare insomma un film già visto, in tutti i sensi.
    LA PROPAGANDA DEI MEDIA
    La seconda considerazione che le rivelazioni dell'ex guida di PP ispirano riguarda invece il funzionamento dei media, che in realtà da oltre un secolo sono utilizzati per promuovere l'aborto. Abbiamo infatti notizia di come già i primi promotori dell'aborto di Stato - i sovietici - facessero ampio uso dell'organo ufficiale del partito, la Pravda, per convincere la popolazione ad avvalersi di quella pratica che, decenni dopo, sarebbe diventata «interruzione volontaria di gravidanza». A seguire, come ebbe a confessare una star pentita dell'abortismo, il dottor Bernard Nathanson, anche negli Usa chi voleva legalizzare la soppressione prenatale si è avvalso dei media.
    Venendo invece alle interviste - ovvero le situazioni in cui Leana Wen di aborto non parlava abbastanza -, c'è da dire che la cultura dominante si serve anche di esse per veicolare la propria posizione ideologica. Come? Rispetto al tema della vita nascente, le strategie più comuni - e che anche nell'intervista si possono utilizzare - riguardano l'indirizzo della discussione sui massimi sistemi: il progresso, i diritti civili, l'autodeterminazione della donna, la libertà, la civiltà che avanza. Insomma, l'importante è che si parli di tutto, ma proprio di tutto, fuorché di lui, il figlio concepito e non ancora nato.
    Che una tattica vincente sia questa lo si è visto, non negli Usa ma in Italia, in occasione del referendum parzialmente abrogativo del 1981. «Grazie all'instancabile opera di stravolgimento dovuta a solerti schiere di intellettuali, giornalisti e politici», ricorda infatti il giornalista Aldo Maria Valli nel suo libro La verità di carta (Ares, 1986), «lo scontro si spostò subito sull'incerto terreno dei massimi sistemi: la libertà, la democrazia, il progresso, la civiltà. Col risultato che, alla fin fine, dell'unico uomo davvero in questione, ovvero la persona concepita, si ricordarono in pochissimi».
    Sui media l'abortismo preferisce dunque o virare sui massimi sistemi oppure sul tema dell'aborto - presentato come «interruzione volontaria di gravidanza» -, ma del concepito no, di costui non bisogna assolutamente parlare. Perché altrimenti la gente potrebbe fiutare l'inganno manipolatorio e poi perché, per così dire, strategia che vince non si cambia.

    Contro il green pass sospendo la proiezione del film Unplanned

    Contro il green pass sospendo la proiezione del film Unplanned
    VIDEO: Se bastasse un'iniezione... parodia vaccino ➜ https://www.youtube.com/watch?v=ZkJMr0qpKp0&list=PLolpIV2TSebVSarVSJS-Gy5hJo3_40bhI

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6680

    CONTRO IL GREEN PASS SOSPENDO LA PROIEZIONE DEL FILM UNPLANNED di Federico Cenci
    «Come distributore filmico, con l'introduzione del Green Pass ho deciso di sospendere tutte le proiezioni pubbliche perché non desidero neppure indirettamente contribuire ad un meccanismo di discriminazione della popolazione». A parlare è Federica Picchi, fondatrice della Dominus Production, casa di produzione e distribuzione cinematografica che ha portato nelle sale italiane Unplanned, struggente film sul tema dell'aborto.
    «È una scelta che mi costa», spiega la Picchi ad «iFamNews», «Unplanned sta facendo il tutto esaurito, lunedì sera a Verona hanno dovuto organizzare altre due proiezioni oltre a quella già fissata per l'enorme mole di richieste». Ma da domani, venerdì 6 agosto, entrata in vigore dell'obbligo di Green Pass per accedere in alcuni luoghi tra cui i cinema, la Dominus Production sospenderà la distribuzione. La sua scelta è imprenditorialmente incomprensibile. Tuttavia una battaglia per dei valori non è tale se non comporta rinunce. «Credo che in questa fase ognuno di noi debba dare un segnale, a costo di fare un sacrificio, perché il valore della libertà è troppo importante per essere derogato», osserva.
    Molti ritengono che il Green Pass sia una misura necessaria ad abbassare la curva dei contagi...
    La salute è un bene primario ed è giusto che lo Stato adotti misure per tutelarla. Però occorre domandarsi se il Green Pass rappresenti una misura utile a questo scopo.
    La sua risposta è negativa?
    Assolutamente. Faccio qualche esempio che dimostra i paradossi di questa normativa: per accedere a una sala cinematografica o persino a un cinema all'aperto bisognerà presentare il Green Pass, che invece non sarà necessario per entrare in luoghi al chiuso come i tribunali. E poi, bisognerà avere la certificazione verde per sedersi a un tavolino di un bar, ma non per consumare direttamente al bancone, all'interno della stessa sala. Per non parlare del fatto che i mezzi di trasporto continueranno a essere affollati. Il Green Pass mi pare dettato più da una scelta politica che sanitaria.
    E a suo avviso qual è l'obiettivo politico?
    I settori che saranno maggiormente colpiti sono quelli che impattano la vita sociale, aggregativa, culturale: quella più cara ai giovani. L'obiettivo è dunque spingere i giovani a vaccinarsi, pena l'emarginazione sociale.
    È una motivazione che contesta?
    Alla luce di un'analisi tra costi e benefici, ho grosse perplessità sulla vaccinazione dei più giovani. Ritengo dunque che vada rispettata ogni scelta. Ma non voglio cedere alla contrapposizione tra "no vax" e "sì vax", non è questo il punto. Quello che non accetto è che vengano utilizzati i cinema, i musei, i bar, i ristoranti e altri settori per perseguire uno scopo che non c'entra nulla con le attività che noi svolgiamo. È una politica che ci penalizza ancora una volta.
    Quello cinematografico è un settore che ha sofferto in questi mesi...
    Il nostro è stato uno dei settori più massacrati dalle politiche anti-CoVid-19. Siamo stati chiusi per un anno e mezzo, non ci hanno fatto aprire nemmeno dopo che ci avevano imposto dei protocolli sanitari molto rigidi. E ora chiedono agli esercenti persino di fare i controllori del Green Pass, come se fossero dei pubblici ufficiali. Eppure, più dei danni economici mi preoccupano gli effetti sociali.
    Si spieghi meglio...
    Se si accetta l'idea che lo Stato possa discriminare una parte di popolazione, per altro su basi tutt'altro che scientifiche, gli scenari sono sinistri. Il Green Pass o uno strumento analogo potrebbero sopravvivere alla fase emergenziale. Non trovo desiderabile un futuro di questo tipo, da regime totalitario.
    Questa sua scelta la fa sentire sola?
    Ho letto in questi giorni la bellissima testimonianza di Fabrizio Masucci, che si è dimesso dalla direzione del Museo Cappella Sansevero di Napoli in aperto dissenso con l'obbligo di Green Pass per accedere ai musei. Credo che non siamo poi così pochi. Non appena io ho annunciato la mia scelta, ho ricevuto una marea di messaggi di solidarietà. E poi la testimonianza dei singoli serve proprio a dare una scossa: magari altri imprenditori decideranno di seguire il mio esempio.

    Nota di BastaBugie: per scoprire tutto sul film Unplanned, sulla storia di Abby Johnson, ascoltare la colonna sonora, vedere il trailer del film e molto altro, clicca qui! http://www.filmgarantiti.it/it/edizioni.php?id=83

    Globalism, The Great Reset & The Vatican (Liz Yore) 02/09/21

    Globalism, The Great Reset & The Vatican (Liz Yore) 02/09/21

    Attorney and Child Advocate Liz Yore returns to discuss the connection between Globalism, The Great Reset & The Vatican. We also explore Abby Johnson getting un-invited from the Catholic University of America.

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