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    Explore "makalu" with insightful episodes like "16 - Un SOS impossibile: Tomasz Mackiewicz - Elisabeth Revol", "Entretien avec Serge Bazin, chef d'expédition à 8000 mètres - Les grands entretiens #6", "La conquête du Makalu (8 485 m) - Les grands récits #5" and "Simone Moro. La narrazione dell'alpinismo e il piano B (parte2)" from podcasts like ""Andata e Ritorno - Storie di montagna", "Secret Planet", "Secret Planet" and "diedri e meandri. la montagna secondo noi."" and more!

    Episodes (4)

    16 - Un SOS impossibile: Tomasz Mackiewicz - Elisabeth Revol

    16 - Un SOS impossibile: Tomasz Mackiewicz - Elisabeth Revol
    Sono in cammino da 10 ore e l’unico problema è il ritardo sulla tabella di marcia. Il GPS di Elisabeth segnala 8.036 metri alle 17:15 del 25 gennaio 2018.
    Questo significa che la cima non arriverà prima di 1 ora e che la discesa avverrà di notte, alla luce della luna e delle frontali.
    Il buio intensificherà anche il freddo e tutto si farà ancora più duro, perlomeno non ci sarà più salita e si potranno abbassare di quota.
    Elisabeth anticipa Tomek in vetta al Nanga Parbat, sopra di lei c’è un cielo bluastro tendente al nero, la luna rischiara le nuvole che hanno avvolto e ricoperto le vallate sottostanti. Sopra di lei non c’è più nulla. Ha appena aperto una via nuova, d’inverno, sul Nanga Parbat. Una via - la Messner e Eisendle - che era sempre stata un rebus, un problema apparentemente irrisolvibile anche in estate. Questa via, che prenderà il nome di Mackiewicz-Revol in onore ai primi salitori, accoglie anche Tomek.
    Che arriva in vetta dopo Elisabeth, esausto e cieco.
    Lassù in cima, appena dopo essere entrati di diritto nella storia, si innesca il disastro.
    Tomasz Mackiewicz ha realizzato il suo sogno, la sua ossessione che gli ha fatto passare 7 inverni al Nanga Parbat.
    Ma ora, con la notte che avanza, non ci vede più. La sua vista è offuscata e nemmeno la luce della frontale di Elisabeth riesce a essere definita.
    Elisabeth e Tomek cominceranno in questo preciso istante una lotta per la sopravvivenza. Una battaglia fisica e mentale in cui Tomasz dimostrerà tutta la sua grinta e tutta la sua forza, in bilico fra la vita e la morte.

    Contatto mail: andataeritorno@gmail.com

    Music by Epidemic Sound

    Entretien avec Serge Bazin, chef d'expédition à 8000 mètres - Les grands entretiens #6

    Entretien avec Serge Bazin, chef d'expédition à 8000 mètres - Les grands entretiens #6

    Si Serge Bazin a réalisé l’ascension de plusieurs Big Walls en escalade dont El Capitan huit fois, c’est pour l’Himalaya et le Népal en particulier, qu’il se passionne depuis 30 ans. Treks, traversées, ascensions à 6 000, 7 000, 8 000 mètres… Son expérience le place parmi les guides français les plus expérimentés en haute altitude. 

    Au cours de notre entretien mené par Eric Bonnem, fondateur de Secret Planet, Serge revient sur son parcours, les facteurs clés de réussite d'une expédition à 8 000 mètres, l'oxygène, et les caractéristiques de quatre sommets qu’il connait bien : le Pic Lénine (7 134 m), le Manaslu (8 163 m), le Cho Oyu (8 201 m) et le Makalu (8 475 m).

     

    Les ascensions évoquées par Serge :

     

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    🌏 Secret Planet, spécialiste des voyages d’aventure, expéditions polaires et haute montagne et voyages pour la préservation de la faune.

     

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    La conquête du Makalu (8 485 m) - Les grands récits #5

    La conquête du Makalu (8 485 m) - Les grands récits #5

    15 mai 1955, neuf alpinistes foulent la cime du cinquième plus haut sommet de la planète. Depuis les débuts de l’himalayisme, c’est la première expédition à voir tous ses participants parvenir au sommet. Retour sur cette aventure parfaite.

    Texte de notre collaborateur et ami Didier Mille, guide de haute montagne, interprétation de Jean-Michel Asselin.

    En savoir plus :

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    Simone Moro. La narrazione dell'alpinismo e il piano B (parte2)

    Simone Moro. La narrazione dell'alpinismo e il piano B (parte2)
    L’alpinismo, gli obiettivi della scalata e l’importanza di un piano B. Ovvero, l’accortezza di non costruire la propria vita in vista di un unico obiettivo, di non restringere il proprio orizzonte a un’unica meta, cercando invece di accompagnare il proprio cammino immaginando piani alternativi. E poi la pesante eredità della stagione del Covid, che oggi sembra avere un po’ appannato la luce creativa dell’alpinismo di esplorazione. Sono alcuni degli argomenti della seconda parte dell’intervista con Simone Moro, registrata a margine del Festival delle parole a Smerillo, nelle Marche.
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