10 | Un piccolo miracolo

A conclusione del viaggio, scorre un alfabeto di lettere, di nomi e di storie che vengono a galla e che affievoliscono la distanza. A fronte di tutto ciò, non resta che ringraziare e che continuare ad imparare.

A 77 anni, la signora J. tenta di ottenere un suo diritto. In un mondo in cui la gente urla e si fa spazio scontrandosi con altri/e, lei procede a capo chino con la sua fede, tra un misto di speranza e rassegnazione, con una costante gratitudine.

L., in piena adolescenza, conosce il peso dei commenti sull'aspetto fisico, sia quelli della società invisibile, sia quelli delle vicine o delle conoscenti. Quello che ancora non conosce è il peso della sua forza.

A. sembra uno di quei fiore che crescono nel deserto e nelle sue crepe e, in mezzo a tanto rumore e a tante difficoltà, lei assomiglia alla calma dopo ed in mezzo alla tempesta.

A Paita molte persone – specialmente donne, bambini/e e anziani/e – scompaiono per poi essere ritrovate senza vita. È una consapevolezza ben radicata, e i più piccoli/e crescono con quella paura.

Mi piace immaginare W. come un futuro gran calciatore, che sorride al successo pur senza dimenticare la semplicità e le origini: là dove il calcio sa di riscatto e di rinascita dalle proprie piccole-grandi ferite.

L., come altri bambini/e della sua età, cresce con eufemismi: "era distratto" a volte vuol dire "era ubriaco", "la abbracciava" a volte vuol dire "la violentava". E così racconta sottovoce il suo piccolo segreto.

D. è anagraficamente adolescente, ma mentalmente più adulta di me. Con questi incontri speciali, ad imparare siamo noi che arriviamo da lontano e da fuori. E con persone così, si diventa grandi.

D. vuole andare a scuola, ma, nell'unica che può permettersi, non ci sono posti liberi. Non ci sono vacantes. Tuttavia, lei, piccolo fiore, ci spera ancora.

J. mi abbraccia da sempre con molta tenerezza. La sua dolcezza mi lascia ogni volta senza parole. Ad avvicinarci ancora di più è la passione per la poesia, un po' obbligata e un po' spontanea. Parlando con le parole di altri, ci emozioniamo e ci stupiamo di questa emozione.