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    Guerra civile in Sudan… con partecipazione esterna

    Guerra civile in Sudan… con partecipazione esterna
    https://ogzero.org/tag/sudan/ La prima vittima della militarizzazione dell’economia sudanese è la transizione democratica nella nazione più politicamente attiva e consapevole del continente. Quegli stessi uomini e donne che hanno animato la protesta la protesta a Khartoum in questi ultimi 5 anni, morendo a centinaia macchiando di rosso sangue le acque del Nilo Bianco e Azzurro e, già decimati dai golpisti, ora muoiono sotto le bombe dell’aviazione.
    Tutte le nazioni si candidano a dimostrare la propria forza geopolitica attraverso il successo nel comporre uno scontro tra lobbies giocato in Sudan, una proxy-war, di cui è facile ricostruire la divisione sulla scacchiera. Però il gioco è innanzitutto interno ai confini – che subito vengono messi in discussione dalle potenze locali vicine (visto che si tratta di territori in cui le nazioni e i loro limes sono stati imposti da una cultura esterna) –, questo è l’epilogo del movimento di liberazione, i cui componenti sono stati in larga parte decimati, mentre gli esponenti del regime sono fuggiti dai luoghi di contenzione dopo lo scoppio delle ostilità tra due contendenti al redde rationem in un contesto che mette il Sudan al centro e dunque i progetti, le contrapposizioni in un’atmosfera locale che strategicamente è così fondamentale da mettere in campo tutte le potenze locali. Ma è anche un territorio dove si sta rinnovando il modello, sempre più diffuso, di militarizzazione della società, ma nel caso di Khartoum è palese con i due militari golpisti che sono giunti a contendersi definitivamente il potere, concludendo la parabola iniziata il 25 ottobre 2021, quando si è smantellato il consiglio sovrano che doveva terminare la transizione dopo al-Bashir. Ognuno dei due vecchi amici – complici stragisti in Darfur – vuole la fetta di torta più grande… che poi ci siano interessi auriferi della Wagner da un lato, o gli interessi egiziani dall’altro che evidenziano l’importanza strategica della regione, è palese; come se ne avvantaggia probabilmente l’Etiopia che probabilmente vede indebolita l’opposizione alla Diga della Rinascita da parte delle nazioni a valle del Nilo.
    Lo scacchiere però è fondamentale a livello globale: infatti c’è la polarizzazione tra grandi potenze, ma si affacciano gli interessi di tutte le potenze locali; su cui si innestano i tribalismi interni al Sudan, che vedono contrapposti i clan palesemente distinti e schierati in blocco nei due campi; peraltro le zone suddivise dalla colonizzazione in nazioni differenti rendono a macchia di leopardo le presenze di comunità affini in stati diversi, rischiando la regionalizzazione del conflitto, estendendosi alle zone ahmara, o verso il lago Ciad, ma soprattutto con il coinvolgimento delle basi egiziane – alleati di Burahn – e degli Emirati, che si erano molto impegnati a sostenere i golpisti.
    Sta di fatto che il controllo dell’oro direttamente dipendente da Hemmedti – che è il vero interesse della Wagner in Sudan – è dove va ricercata la causa di questo scontro finale; ma sono innumerevoli i materiali preziosi, le connessioni territoriali, gli intrecci geopolitici legati all’importanza del Mar Rosso.
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