Sebastiano e Maurizio Clicech - Dai vostri gessati borghesi
Dai vostri gessati borghesi.
Passante tra altri scendere il viale,
l’ora tarda di cene ristori riempire,
eppur viandanti signori incrociare,
sguardi di altezza fatale,
Dai vostri abiti gessati,
cravatte intonate,
di alti colli le camice.
Non posso ignorare l’attinenza,
l’alterigia forzata dal censo,
forse solo di presunzione incenso,
ma quello sguardo significava distanza,
da me e dal mio passo marinaio,
rappresentazione di altro
sentore di perfido distacco.
Cosa dire a cotali signori,
immergermi in dotte riflessioni,
ad analizzare contesto ed impressioni,
o solo a sopire roventi bollori,
ma certo il pensiero analitico
scava deciso nel metro sociologico
anche il superbo inquadra e tabella.
Ma il facoltoso in grigio gessato,
chissà se immagina che l’immenso potere,
dei danari sprecati in fuoristrada e piedaterre,
non gli apriranno, mai, la porta dell’infinito,
anzi, sempre più contingenti piccoli sogni
porteranno traguardi iniqui
nel cesto del rendere nel giudizio.
Può il tuo ieratico incedere,
aprirti le porte del cielo,
o meglio, portarti effige su di un velo,
gli dei son caduti, non dimenticare.
Ma gli occhi sprezzanti stilano giudizi,
facili d’immagine e contestuale superfice,
senza fermarsi sugli sguardi
pericolosi, di chi scava dentro il tuo nulla.
Maurizio CLicech