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    La Corte Suprema accoglie il ricorso dell'abortista Biden

    La Corte Suprema accoglie il ricorso dell'abortista Biden
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7395

    LA CORTE SUPREMA ACCOGLIE IL RICORSO DELL'ABORTISTA BIDEN IN FAVORE DELLE PILLOLE ABORTIVE di Ermes Dovico
    Le pillole abortive a base di mifepristone possono ancora essere vendute. Lo ha deciso ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti, con un voto di 7-2. Contrari soltanto Samuel Alito e Clarence Thomas, i giudici che si confermano come i più sensibili rispetto al buonsenso giuridico e quindi al diritto naturale.
    La decisione non è stata motivata. Ad ogni modo essa accoglie il ricorso dell'Amministrazione Biden e della Danco Laboratories (azienda che produce le pillole a base di mifepristone) che in due cause separate chiedevano il ripristino dello status quo precedente al 7 aprile, quando il giudice federale del Distretto Settentrionale del Texas, Matthew Kacsmaryk, aveva sospeso l'approvazione del mifepristone data dalla Food and Drug Administration nel 2000. Un ordine che valeva per tutti gli Stati Uniti, eccetto per 17 Stati (governati dai Democratici, tranne il Nevada e il Vermont) e per il Distretto di Columbia, che sempre il 7 aprile si erano visti accogliere la propria richiesta dal giudice Thomas Rice, il quale aveva ordinato alla Fda di mantenere lo status quo.
    La sentenza della corte distrettuale texana era stata poi in parte bloccata (per una questione tecnica, peraltro controversa, relativa alla prescrizione dei termini legali) dalla Corte d'Appello del Quinto Circuito, che il 12 aprile aveva deciso di ripristinare la commercializzazione del mifepristone, sebbene con diverse restrizioni non gradite agli abortisti, come ad esempio il blocco alla distribuzione del mifepristone per posta e l'uso della pillola abortiva solo dopo tre visite di persona, da parte di un medico.
    LA BATTAGLIA NON È FINITA
    Dunque, la decisione della Corte Suprema ripristina in tutta la nazione le regole in vigore fino al 7 aprile, ma ciò non significa che la battaglia sul tema sia finita. Essa continua infatti nelle corti inferiori, come ha ricordato, parlando con Life News, Erik Baptist di Alliance Defending Freedom, il gruppo che rappresenta legalmente l'Alleanza per la Medicina Ippocratica che nel novembre 2022 ha introdotto la causa contro il regime di aborto chimico approvato e poi esteso scriteriatamente dalla Fda. «Come è prassi comune, la Corte Suprema ha deciso di mantenere lo status quo che esisteva prima della nostra causa mentre la nostra sfida all'approvazione illegale da parte della Fda dei farmaci abortivi chimici e alla sua rimozione delle necessarie salvaguardie per quei farmaci va avanti», ha detto Baptist.
    Il membro dell'Alliance Defending Freedom ha quindi assicurato: «Il nostro caso, che cerca di mettere la salute delle donne al di sopra della politica, continua in modo spedito nei tribunali inferiori. La Fda deve rispondere dei danni che ha causato alla salute di innumerevoli donne e ragazze e allo stato di diritto, non avendo studiato quanto sia pericoloso il regime farmacologico per l'aborto chimico e rimuovendo illegalmente ogni significativa salvaguardia, perfino consentendo gli aborti ordinati via posta», cioè tramite appunto la crescente liberalizzazione della "telemedicina" pro aborto, che ne ha ulteriormente banalizzato la pratica, perpetuando la strage dei bambini nel grembo materno (prime e innocenti vittime di questa situazione) e al contempo accrescendo i rischi per le loro madri. Da qui l'auspicio di Baptist e degli altri pro life americani, i quali sperano che attraverso questa causa si giunga al riconoscimento delle gravi responsabilità della Fda, che negli anni - prima con l'approvazione nel 2000 e poi con la serie di estensioni tra il 2016 e l'inizio del 2023 - ha reso sempre più facile l'accesso alle pillole abortive. E lo ha fatto agendo non certo in base a criteri scientifici, bensì dietro pressioni politiche provenienti dal Partito Democratico e in ultima analisi dall'industria dell'aborto. Industria che spinge verso una più facile distribuzione delle pillole abortive (che ad oggi contano per oltre il 50% di tutti gli aborti negli Stati Uniti), anche per contrastare gli effetti dell'annullamento della sentenza Roe contro Wade e "scavalcare" così gli Stati che legittimamente vietano l'aborto.
    L'IMPATTO NEGATIVO
    In attesa di vedere come finirà, la condotta della Fda è stata già messa a nudo nella causa intentatale dall'Alleanza per la Medicina Ippocratica. Nella sua decisione del 7 aprile scorso, il giudice Kacsmaryk aveva particolarmente sottolineato la realtà degli effetti avversi conseguenti all'assunzione di mifepristone e misoprostolo (la seconda pillola prevista dalla procedura più comune per l'aborto chimico), ricordando quanto è presente nella letteratura scientifica: «Prove convincenti suggeriscono che le statistiche fornite dalla Fda sugli effetti avversi dell'aborto chimico sottostimano l'impatto negativo che il regime di aborto chimico ha su donne e ragazze. Quando le donne cercano cure di emergenza dopo aver ricevuto le pillole abortive chimiche, l'abortista che ha prescritto i farmaci di solito non è colui che provvede a gestire le complicazioni della madre. Di conseguenza - aggiungeva il giudice federale - il medico curante potrebbe non sapere che l'evento avverso è dovuto al mifepristone. Gli studi supportano questa conclusione rilevando che oltre il 60% delle visite al pronto soccorso di donne e ragazze a seguito di aborti chimici vengono erroneamente etichettate come "aborti spontanei" piuttosto che come effetti avversi del mifepristone». E questo è solo uno dei motivi per cui i dati della Fda sono sottostimati e fuorvianti.
    Anche la Corte d'Appello del Quinto Circuito aveva chiaramente criticato l'approccio della Fda di mettere la testa sotto la sabbia rispetto agli effetti avversi e aveva quindi ripristinato l'obbligo di riferire tutti gli effetti avversi, per le donne, dell'aborto chimico (che includono gravi emorragie e infezioni), dunque non solo le morti materne. Statistica, quest'ultima, che secondo il conteggio ufficiale più aggiornato della stessa Fda (al 30 giugno 2022) include «28 segnalazioni di morti di pazienti associate al mifepristone, da quando il prodotto è stato approvato nel settembre 2000». Il che ricorda come l'aborto, da un lato, uccide bambini innocenti e, dall'altro, non è nemmeno "sicuro" - come viene propagandato - per le loro madri.

    Verso l'abolizione della RU486 in America?

    Verso l'abolizione della RU486 in America?
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7378

    VERSO L'ABOLIZIONE DELLA RU486 IN AMERICA? di Luca Volontè
    Due sentenze contrarie su divieti e liberalizzazione delle pillole abortive, scatenano il finimondo negli USA con Biden e Harris che dimenticano la Pasqua e... difendono l'omicidio chimico degli innocenti. Tutto finirà alla Corte Suprema, ennesima "bomba" nell'anno elettorale 2024 in cui, proprio sulla liberalizzazione dell'aborto, Biden sfida anche i Vescovi.
    Sin dal novembre scorso, grazie al ricorso dell'Alliance for Hippocratic Medicine e di una serie di associazioni e organizzazioni mediche pro life, si era chiesto di dichiarare illegale l'approvazione della FDA (Food and Drug Administration) del 2000 e di eliminare completamente una delle pillole abortive dal mercato statunitense. Il ricorso, presentato a un tribunale distrettuale federale di Dallas in Texas, ha avuto esito lo scorso 8 aprile, quando il giudice Matthew Kacsmaryk ha dato ragione ai ricorrenti pro-life vietando al contempo la commercializzazione del farmaco mifepristone perché, si legge nella decisione, la FDA «ha completamente omesso di considerare un aspetto importante del problema» omettendo qualsiasi valutazione degli effetti psicologici del farmaco o una valutazione delle conseguenze mediche a lungo termine del farmaco. Gli eventuali ricorrenti contro la decisione avranno sette giorni per presentare appello.
    Con la sentenza del giudice Kacsmaryk, il mifepristone, il primo farmaco della procedura standard della pillola abortiva, non ha più l'approvazione della FDA e il passaggio al solo misoprostolo senza il mifepristone è molto meno efficace. Una sconfitta per l'aborto chimico, usato dal più del 50% delle donne che sceglie di uccidere il proprio figlio negli USA. Infatti, mentre il primo farmaco mifepristone agisce bloccando l'ormone naturale del progesterone (privando il bambino dei nutrienti necessari alla sua crescita), il misoprostolo provoca contrazioni che espellono il bambino dall'utero e, da solo, non ha la stessa efficacia mortale.

    LA POLITICA E LA SCIENZA
    «La Food and Drug Administration statunitense ha preferito la politica alla scienza quando ha spinto per la legalizzazione dei farmaci abortivi chimici mifepristone e misoprostolo nel 2000... la FDA non ha rispettato i suoi obblighi legali di proteggere la salute, la sicurezza e il benessere delle ragazze e delle donne, non ha mai studiato la sicurezza dei farmaci nelle condizioni d'uso indicate, ha ignorato i potenziali impatti del regime di blocco ormonale sui corpi in via di sviluppo delle ragazze adolescenti, ha ignorato le prove sostanziali che i farmaci abortivi chimici causano più complicazioni degli aborti chirurgici e ha eliminato le necessarie garanzie per le ragazze e le donne incinte che si sottopongono a questo pericoloso regime farmacologico», questa la dichiarazione dei legali di Alliance Defending Freedom (ADF), il team di giuristi che ha rappresentato con successo la rete di organizzazioni mediche pro life che hanno promosso il ricorso nella causa intentata contro la FDA a novembre scorso.
    Le reazioni di fuoco del Presidente Biden e la sua Vice Presidente Harris, in due dichiarazioni complementari, dimostrano l'impegno totale perché la sentenza venga ribaltata, in quanto, se venisse confermata, «impedirebbe alle donne di ogni Stato di accedere al farmaco, indipendentemente dal fatto che l'aborto sia legale in uno Stato...» e rappresenta il pericolo di un «divieto nazionale di aborto che i funzionari eletti repubblicani hanno giurato di rendere legge in America».
    Il Dipartimento di Giustizia, «ha già presentato un appello e chiederà una sospensione immediata della decisione», assicurava la Casa Bianca, mentre il Segretario del Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani (HHS) Xavier Becerra dichiarava a Pasqua che l'amministrazione Biden sta considerando di sfidare l'ordine giudiziario del giudice federale Kacsmaryk, perché l'Amministrazione Biden ritiene il «farmaco sicuro» ed è convinta che il giudice del Texas sia un "conservatore politicizzato". Ovviamente ignorare un ordine perentorio di un giudice federale avrà conseguenze dirette e spedite verso un giudizio alla Corte Suprema degli USA.

    LE MAJOR DELL'ABORTO
    Sulla stessa linea di Biden, Harris e dei Dipartimenti di Giustizia e Salute troviamo, manco a dirlo, le major dell'aborto che anche dalle pillole abortive guadagnano: IPPF, Naral, Center for Reproductive Rights e compagnia funebre cantando. Ad aumentare le probabilità di una prossima decisione della Corte Suprema è anche la contemporanea decisione presa da un giudice federale dello Stato di Washington lo stesso 8 aprile. Il giudice Thomas Rice (nominato da Obama), ha stabilito che la FDA ha posto restrizioni «onerose» e «non necessarie» alla dispensazione del mifepristone e ha vietato alla FDA di apportare qualsiasi modifica all'accesso del farmaco nei 17 Stati (governati dai Democratici) che hanno fatto causa.
    I due giudizi confliggono: da Washington si chiedono minori restrizioni per la pillola da parte della FDA, che tuttavia dovrebbe ritirare ogni licenza di vendita, secondo l'ordine perentorio che l'amministrazione Biden deve attuare, secondo l'ordine del Texas. C'è chi parla di limbo, certo la Corte Suprema dovrà occuparsene presto ed il tema ancora una volta farà parte della prossima campagna elettorale 2024. La "guerra continua" che l'Amministrazione Biden sta facendo a qualunque giudice (sia esso "supremo" o federale statale), associazione (vedi azioni FBI e Dipartimento Giustizia contro cattolici e pro life) e politico (vedi caso Trump) che dissentano dalle politiche Dem forse aiuterà l'annunciata campagna presidenziale di Biden per il 2024, ma per certo sta allontanando gli USA dai principi cardine della democrazia e dello Stato di diritto.
    È in questo clima di scontro all'arma bianca, che i Vescovi cattolici sono stato costretti a denunciare i tentativi che l'Amministrazione Biden e il suo Dipartimento della Salute stanno compiendo per costringere tutti contribuenti a finanziare farmaci contraccettivi che possono causare aborti precoci attraverso una proposta di modifica della legge sull'Affordable Care Act, o Obamacare.
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