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    razionalismo

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    Episodes (8)

    #16: Michael Oakeshott, con Giovanni Giorgini - 25 Pensatori Liberali

    #16: Michael Oakeshott, con Giovanni Giorgini - 25 Pensatori Liberali
    "Essere conservatori significa essere adeguati alla propria fortuna, vivere all’altezza dei propri mezzi, essere soddisfatti della mancanza di maggiore perfezione sia per quanto concerne se stessi sia per quanto concerne la propria condizione. “ Oakeshott, Razionalismo in politica

    Michael Oakeshott, nato l’11 dicembre 1901 a Chelsfield, fu un filosofo politico… del tutto peculiare. Conservatore per nulla ombroso, appassionato di corse di cavalli e tutt’altro che monogamo, guarda alla tradizione politica continentale da un punto di vista serenamente britannico. Grande studioso di Hobbes, il suo conservatorismo è una inclinazione, un atteggiamento pre-politico prima ancora di una filosofia. In esso, vi è un forte scetticismo politico riguardo le pretese della politica e dello Stato di reinventare la società.

    Nei suoi lavori, Oakeshott critica la corrente del razionalismo che limita la conoscenza a quella scientifica e teorica senza dare importanza alla pratica e all’esperienza, da cui scaturisce l’ambizione della politica a perseguire una società perfetta ed irrealizzabile anziché puntare a migliorare quella già presente. La sua è una visione della politica come attività strettamente limitata, circoscritta, che non desidera reinventare i modi di vivere degli uomini.

    Protagonista:
    Lisa Kinspergher

    Ospite:
    Giovanni Giorgini, professore ordinario di storia delle dottrine politiche presso l’Università di Bologna e Adjunct Professor presso la Columbia University

    Consigli di Lettura

    - “Razionalismo in Politica altri Saggi” ([1962], 2020) di Michael Oakeshott, IBLLibri
    https://www.brunoleoni.it/razionalismo-in-politica-e-altri-saggi

    - “La Politica Moderna tra Scetticismo e Fede” ([1996], 2013) di Michael Oakeshott, Rubbettino Editore
    https://www.store.rubbettinoeditore.it/catalogo/la-politica-moderna-tra-scetticismo-e-fede/

    - “La Condotta Umana” (1985) di Michael Oakeshott, Il Mulino
    https://www.libreriauniversitaria.it/condotta-umana-oakeshott-michael-mulino/libro/9788815008558

    - “Lezioni di Storia del Pensiero Politico” (2022) di Michael Oakeshott, Jouvence
    https://www.amazon.it/Lezioni-storia-del-pensiero-politico/dp/8878018562


    Per saperne di più:
    - “Michael Oakeshott: An Introduction” (2015) di Paul Franco, Yale University Press
    https://www.amazon.it/Michael-Oakeshott-Introduction-Paul-Franco/dp/0300215274
    - “Il filosofo della politica che non amava i maestrini della politica. Michael Oakeshott, scomparso trent'anni fa, è stato uno dei più importanti filosofi politici del Novecento”, di Alberto Mingardi. Il Foglio, 19 Dicembre 2020.
    https://www.brunoleoni.it/il-filosofo-della-politica-che-non-amava-i-maestrini-della-politica

    Cosa c'è di sbagliato nella Torre di Babele

    Cosa c'è di sbagliato nella Torre di Babele
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜   http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6577

    BABELE: E' SBAGLIATO COSTRUIRE TORRI? di Corrado Gnerre
    Quando gli abitanti di Babilonia vollero costruire la famosa Torre, Dio intervenne, distrusse quell'opera e confuse le lingue di quegli uomini.
    Cosa Dio non volle accettare di quell'opera?
    Non certo il desiderio di costruire qualcosa d'importante. D'altronde se l'uomo è capace di modificare la natura e di costruire, è perché Dio lo ha fatto intelligente e possessore di abilità che sono uniche.
    Fu altro ciò che Dio non accettava.
    La chiave per capire è nel verbo "toccare". Il racconto biblico non dice che quella torre doveva servire per "osservare" meglio il cielo, bensì per "toccare" il cielo.
    Osservare meglio il cielo è il desiderio di aumentare le proprie conoscenze, è il desiderio di poter scrutare un po' oltre l'orizzonte. Tutte cose più che legittime, in quanto rispondenti alla costitutiva curiosità umana. La curiositas che Dante identifica nell'animo di Ulisse: fatte non fosti a viver come bruti ma per seguir virtute e conoscenza.
    "Toccare" il cielo, invece, significa altro. Significa pretendere di eguagliare Dio. Significa modificare la propria condizione naturale: trasformarsi da "creatura" in "creatore". "Toccare" il cielo vuol dire pretendere che la propria conoscenza possa essere illimitata. Possa esaurire tutto, dissolvendo completamente il mistero.
    L'episodio della Torre di Babele può spiegare molte cose e può essere utilizzato come chiave di lettura per capire tanto.
    Soffermiamoci però su ciò a cui abbiamo fatto riferimento poco prima: "toccare" il cielo vuol dire pretendere che la propria conoscenza possa essere illimitata, esaurire tutto, dissolvere completamente il mistero.

    L'ERRORE DELLA MODERNITÀ
    Da questo punto di vista non è esagerato dire che l'episodio della Torre di Babele è l'essenza della categoria filosofica della modernità.
    Modernità che non va confusa con il legittimo progresso scientifico-tecnologico, che con la categoria filosofica della modernità ha poco a che fare, essendo principalmente l'esito della cultura giudaico-cristiana.
    La Torre di Babele è l'essenza della categoria della modernità, perché tale categoria si fonda sulla pretesa di rendere l'uomo fondamento immanente di tutto, si fonda sull'antropocentrismo radicale.
    Abbiamo detto non semplicemente "antropocentrismo", ma "antropocentrismo radicale". L'aggettivo "radicale" occorre.
    Di per sé potrebbe esserci anche un modo corretto di concepire l'antropocentrismo. Se infatti ci convinciamo che l'uomo è la creatura più nobile che esiste sulla faccia della terra, che è l'unica ad essere stata creata "ad immagine e somiglianza" di Dio, che per questo tutto è posto al suo servizio: "che l'uomo domini sui pesci del mare e sugli uccelli del cielo"... allora questo è un modo di concepire correttamente l'antropocentrismo.
    Ma se, invece, ci convinciamo che l'uomo possa essere completamente autosufficiente, che il suo pensiero possa divenire il criterio di giudizio della verità, allora siamo dinanzi ad un modo di concepire non correttamente l'antropocentrismo.
    Soffermiamoci sulla questione del pensiero. Nel XVIII secolo, secolo che costituisce l'apice della modernità, avviene filosoficamente qualcosa di significativo. Chi mastica filosofia sa bene che in questo secolo convivono due correnti: il razionalismo e l'empirismo. Due correnti che di fatto si pongono su due prospettive diverse. Il razionalismo afferma l'innatismo, ovvero la ragione possiederebbe dalla nascita le idee che rendono possibile la conoscenza. L'empirismo afferma una cosa totalmente diversa: la mente, prima dell'esperienza, sarebbe una tabula rasa, priva cioè di qualsiasi nozione.
    Dunque, due posizioni diverse, totalmente diverse... eppure non è così. Certo, le affermazioni sono distanti, ma esse sono gli effetti di un'unica causa. Un po' come succede ai rami degli alberi. Questi prendono direzioni diverse - a destra, a sinistra - ma fuoriescono da un unico tronco, che a sua volta scaturisce dalle stesse radici.
    Razionalismo ed empirismo sono esito dell'antropocentrismo radicale che è l'essenza della categoria filosofica della modernità.

    RAZIONALISMO ED EMPIRISMO: DUE ERRORI OPPOSTI
    Il razionalismo infatti dice: esiste solo la realtà che può essere "pensata" dall'uomo. L'empirismo invece afferma: esiste solo la realtà che può essere sperimentata dall'uomo. Affermazioni sì diverse, ma che di fatto hanno la pretesa di dire che esiste solo ciò che può essere conosciuto dall'uomo, solo ciò che può essere totalmente esaurito dalla conoscenza umana, solo ciò che può essere totalmente compreso (da cum-prehendere, cioè da "contenere") dalla mente umana. Tutto ciò che invece sfugge a questa "comprensione" non può esistere; in un certo qual modo: non deve esistere.
    Ecco dunque come tanto il razionalismo quanto l'empirismo innalzano l'uomo e la sua attività conoscitiva ad unici criteri per l'esistenza del vero. E' l'uomo che deve decidere cosa è vero e cosa è falso. E' l'uomo che deve decidere ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. E' l'uomo che deve decidere ciò che è bene e ciò che è male.
    Ma - come dicevamo all'inizio - avvenne la babele. Dio distrusse la Torre e confuse le lingue. L'uomo credeva di poter eguagliare Dio conquistando l'infinito, si ritrovò col dover constatare una maggiore e mortificante piccolezza, gli spazi si restrinsero, non poté più parlare con il suo vicino. L'incomunicabilità come segno dello smarrimento del vero e dell'uomo.
    La confusione genera il caos, ma a sua volta è generata dal caos. Da un caos metafisicamente inteso. Cioè da un caos che viene posto come criterio di tutto, dal disordine che deve sostituire l'ordine. Nella convinzione che la natura non abbia una sua logica ma che sia fatta per instaurare in essa il disordine, cioè il capriccio di riplasmare tutto a proprio piacimento e a proprio uso e consumo.
    In realtà cosa vollero fare quei Babilonesi costruendo una torre la cui cima doveva toccare il cielo? Niente altro che tradurre i propri desideri in diritti. Senza badare se questi potessero essere conformi o meno all'ordine naturale delle cose, a quella logica costitutiva ed intrinseca della natura che non può permettere che il bene si trasformi in male e il male in bene, che il vero si trasformi in falso e il falso e in vero, che il Creatore si trasformi in creatura e la creatura in Creatore.

    #24 Archeologia industriale: storia di un panificio - con arch Andrea Benedetti

    #24 Archeologia industriale: storia di un panificio - con arch Andrea Benedetti
    In questo episodio ripercorriamo la storia di un panificio degli anni '50 che prende una nuova vita nel 2018, e diventa uno studio di architettura e coworking. L'intervento ha mirato a non snaturare la vecchia architettura, anzi, ha mantenuto i caratteri stilistici e tipologici dell'epoca ma cambiandone la funzione interna. Ospite Arch Andrea Benedetti che ha seguito passo a passo questa riqualificazione.

    ArchiTour
    https://t.me/architourpodcast
    social@lucadonzelli.it

    Arch. Andrea Benedetti
    info@panificiocoworking.com

    Editing e post produzione a cura di Simone Capomolla di Esperienze Digitali.
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