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    3' grezzi Ep. 575 E se esistesse una Sindrome di Cagliari?

    3' grezzi Ep. 575 E se esistesse una Sindrome di Cagliari?
    Le più conosciute sono la sindrome di Stendhal, (anche sindrome di Firenze) e la sindrome di Stoccolma, ma in tutto sono più di una decina le sindromi che hanno il nome di una città. E io mi chiedo, e vi chiedo, se ci fosse una sindrome di Cagliari, quali sarebbero i sintomi? Alla fine della pagina c'è il link all'articolo a cui faccio riferimento.

    TRASCRIZIONE [ENG translation below]
    Scommetto che è capitato anche a voi, volete andare in una città, avete letto un sacco di cose su questa città, avete visto i film, poi finalmente riuscite ad andarci e... delusione, non è così come vi aspettavate?

    A me è successo diverse volte. Diciamo che l'unica città al mondo dove sono stata, dove aspettavo con ansia di andare, poi la prima volta che ci sono andata molti anni fa e non mi ha deluso è stata Venezia, che appunto non solo non m'ha deluso, ma ha superato tutte le aspettative, perché se una persona non è mai stata a Venezia non può veramente immaginarsi cosa significhi trovarsi in mezzo a tanta bellezza, tanto splendore, tanta decadenza.

    E non è un caso che Venezia sia una delle città che ha una sindrome a lei intitolata. Cosa sono le sindromi delle città? E vi racconto adesso tra un po' anche in cosa consiste la sindrome di Venezia, che è tutt'altro che bella.

    Forse è la sindrome che conoscete di più legata a una città è la sindrome di Stoccolma che si riferisce al fatto che delle persone vengono rapite e le persone rapite poi cominciano a simpatizzare coi rapitori. E si riferisce a un caso di cronaca che si verificò negli anni, negli anni '70, mi pare di ricordare.

    Poi c'è la sindrome di Gerusalemme, la gente va a Gerusalemme, che è il tempio di un sacco di religioni, e lì comincio ad avere allucinazioni a carattere religioso, quindi va in giro per le strade di Gerusalemme recitando versetti della bibbia, convinta di essere Mosè e Gesù, altre figure mitologiche.

    Poi c'è la sindrome di Parigi. È una sindrome particolare perché si manifesta solo su turisti giapponesi che vanno a Parigi e cosa fa? Ci sono episodi di ansia, manie di persecuzione, pensano che la stanza dell'hotel abbia dei microfoni che registra tutto, oppure credono di essere Re Sole?, Luigi 14esimo.

    Un'altra molto famosa tra queste sindromi è la sindrome di Stendhal, che viene anche conosciuta col nome di sindrome di Firenze. I turisti vanno a Firenze e vengono sopraffatti da tanta bellezza, da tante cose incredibili e... niente: tachicardia, giramenti di testa, svenimenti, allucinazioni e paranoia.

    Poi c'è la sindrome di Venezia di cui vi parlavo prima, gente che va apposta a Venezia per suicidarsi. Questa è una cosa un po' brutta.

    Ci sono, ripeto, più di dieci di queste sindromi che hanno il nome di una città e sono cose vere, nel senso che sono studiate dal punto di vista medico, infatti le informazioni che vi sto dando sono in un articolo pubblicato sul Journal of the American Name Society, cita tutti questi esempi, dice quando si sono verificati per la prima volta e qual è la cura, la maggior parte delle volte la cura e tornarsene a casa e starsene tranquilli.

    TRANSLATION
    I bet it has happened to you too, you want to go to a city, you've read a lot about this city, you've seen the movies, then you finally get to go there and... disappointment, it's not as nice as you expected?
    This has happened to me several times. Let's say that the only city in the world that I've been to, where I was looking forward to going, then the first time I went there many years ago and it didn't disappoint me was Venice, which precisely not only didn't disappoint me, but exceeded all expectations, because if a person has never been to Venice, they can't really imagine what it's like to be in the midst of so much beauty, so much splendor, so much decadence.
    And it is no coincidence that Venice is one of the cities that has a syndrome named after her. What are city syndromes? And I'll also tell you now in a bit what the Venice syndrome consists of, which is anything but beautiful.
    Perhaps the syndrome you know most related to a city is the Stockholm syndrome, which refers to the fact that people are kidnapped and the kidnapped people then begin to sympathise with the kidnappers. And it refers to a news case that occurred over the years, in the 1970s, I think to remember.
    Then there is the Jerusalem syndrome, people go to Jerusalem, which is the temple of a lot of religions, and there I start to hallucinate religiously, so they go around the streets of Jerusalem reciting bible verses, convinced they are Moses and Jesus, or other mythological figures.
    Then there is the Paris syndrome. Is it a particular syndrome because it only occurs on Japanese tourists who go to Paris and what does it do? There are anxiety episodes, persecution mania, they think the hotel room is bugged to record everything, or they think they are Sun King, Louis the 14th.
    Another very famous among these syndromes is Stendhal syndrome, which is also known by the name Florence syndrome. Tourists go to Florence and are overwhelmed by so much beauty, so many incredible things and... there you go: tachycardia, dizziness, fainting, hallucinations and paranoia.
    Then there is the Venice syndrome I mentioned earlier, people who go to Venice on purpose to commit suicide. This is kind pretty awful.
    There are, I repeat, more than ten of these syndromes that have the name of a city and they are real things in the sense that they are medically studied, in fact the information I am giving you is in an article published in the Journal of the American Name Society, it cites all these examples, it says when they first occurred and what is the cure, most of the time the cure is to go back home and to rest.


    LINK
    L'articolo da cui ho tratto le informazioni: A Note on Psychological Disorders Named After Cities
    https://ans-names.pitt.edu/ans/article/view/2019/2018

    Per una vita vera e piena (Gv 10,22-30)

    Per una vita vera e piena (Gv 10,22-30)
    Ricorreva, in quei giorni, a Gerusalemme la festa della Dedicazione. Era inverno. Gesù camminava nel tempio, nel portico di Salomone. Allora i Giudei gli si fecero attorno e gli dicevano: «Fino a quando ci terrai nell’incertezza? Se tu sei il Cristo, dillo a noi apertamente».
    Gesù rispose loro: «Ve l’ho detto, e non credete; le opere che io compio nel nome del Padre mio, queste danno testimonianza di me. Ma voi non credete perché non fate parte delle mie pecore. Le mie pecore ascoltano la mia voce e io le conosco ed esse mi seguono. Io do loro la vita eterna e non andranno perdute in eterno e nessuno le strapperà dalla mia mano. Il Padre mio, che me le ha date, è più grande di tutti e nessuno può strapparle dalla mano del Padre. Io e il Padre siamo una cosa sola».

    Domenica delle Palme (Mt 21,1-11)

    Domenica delle Palme (Mt 21,1-11)
    Quando furono vicini a Gerusalemme e giunsero presso Bètfage, verso il monte degli Ulivi, Gesù mandò due discepoli, dicendo loro: «Andate nel villaggio di fronte a voi e subito troverete un’asina, legata, e con essa un puledro. Slegateli e conduceteli da me. E se qualcuno vi dirà qualcosa, rispondete: “Il Signore ne ha bisogno, ma li rimanderà indietro subito”». Ora questo avvenne perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta: «Dite alla figlia di Sion: “Ecco, a te viene il tuo re, mite, seduto su un’asina e su un puledro, figlio di una bestia da soma”».
    I discepoli andarono e fecero quello che aveva ordinato loro Gesù: condussero l’asina e il puledro, misero su di essi i mantelli ed egli vi si pose a sedere. La folla, numerosissima, stese i propri mantelli sulla strada, mentre altri tagliavano rami dagli alberi e li stendevano sulla strada. La folla che lo precedeva e quella che lo seguiva, gridava: «Osanna al figlio di Davide! Benedetto colui che viene nel nome del Signore! Osanna nel più alto dei cieli!».
    Mentre egli entrava in Gerusalemme, tutta la città fu presa da agitazione e diceva: «Chi è costui?». E la folla rispondeva: «Questi è il profeta Gesù, da Nàzaret di Galilea».

    Riprendi a camminare (Gv 5,1-16)

    Riprendi a camminare (Gv 5,1-16)
    Ricorreva una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. A Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, vi è una piscina, chiamata in ebraico Betzatà, con cinque portici, sotto i quali giaceva un grande numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici.
    Si trovava lì un uomo che da trentotto anni era malato. Gesù, vedendolo giacere e sapendo che da molto tempo era così, gli disse: «Vuoi guarire?». Gli rispose il malato: «Signore, non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l’acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, un altro scende prima di me». Gesù gli disse: «Àlzati, prendi la tua barella e cammina». E all’istante quell’uomo guarì: prese la sua barella e cominciò a camminare.
    Quel giorno però era un sabato. Dissero dunque i Giudei all’uomo che era stato guarito: «È sabato e non ti è lecito portare la tua barella». Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: “Prendi la tua barella e cammina”». Gli domandarono allora: «Chi è l’uomo che ti ha detto: “Prendi e cammina”?». Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato perché vi era folla in quel luogo.
    Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco: sei guarito! Non peccare più, perché non ti accada qualcosa di peggio». Quell’uomo se ne andò e riferì ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. Per questo i Giudei perseguitavano Gesù, perché faceva tali cose di sabato.

    La forza di sa servire (Mt 20,17-28)

    La forza di sa servire (Mt 20,17-28)
    mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici discepoli e lungo il cammino disse loro: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani perché venga deriso e flagellato e crocifisso, e il terzo giorno risorgerà».
    Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli e si prostrò per chiedergli qualcosa. Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di’ che questi miei due figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». Ed egli disse loro: «Il mio calice, lo berrete; però sedere alla mia destra e alla mia sinistra non sta a me concederlo: è per coloro per i quali il Padre mio lo ha preparato».
    Gli altri dieci, avendo sentito, si sdegnarono con i due fratelli. Ma Gesù li chiamò a sé e disse: «Voi sapete che i governanti delle nazioni dòminano su di esse e i capi le opprimono. Tra voi non sarà così; ma chi vuole diventare grande tra voi, sarà vostro servitore e chi vuole essere il primo tra voi, sarà vostro schiavo. Come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

    Domenica 5 marzo 2023 (II di QUARESIMA)- Sali Stai Scendi Vivi!

    Domenica 5 marzo 2023 (II di QUARESIMA)- Sali Stai Scendi Vivi!
    VANGELO

    Dal Vangelo secondo Matteo (17,1-9)
    In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui. Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

    COMMENTO
    Nel nostro sforzo di “pensare” a Gesù, di riflettere su di lui, a volte ci dimentichiamo dell’eccedenza, del “di più” che non sta nei ragionamenti e nelle dottrine, ma in una presenza illuminante

    CITAZIONE
    Mi sia concesso di vedere la tua luce, almeno da lontano (S. Anselmo d’Aosta)


    Commento di don Carlo Ocio, sacerdote della diocesi di Cuneo.

    Israele etnocratico e palestinesi senza politica. Uno stallo problematico (3feb2023)

    Israele etnocratico e palestinesi senza politica. Uno stallo problematico (3feb2023)
    A partire dai recenti fatti di sangue a Jenin e in Israele cerco di delineare il contesto in cui avvengono tali fatti e come sia proprio il contesto a provocarli. Governi di Israele, Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e i differenti soggetti delle due comunità sono in una situazione di stallo politico che però vede nella pratica quotidiana uno squilibrio di potere e di comportamenti tollerati o proibiti che fomenta frustrazione e rabbia dalla parte palestinese, mentre dalla parte israeliana il senso di poter continuare ad andare avanti così indefinitamente.
    Il tutto in un quadro concettuale, politico e mediatico che fa riferimento allo stato, alla nazione e, purtroppo, all'ancor più ambiguo concetto di stato-nazione.
    Nel delineare il contesto faccio esempi concreti delle pratiche quotidiane nei territori occupati (West Bank, Cisgiordania) per evidenziare quanto e come questi siano sfavorevoli alla costruzione di un rapporto positivo tra le due comunità, in un quadro di crescente nazionalismo etnico in Israele, di mancanza di capacità politica dell'ANP e di un sostanziale disinteresse geopolitico mondiale fino a quando non avvengono fatti e/o scontri sanguinosi.

    Sempre meno cristiani resistono in Terra Santa

    Sempre meno cristiani resistono in Terra Santa
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7306

    SEMPRE MENO CRISTIANI RESISTONO IN TERRA SANTA di Giulia Tanel
    La situazione in Terra Santa, per i fedeli cristiani, è sempre più complicata. Tanto che i rappresentanti in loco delle varie confessioni - nelle figure del patriarca greco-ortodosso Teofilo III, del Custode di Terra Santa, Francesco Patton, dell'ex vescovo luterano di Gerusalemme, Munib Younan e del Patriarca latino, cardinale Pierbattista Pizzaballa - hanno voluto accendere sulla questione i riflettori del mondo mediatico, nella speranza che la diffusa conoscenza della situazione possa avere ricadute concrete nella quotidianità di tante persone.
    Nell'affrontare l'argomento è necessario innanzitutto partire da un dato numerico, che nella sua precisione è assai utile per inquadrare la questione: qualche decennio fa i cristiani di Gerusalemme rappresentavano circa l'11% della popolazione; oggi, invece, a portare avanti il vessillo della Fede in Gesù Cristo in quella che è la città santa per ben tre confessioni - cristianesimo, ebraismo e islam - è rimasto uno sparuto gruppo di appena 10.000 persone, ossia meno del 2% del totale della popolazione, delle quali - riporta Infocatolica - «la stragrande maggioranza sono arabi palestinesi, sebbene vi sia anche una piccola e consistente comunità armena». E, se è pur vero che la storia ci insegna che sono bastati i Dodici per diffondere il cristianesimo nel mondo, il dato è significativo nella sua drammaticità.
    UNA QUOTIDIANITÀ MOLTO DIFFICILE
    Ad ogni modo, il nodo dolente non è solamente questo: vi è anche il fatto, di certo in parte conseguente, per via del loro "scarso peso", che i fedeli che ancora resistono a Gerusalemme vivono una quotidianità molto difficile, sotto diversi aspetti. Scrive Melanie McDonagh del Catholic Herald, che si è recata di persona in Terra Santa e ha potuto ascoltare le parole dei leader delle diverse confessioni, che le chiese di Gerusalemme «affrontano particolari difficoltà a causa delle attività di un certo numero di gruppi di coloni ebrei radicali (spesso finanziati dagli Stati Uniti) i cui obiettivi sono in contrasto con la cultura tripartita di ebrei, musulmani e cristiani che ha dato a Gerusalemme un aspetto unico carattere di città santa per tre confessioni».
    In particolare, registra la giornalista irlandese ma operante principalmente in Inghilterra, un problema importante è l'abuso, sia verbale sia fisico, nei confronti dei rappresentanti del clero, che alimentano un clima di ostilità.
    Accanto a questo, vi è il problema inerente «la proposta di istituire un'estensione del Parco Nazionale attorno al Monte degli Ulivi, un'area strettamente legata alla vita di Cristo: sarebbero interessati 20 siti cristiani».
    La questione, a prima vista, potrebbe non sembrare così preoccupante, tuttavia nella sua realizzazione pratica comporterebbe che l'area diventerebbe pericolosa per i palestinesi, in quanto «il parco rientrerebbe sotto l'autorità della Israel Nature and Parks Authority e non delle autorità municipali» e, conseguentemente, «le chiese e i residenti palestinesi perderebbero il controllo delle loro proprietà». Il già citato Francesco Patton, in merito alla questione, ha scritto quanto segue alle autorità governative, richiamando l'attenzione sul nocciolo della questione: «Questi luoghi sono sacri. [...] E per questo, per noi, è importante che i luoghi santi possano essere e continuare ad essere luoghi di preghiera, luoghi di culto, e non semplicemente luoghi aperti al pubblico».
    I CRISTIANI SONO SCHIACCIATI TRA EBREI E ISLAMICI
    Un altro punto di difficoltà per i cristiani a Gerusalemme è quindi quello che «anche le autorità municipali di Gerusalemme ignorano la sensibilità delle chiese»: permettono l'organizzazione di feste in aree appartenenti alle chiese, transennano intere parti della Città Vecchia, danno luogo a iniziative culturali senza confrontarsi con le autorità religiose sul posto... il tutto creando diversi disagi per quanti vivono, o vorrebbero vivere, la città precipuamente nella dimensione di fede.
    Un'altra questione spinosa, e non del tutto trasparente, è poi quella dell'acquisto di immobili strategici nella Città Vecchia da parte dei militanti di Ateret Cohanim: un disegno che va avanti da anni, che vede anche un ruolo da parte degli Stati Uniti, e che secondo Daniel Seidemann, avvocato israeliano specializzato in questioni geopolitiche, «si inserisce nella trama di una politica generale, che è quella di circondare e penetrare la Città Vecchia con insediamenti e attività legate ai coloni. E questa non è solo una minaccia per gli hotel, ma una minaccia per il carattere di Gerusalemme e, più specificamente, una minaccia per la vitalità della presenza cristiana a Gerusalemme, ed è così che le Chiese la percepiscono».
    Ad ogni modo, pur dentro questo quadro complicato e del quale è bene parlare, e pur nella consapevolezza che - come nota il cardinale Pizzaballa - «purtroppo a Gerusalemme tutto è politico», la chiosa dei leader religiosi è di speranza, nelle parole di Teofilo III: «Siamo qui da quasi 2000 anni. Le cose sacre e profane sono andate e venute, e la Chiesa è ancora qui. Questo, almeno, è qualcosa a cui aggrapparsi».

    Un peccato senza perdono (Mc 3,22-30)

    Un peccato senza perdono (Mc 3,22-30)
    gli scribi, che erano scesi da Gerusalemme, dicevano: «Costui è posseduto da Beelzebùl e scaccia i demòni per mezzo del capo dei demòni».
    Ma egli li chiamò e con parabole diceva loro: «Come può Satana scacciare Satana? Se un regno è diviso in se stesso, quel regno non potrà restare in piedi; se una casa è divisa in se stessa, quella casa non potrà restare in piedi. Anche Satana, se si ribella contro se stesso ed è diviso, non può restare in piedi, ma è finito.
    Nessuno può entrare nella casa di un uomo forte e rapire i suoi beni, se prima non lo lega. Soltanto allora potrà saccheggiargli la casa.
    In verità io vi dico: tutto sarà perdonato ai figli degli uomini, i peccati e anche tutte le bestemmie che diranno; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo non sarà perdonato in eterno: è reo di colpa eterna».
    Poiché dicevano: «È posseduto da uno spirito impuro».

    In attesa di Gesù Cristo (Gv 1,19-28)

    In attesa di Gesù Cristo (Gv 1,19-28)
    Questa è la testimonianza di Giovanni, quando i Giudei gli inviarono da Gerusalemme sacerdoti e levìti a interrogarlo: «Tu, chi sei?». Egli confessò e non negò. Confessò: «Io non sono il Cristo». Allora gli chiesero: «Chi sei, dunque? Sei tu Elìa?». «Non lo sono», disse. «Sei tu il profeta?». «No», rispose. Gli dissero allora: «Chi sei? Perché possiamo dare una risposta a coloro che ci hanno mandato. Che cosa dici di te stesso?». Rispose: «Io sono voce di uno che grida nel deserto: Rendete diritta la via del Signore, come disse il profeta Isaìa».
    Quelli che erano stati inviati venivano dai farisei. Essi lo interrogarono e gli dissero: «Perché dunque tu battezzi, se non sei il Cristo, né Elìa, né il profeta?». Giovanni rispose loro: «Io battezzo nell’acqua. In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete, colui che viene dopo di me: a lui io non sono degno di slegare il laccio del sandalo».
    Questo avvenne in Betània, al di là del Giordano, dove Giovanni stava battezzando.

    La libertà è più vicina (Lc 21,20-28)

    La libertà è più vicina (Lc 21,20-28)
    «Quando vedrete Gerusalemme circondata da eserciti, allora sappiate che la sua devastazione è vicina. Allora coloro che si trovano nella Giudea fuggano verso i monti, coloro che sono dentro la città se ne allontanino, e quelli che stanno in campagna non tornino in città; quelli infatti saranno giorni di vendetta, affinché tutto ciò che è stato scritto si compia. In quei giorni guai alle donne che sono incinte e a quelle che allattano, perché vi sarà grande calamità nel paese e ira contro questo popolo. Cadranno a fil di spada e saranno condotti prigionieri in tutte le nazioni; Gerusalemme sarà calpestata dai pagani finché i tempi dei pagani non siano compiuti.
    Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria. Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina».

    Non hanno accolto chi porta la pace (Lc 19,41-44)

    Non hanno accolto chi porta la pace (Lc 19,41-44)
    Gesù, quando fu vicino a Gerusalemme, alla vista della città pianse su di essa dicendo:
    «Se avessi compreso anche tu, in questo giorno, quello che porta alla pace! Ma ora è stato nascosto ai tuoi occhi.
    Per te verranno giorni in cui i tuoi nemici ti circonderanno di trincee, ti assedieranno e ti stringeranno da ogni parte; distruggeranno te e i tuoi figli dentro di te e non lasceranno in te pietra su pietra, perché non hai riconosciuto il tempo in cui sei stata visitata».

    Una vita ben spesa (Lc 19,11-28)

    Una vita ben spesa (Lc 19,11-28)
    Gesù disse una parabola, perché era vicino a Gerusalemme ed essi pensavano che il regno di Dio dovesse manifestarsi da un momento all’altro.
    Disse dunque: «Un uomo di nobile famiglia partì per un paese lontano, per ricevere il titolo di re e poi ritornare. Chiamati dieci dei suoi servi, consegnò loro dieci monete d’oro, dicendo: “Fatele fruttare fino al mio ritorno”. Ma i suoi cittadini lo odiavano e mandarono dietro di lui una delegazione a dire: “Non vogliamo che costui venga a regnare su di noi”. Dopo aver ricevuto il titolo di re, egli ritornò e fece chiamare quei servi a cui aveva consegnato il denaro, per sapere quanto ciascuno avesse guadagnato.
    Si presentò il primo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate dieci”. Gli disse: “Bene, servo buono! Poiché ti sei mostrato fedele nel poco, ricevi il potere sopra dieci città”.
    Poi si presentò il secondo e disse: “Signore, la tua moneta d’oro ne ha fruttate cinque”. Anche a questo disse: “Tu pure sarai a capo di cinque città”.
    Venne poi anche un altro e disse: “Signore, ecco la tua moneta d’oro, che ho tenuto nascosta in un fazzoletto; avevo paura di te, che sei un uomo severo: prendi quello che non hai messo in deposito e mieti quello che non hai seminato”. Gli rispose: “Dalle tue stesse parole ti giudico, servo malvagio! Sapevi che sono un uomo severo, che prendo quello che non ho messo in deposito e mieto quello che non ho seminato: perché allora non hai consegnato il mio denaro a una banca? Al mio ritorno l’avrei riscosso con gli interessi”. Disse poi ai presenti: “Toglietegli la moneta d’oro e datela a colui che ne ha dieci”. Gli risposero: “Signore, ne ha già dieci!”. “Io vi dico: A chi ha, sarà dato; invece a chi non ha, sarà tolto anche quello che ha. E quei miei nemici, che non volevano che io diventassi loro re, conduceteli qui e uccideteli davanti a me”».
    Dette queste cose, Gesù camminava davanti a tutti salendo verso Gerusalemme.

    Martedì 15 novembre 2022 - Lasciati guardare!

    Martedì 15 novembre 2022 - Lasciati guardare!
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
    Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
    Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
    Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

    Don Riccardo, sacerdote della diocesi di Venezia