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    Episodes (24)

    Peculato e truffa, il generale Vannacci finisce nel mirino della Procura

    Peculato e truffa, il generale Vannacci finisce nel mirino della Procura
    Peculato e truffa, con questi reati il generale Roberto Vannacci finisce nel mirino della Procura militare. L’ispezione ministeriale avrebbe evidenziato infatti diverse "criticità e anomalie", in particolare per le indennità di servizio per i familiari percepite illecitamente, spese per benefit legate all’auto di servizio non autorizzate, rimborsi per l’organizzazione di eventi e cene mai organizzate.

    Procura alle liti in Cassazione: per il Presidente del CNF non deve essere contestuale al ricorso

    Procura alle liti in Cassazione: per il Presidente del CNF non deve essere contestuale al ricorso
    Preoccupazione per la recente tendenza all’eccessivo formalismo della Corte, emersa anche dall’ultima pronuncia in tema di procura alle liti, e secondo la quale il mandato del difensore dovrebbe essere necessariamente contestuale al ricorso.
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    Contaminazione Da PFAS Nell’Acqua Potabile: Il Caso In Lombardia, Cosa Si Rischia?Â

    Contaminazione Da PFAS Nell’Acqua Potabile: Il Caso In Lombardia, Cosa Si Rischia?Â
    Contaminazione Da PFAS Nell’Acqua Potabile: Il Caso In Lombardia, Cosa Si Rischia?
    Un rapporto di Greenpeace Italia rivela casi di contaminazione da PFAS nell’acqua potabile. Si parla di importanti criticità in 12 province lombarde.
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    Dipendenza Affettiva E Sostanze: Il Disturbo di Alessia Pifferi!Â

    Dipendenza Affettiva E Sostanze: Il Disturbo di Alessia Pifferi!Â
    Dipendenza Affettiva E Sostanze: Il Disturbo di Alessia Pifferi!
    Le ultime notizie rivelerebbero che Alessia Pifferi è affetta da dipendenza affettiva. Scopriamo insieme di cosa si tratta e quali novità sono emerse al processo durante il confronto tra Procura e Difesa.
    #breakingnews #ultimenotizie #notiziedelgiorno #notizie #cronaca #dipendenza #affettiva #partner #disturbo #alessiapifferi #procura #difesa #novita #mentale #bimba #figlia #compagno #francescodetommasi #pm #diana #viaggi #battesimo

    Diritto in news - L'addio a Giorgio Napolitano e il falso in bilancio per Aurelio De Laurentis

    Diritto in news - L'addio a Giorgio Napolitano e il falso in bilancio per Aurelio De Laurentis
    Nella puntata di questa settimana:
    • Lorenzo spiega come si diventa senatore a vita, prendendo spunto dall'addio al presidente Giorgio Napolitano
    • Roberto, invece, spiega i vari casi di falso in bilancio facendo riferimento alla notizia che ha visto Aurelio De Laurentis, presidente del Napoli, essere iscritto nel registro degli indagati
    Buon ascolto!

    Cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura Europea

    Cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura Europea
    Il decreto legislativo contenente disposizioni integrative e correttive del decreto legislativo n. 9/2021, recante disposizioni per l’adeguamento della normativa nazionale alle disposizioni del regolamento (UE) 2017/1939, relativo all’attuazione di una cooperazione rafforzata sull’istituzione della Procura europea “EPPO” è stato approvato, in esame preliminare, dal Consiglio dei Ministri.
    >> Leggi anche l'articolo: https://bit.ly/3RH4Dyy
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    Procura Europea, prima questione pregiudiziale

    Procura Europea, prima questione pregiudiziale
    L’applicazione pratica del regolamento istitutivo della Procura Europea (Reg. 2017/1939) comincia a suscitare i primi problemi giuridici e un primo caso, sottoposto con questione pregiudiziale dalla Corte di Appello di Venezia è già sul tavolo della Corte di Giustizia UE.
    >> Leggi anche l'articolo: https://bit.ly/3fSsqNk
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    Alibi. La rapina finita nel sangue

    Alibi. La rapina finita nel sangue
    Tre anni dopo la sparatoria di Perugia nella quale i carabinieri spararono e uccisero un rapinatore arriva la svolta nelle indagini: la banda che assaltò la tabaccheria di Ponte Felcino e abbandonò il cadavere dell’amico in una stradina di periferia è finita in manette. Quel furto era il quinto commesso dal commando di albanesi durante la tragica notte del 4 ottobre 2018. Qualcosa, però, andò storto.
    Testo, voce e postproduzione: Enzo Beretta
    Voce femminile: Maryam Falah Zadeh
    Audio originali: Fabrizio Castellani, Sergio Scalise Pantuso, Mara Pucci
Musiche: Daniele Bovi
    Questo podcast è stato realizzato per Umbria24

    Alla ricerca del tesoro di Montecristo

    Alla ricerca del tesoro di Montecristo
    Davide Pecorelli, 45 anni, è il naufrago di Montecristo fermato da una motovedetta dei carabinieri mentre va a cercare il tesoro nell’isola in cui Alexandre Dumas ambientò il suo celebre romanzo. Una storia surreale. Un personaggione. Tutti credono morto l’imprenditore umbro perché otto mesi fa, pur di scappare ai creditori italiani, ha inscenato il suo efferato omicidio in Albania. Il parrucchiere, invece, se ne sta in spiaggia a prendere il sole, a bere mojito e giocare a calcetto. Racconta di essere uno scrittore. Finché parte armato di mappa, pala e piccone per estrarre improbabili monete d’oro all’Argentario. Le ultime scene sono piuttosto cinematografiche. Il gommone preso in affitto con un documento falso finisce la benzina esattamente quando l’ex arbitro solca le acque trasparenti al largo delle coste. Come in un miraggio i giudici che indagano sulla sua uccisione vedono entrare «Il Cipolla» in Procura. Indossa una maglia con la scritta «Fuck». Una gaffe dietro l’altra, un rosario di frasi surreali: «Un prete mi ha aiutato a bruciare la macchina con alcune ossa dentro, sembravamo Fantozzi e Filini».
    Testo e voce: Enzo Beretta
    Musiche e postproduzione: Ricky L

    Un tribunale ambientalista distrugge l'ex Ilva

    Un tribunale ambientalista distrugge l'ex Ilva
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6599

    UN TRIBUNALE AMBIENTALISTA DISTRUGGE L'EX ILVA di Luigi Amicone
    Colpevoli di disastro ambientale. Questo è il verdetto di prima istanza con cui il tribunale di Taranto ha condannato a quarantadue anni complessivi di carcere i fratelli Riva (20 anni a Nicola e 22 a Fabio), ex proprietari del polo siderurgico Ilva. Tre anni e mezzo sono stati inflitti anche a Nichi Vendola, fondatore ed ex leader di Sinistra e Libertà («È stata calpestata la verità», protesta l'ex governatore della Puglia). E condanne minori a un'altra quarantina di imputati di un processo durato cinque anni. Inoltre la Corte d'Assise di Taranto ha disposto la confisca degli impianti e la confisca ai Riva di beni per un totale di 2 miliardi e 100 milioni. In piazza le associazioni ambientaliste e grilline hanno accolto con tripudio festante la notizia delle sentenza.

    LA CROCIATA DELLA PROCURA DI TARANTO
    È noto infatti che a cominciare dal 2012, quando la Procura sequestrò gli impianti, bloccò sul terreno i prodotti pronti alla commercializzazione causandone il deperimento, spinse il governo Monti a varare il primo "decreto salva Ilva", grillini, associazioni ambientaliste e pubblicistica di stampo giustizialista, si sono sempre battute per esigere la condanna, i risarcimenti e possibilmente la chiusura delle acciaierie.
    Non c'è mai stato nessun dialogo tra la squadra della Procura di Taranto (composta da un pm e dal capo della Procura) e, per dirla calcisticamente, "il resto del mondo" (dai sindacati al governo). Ancora nel 2016, data di inizio del processo penale, se ne conteranno ben cinque di decreti legge ad hoc varati dai vari governi Monti, Letta e Renzi nel tentativo di conciliare le esigenze della giustizia penale con la difesa dei posti di lavoro. D'altra parte, tutti i governi, a partire da Berlusconi in avanti, hanno cercato con ogni mezzo di mettere in sicurezza ambientale e sanitaria l'industria siderurgica. Ma mai la Procura di Taranto ha accettato di confrontarsi con tempistiche e valutazioni che non venissero dall'interno dei propri uffici.
    Un primo riscontro a questa intransigenza da parte della magistratura locale si ha già nei giorni del primo sequestro giudiziario del 2012. Allorché ministri e rappresentanti delle istituzioni si precipitano a Taranto in pieno agosto e soltanto il capo della Procura di Taranto si rifiuta di lasciare la località calabrese in cui si trova in ferie per partecipare al tavolo indetto appunto dalle istituzioni radunate a Taranto per tentare di trovare una via di uscita alla situazione che rischiava di distruggere un'azienda che ancora nel 2012 valeva l'1% del Pil Italiano e che ancora oggi, acquisita dagli indiani di ArcelorMittal, pur nel continuo tira e molla con i provvedimenti della magistratura tarantina, vale 8200 dipendenti e 19 miliardi di contributo al Pil.
    Per chi come noi ha seguito con una certa attenzione in questi anni le vicende Ilva, per rispondere a una sentenza giudiziaria di quasi impossibile interpretazione logica, ma certamente comprensibilissima in chiave propagandistica, la scaletta dei prossimi eventi dovrebbe essere la seguente.

    COSA SUCCEDE ADESSO
    1) Domani mattina ArcelorMittal dovrebbe restituire chiavi in mano l'acciaieria al governo italiano, comunicare il congelamento dei contratti e degli impegni presi con il nostro paese, la messa in mobilità dei lavoratori. E annunciare che dopo questa sentenza la proprietà non è più tenuta a onorare gli impegni presi in quanto gli è di fatto reso impossibile proseguire la produzione in condizioni di continui stop and go, fermo e sequestro degli impianti, con ripartenze sempre più condizionate dagli atti giudiziari.
    2) Fortunatamente è del tutto verosimile che i proprietari dell'ex Ilva verranno prontamente informati del fatto che la sentenza di Taranto sarà riformata in secondo grado. Ed è ancora più verosimile che come già accade per precedenti provvedimenti di sequestro del patrimonio dei Riva presi dal tribunale di Taranto, anche questo verdetto verrà dichiarato "abnorme" e sarà cancellato in sede di Cassazione.
    Che senso ha investire in Italia?
    3) Nel frattempo però, mentre il tempo della giustizia italiana provvederà a correggere, non si può escludere che, in tempo di Recovery Fund, emergano nuove preoccupazioni in sede europea. Infatti, perché si dovrebbe venire ancora a investire in Italia? Quale fiducia i partner europei possono avere in un sistema Paese - politico, economico, sociale - impotente davanti a iniziative giudiziarie che mettono a repentaglio il destino di aziende che, come l'ex Ilva, sono state addirittura imprese numero 1 in sede europea e lo sarebbero ancora se l'azione di un solo pm, avallata da un capo della Procura, non avesse prodotto di fatto il sostanziale fallimento di tale azienda già numero 1 in Europa?
    4) Ma se come si capisce fin dagli inizi, quello di giungere a un grosso risarcimento collettivo era l'obbiettivo di coloro che oggi festeggiano in piazza la sentenza tarantina, perché invece di intentare un Dies irae penale che ha smantellato un intero polo industriale e distrutto quel poco di lavoro che c'è al sud, non si è percorsa la via del giudizio in sede civile?
    5) Visto che l'Ilva e quindi il disastro ambientale sentenziato non è un'esclusiva dei Riva, quali altri nuovi capitoli da "colonna infame" ci si deve aspettare? Non dimentichiamo che Ilva nasce Italsider nel 1960 e che i Riva subentrano alla gestione statale solo nel 1994. Quando a detta del verbo usato dal Fatto Quotidiano, lo Stato attraverso «l'Iri gestita da Romano Prodi, svende l'ex Italsider alla famiglia Riva». Chi dovrebbe essere incriminato dopo i Riva per disastro ambientale ed essere candidato magari all'ergastolo, visto che dal 1994 al 2012 ci sono 18 anni di "disastro" e dal 1960 al 1994 ce ne sono 34 di anni? Saranno incriminati ex presidenti della Repubblica e l'attuale capo dello Stato in quanto vertice dello Stato che fu proprietario - analogamente ai Riva - di un'acciaieria che ha disastrato l'ambiente?
    6) Ma poi si dovrà ancora indagare a fondo: chi ha voluto l'Italsider a Taranto? Forse la stessa Taranto e tutti i partiti del sud che oggi si sono inventati il reddito di cittadinanza e ieri le cattedrali nel deserto? E adesso il conto dovrebbero pagarlo i Riva e l'intera platea di contribuenti italiani?
    Infine, sembra che con il suo verdetto la Corte d'Assise di Taranto ci abbia voluto mostrare con plastica drammaticità, l'urgente necessità di una radicale riforma della giustizia che passi anzitutto dalla messa in mora di inchieste monstre e di sentenze fuori da ogni senso di realtà.

    EP. 12 - La Procura Europea

    EP. 12 - La Procura Europea
    La competenza della Procura Europea (EPPO) si estende a tutti i reati che ledono gli interessi finanziari dell’Unione Europea, laddove per interesse finanziario ci riferiamo ad ogni entrata, spesa o bene coperti/acquisiti/dovuti in base ai bilanci delle istituzioni dell’UE o di organismi da esse controllate. In questo episodio, insieme a Massimo Pillosu, capiremo meglio cos’è la Procura Europea e come opera nel quadro della cooperazione giudiziaria.

    La chiusura delle indagini sull'omicidio di Giulio Regeni - Intervista a Riccardo Noury

    La chiusura delle indagini sull'omicidio di Giulio Regeni - Intervista a Riccardo Noury
    Dopo più di quattro anni, il 10 dicembre, si sono chiuse le indagini della Procura di Roma sull'omicidi di Giulio Regeni. I quattro indagati appartengono ai servizi segreti egiziani, e per loro le accuse sono di sequestro di persona pluriaggravato, concorso in lesioni personali e omicidio.
    La Procura del Cairo era arrivata a conclusioni molto diverse: erano stati indicati come responsabili alcuni appartenenti ad una banda di rapinatori, Cinque di loro erano stati uccisi nel tentativo di depistare le indagini nel maggio 2016.
    Attendendo una sentenza che dovrà arrivare presumibilmente nel 2021, bisogna comunque tenere conto del contesto generale egiziano. Nel paese nordafricano sono all'ordine del giorno gli attacchi contro coloro che si occupano del rispetto dei diritti umani, accusati di rappresentare minacce per lo stato.
    Intanto, nello stesso giorno della chiusura delle indagini italiane sulla morte di Giulio Regeni, la Francia ha conferito la Legione d'Onore al presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Una premiazione avvenuta nel silenzio e per nulla pubblicizzata, segno forse di dubbi da parte delle autorità francesi.
    Ne parla Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia.