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    Andata e Ritorno - Storie di montagna

    Dedicato completamente alle montagne, in Andata e Ritorno si condivideranno pensieri, storie e notizie dalle terre alte. L'obiettivo è tenersi compagnia, sentendosi più vicini all'ambiente che amiamo. Questo podcast è dedicato a Simone Moro e Walter Bonatti che - con le loro interviste - sono riusciti a guidarmi come se fossimo in cordata.
    Ogni lunedì, dalle 5 del mattino, sarà disponibile un nuovo episodio.
    Monitora il podcast anche durante la settimana...potrebbero uscire altre puntate.

    Un abbraccio,
    Sebastiano

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    121 - San Martino: il patrono di Belluno | Letto e interpretato da Chiara | Testo di Paola Zambelli

    121 - San Martino: il patrono di Belluno | Letto e interpretato da Chiara | Testo di Paola Zambelli
    11 novembre.
    Un giorno particolare per Belluno, ma non solo. Si festeggia il Santo Patrono: San Martino. L'occasione ha voluto che Paola Zambelli proponesse la lettura di un suo testo a Chiara, la voce di questo episodio. Una puntata destinata a chiunque abbia voglia di tornare un po' indietro negli anni e a chi, invece, ne ha ancora pochi.
    Grazie a Paola, Chiara e a sua mamma Michela per averci concesso questa opportunità.

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    120 - "La situazione qui è mostruosa": Le devastazioni dei terremoti 1873-1936

    120 - "La situazione qui è mostruosa": Le devastazioni dei terremoti 1873-1936
    È il 18 ottobre 1936. Sono le 4:10 del mattino. Nel nordest italiano la terra comincia a muoversi. La scossa è sempre più intensa. La terra, quella notte, trema. Quasi ruggisce. Sveglia chi dorme. Nessun uomo, nessuna donna, nessun bambino o bambina si addormenterà più prima dell’alba. Corrono fuori di casa. La nonna quasi strappa la vestaglia alla nipote nella fretta, il vicino fà fianco fa uscire le bestie, i neonati protetti dai corpi dei genitori strillano. L’obiettivo è univoco, per tutte e per tutti: la porta di casa. Raggiungono le strade, le piazze, i vicoli.Da Puos d’Alpago e Cornei fino a Belluno, giù nel trevigiano per sconfinare in Friuli – quella notte – ne ricorda una di 63 anni prima. È ancora buio ma i lampioni illuminano l’intonaco. Le crepe corrono verso i tetti dove le tegole sussultano. Poi cadono. Alcune da sole. Altre insieme a ciò che le sostiene.Al confine orientale tra Veneto e Friuli Venezia Giulia, è tornato un terremoto. Nell’aria si alzano le polveri delle macerie. Gli animali lo hanno percepito in anticipo e si dimenano nelle stalle. Alcune vacche, quella mattina, vengono munte in ritardo. La terra trema e fa paura, tanta paura.

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    119 - L'ultimo fabbro: Un racconto di Annamaria Canepa

    119 - L'ultimo fabbro: Un racconto di Annamaria Canepa
    Abbiamo avuto il piacere di intervistare Annamaria Canepa di https://www.tramedistoria.it

    Incuriositi dalla sua tesi di laurea “La fucina Del Favero a Perarolo di Cadore. Proposta di musealizzazione del sito” ci siamo fatti raccontare dell’ultimo grande fabbro del paese. All’epoca Perarolo di Cadore era un riferimento commerciale e strategico, oggi invece segue il lento abbandono Cadorino. Dietro questo avamposto, un tempo patria di segantini, menadas, segherie, osterie, fabbri, mercanti e ricche famiglie, ci sono storie incredibili. Una di queste è quella di Anselmo Del Favero, un fabbro minuzioso, capace di adattarsi a un contesto socioeconomico in progressivo declino.

    “C'era un po’ un mito in paese che raccontava di questa persona. Me lo ricordo anch'io, come era il suo aspetto e come si presentava. Io da piccola - però - non ho memoria della sua fucina. Anselmo Del Favero ci ha lavorato fino al 1987, quindi avrei potuto vederlo da bambina, avrei potuto vederlo ancora in attività, ma non ho ricordi precisi di quegli anni. Quindi quando ho aperto le porte non mi aspettavo quello che ho trovato. Ho trovato una quantità di materiale indescrivibile, c'era di tutto e di più”


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    118 - Anime sgretolate: la psichiatria ai tempi della grande guerra

    118 - Anime sgretolate: la psichiatria ai tempi della grande guerra
    Dal 24 maggio 1915 - quando l'Italia entrò in guerra - al 4 novembre 1918 - la fine simbolica del conflitto - passarono 1.260 giorni. In questo periodo si stima che circa 40.000 persone fecero ingresso nei manicomi italiani. Una media di circa 31 persone al giorno, circa 1 all'ora per più di 3 anni.

    Questa puntata è stata possibile grazie ad alcune letture:
    • “impazzire di Guerra” Storie di ricoverati al manicomio provinciale “Francesco Roncati” durante la Prima guerra mondiale. Partendo dalle carte raccolte nell’Archivio dell’ex Ospedale psichiatrico provinciale “Roncati” tre classi del Liceo “Laura Bassi” di Bologna danno voce in prima persona alle vicende dei pazienti in cura negli anni della Grande Guerra.
    • La grande guerra 1914-1918 - archivio diaristico disponibile al sito https://racconta.gelocal.it/la-grande-guerra/index.php
    • Francesco Paolella, «Solo un'immensa fonte di dolore». Appunti per una ricerca sulle donne in manicomio durante la Grande guerra, "E-Review", 2, 2014. DOI:


    Un abbraccio,
    Sebastiano

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    117 - Il coraggio delle donne

    117 - Il coraggio delle donne
    Questa è una puntata senza il supporto di un testo scritto.
    Un esperimento, il primo in questo podcast.
    Faremo un viaggio nel mondo femminile di un tempo, un contesto aspro in cui però seppero reagire con un enorme coraggio.

    Un abbraccio,
    Sebastiano

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    116 - Prima della diga | Che si riaccendano le lanterne

    116 - Prima della diga | Che si riaccendano le lanterne
    La diga calamitò le attenzioni del mondo e quella valle venne indelebilmente associata al disastro. Ma queste comunità superstiti hanno molto di più da raccontare. Di documenti disponibili non ce ne sono molti, eppure se si scava a fondo e con rispetto nel silenzio di questi territori, si scoprirà un mondo incredibile. Un mondo cambiato dall’acqua, un mondo rurale e severo ma che era casa. Casa vera. Anche per quelle ambulanti giovani, al primo giro, che venivano benedette dai preti prima della stagione lavorativa. Perché fossero protette durante il viaggio.
    A quell’epoca i tramonti non si specchiavano ancora nell’invaso e la luce illuminava frazioni, borgate, contrade e paesi. Diventavano rosse, arancioni, rosa e violacee prima che venissero accese le candele e il lampionaio decretasse la fine di un altro giorno, lassù, nella valle del vajont.


    Un abbraccio,
    Sebastiano

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    Extra - L'appartenenza alle montagne. Le memorie di una vallata. L'appello di QUOTA.

    Extra - L'appartenenza alle montagne. Le memorie di una vallata. L'appello di QUOTA.
    Questo episodio è offerto da QUOTA.

    In questo episodio si parlerà di appartenenza e memorie tra le montagne, specialmente nella Valle del Vajont. Infine, l'appello di QUOTA.

    Un abbraccio,
    Sebastiano

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    115 - Vajont: Paola Zambelli

    115 - Vajont: Paola Zambelli
    Paola nel 1963 non era ancora nata. Ora è una maestra. Moderna e con una penna tagliente. Parla di memoria a un pubblico variopinto, con un’attenzione particolare a chi, di anni, ne ha meno. L’ho incontrata per un’intervista in merito al suo nuovo elaborato “La diga più alta del mondo - Vajont 1963”. Editando la puntata con Paola mi sono reso conto di come sia importante e potente la conservazione attiva della memoria.


    Un abbraccio,
    Sebastiano

    Ecco i link per i libri di Paola Zambelli.

    https://paolazambelli.it

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    114 - Vajont: Renato Migotti

    114 - Vajont: Renato Migotti
    Renato è nato in Val di Zoldo prima di trasferirsi a 9 anni a Longarone. Il 9 ottobre 1963 aveva 16 anni. E’ uno dei sopravvissuti a quella notte. Architetto, il suo studio è in pieno centro a Longarone. In linea d’aria, di fronte alla diga. Renato guida la fondazione “il futuro della memoria”, appassionato di montagna arriva in vetta al Monte Bianco e quasi su quella del Cervino. Gli sono mancati 200 metri, poi a quelle quote - insieme alle guide - ha deciso di tornare indietro. Insomma, 76 anni portati alla grande. Una cosa su tutte mi ha stupito: la forza di un uomo che ha saputo ripartire. In un mondo diverso, stravolto in pochi minuti da un disastro epocale.


    Un abbraccio,
    Sebastiano

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    113 - Vajont: il dovere della memoria

    113 - Vajont: il dovere della memoria
    L’obiettivo di questi episodi è quello di “non parlare del Vajont” in merito ai fatti, ai morti, alla tragedia. Se n'è già parlato molto, di cose ne sono già state scritte tante e non voglio aggiungere altro. In questo 2023 però, il Vajont, mi ha portato più volte sulle tracce della memoria e sui grandi valori che devono essere tramandati. Li sentirai in entrambe le interviste che proporrò.Solidarietà, delicatezza, silenzio, supporto. Sono alcuni temi affrontati sia da Renato Migotti che da Paola Zambelli.

    Un abbraccio,
    Sebastiano

    Ecco i link per i libri di Paola Zambelli.

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    Ti consiglio il museo "Trame di Storia" https://www.tramedistoria.it in cui lavora Annamaria Canepa

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    Extra - Costruire un podcast. Quantità e qualità di tempo. Un formato (forse) più cartaceo.

    Extra - Costruire un podcast. Quantità e qualità di tempo. Un formato (forse) più cartaceo.
    Questo episodio è offerto da QUOTA.

    In questo episodio parlerò di quantità e qualità di tempo per la costruzione di un podcast. Ma anche di Pontesei e la conclusione della serie "Gilda: la balia d'Egitto".

    Ecco i link per i libri di Paola Zambelli.

    https://paolazambelli.it

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    Sebastiano


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    112 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.6 | fine

    112 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.6 | fine
    Nei reparti ospedalieri dell'ottobre 1963, pochi giorni dopo la frana del Toc, non si smette di correre. C’è chi lotta per rimanere in vita e chi è già fuori pericolo. Il disastro del Vajont ha disintegrato - in una manciata di minuti - interi paesi e migliaia di vite. Sofia ricorda tutto di quella notte. E’ lucida, non rischia la vita. Eppure è lì, in un ospedale che non riconosce, ferma immobile per non sentire dolore alla gamba destra. Fratturata in cinque punti insieme alla clavicola, questa volta a sinistra. E’ in un fuoco incrociato ma - fortunatamente - viva.


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    111 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.5

    111 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.5
    Nel novembre del 1940 Gilda diede alla luce Sofia.Il primo vagito squarcio` la tranquillità del bestiame. Gilda partorì con accanto gli animali, su fieno fresco e conservato dall’estate. Vicino a lei la madre, la nonna, qualche capra e due galli. Che cantarono in anticipo.


    “Adelaide” esclamò Gilda dalla penombra “abbiamo bisogno di qualche lira. Le scorte stanno finendo e l’inverno è appena cominciato. Vorrei andare a far da balia”
    In quel preciso momento non le sembrò di averlo detto. Stava succedendo davvero. Aveva appena partorito. Stava allattando Sofia. La stava vedendo crescere in fretta, alba dopo alba.
    E adesso? Doveva andarsene.


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    Extra - Conservare la memoria. Dati in leggera flessione. Recoaro Terme: se ti capita, te la consiglio.

    Extra - Conservare la memoria. Dati in leggera flessione. Recoaro Terme: se ti capita, te la consiglio.
    Questo episodio è offerto da QUOTA.

    In questo episodio vi affronteremo temi diversi. Io però ti consiglio di visitare Recoaro Terme (VI) se ti capitasse di trovarti in zona.

    Ecco i link per i libri di Paola Zambelli.

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    Sebastiano


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    110 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.4

    110 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.4
    Gilda invece era cambiata.Quella bambina con la matita in mano che amava nascondersi nella chiesa di Claut, quella ragazza che aveva vissuto a Padova e che aveva conosciuto la morte a Udine, era diventata grande.Aveva scelto una vita povera, accontentandosi del denaro per dare spazio ad altro.Avrebbe voluto vedere l’Adriatico, avrebbe voluto vedere il mare. Non poteva saperlo ma mancava poco. Nino, dal canto suo, non era soltanto un boscaiolo. Non si limitava a tirar giù alberi, accatastarli e lanciarli in basso. Dava valore anche alle ramaglie, intrecciandole. Costruiva nidi e li lasciava nei boschi. Non tornava mai a vedere che fine avessero fatto, non voleva farsi ringraziare. Sapeva di aver restituito qualcosa alla sua terra, qualcosa che altrimenti sarebbe stato bruciato nei camini. Nino era uno di quei personaggi insoliti, quelli che nascono una volta ogni tanto. Uno che "accarezzava il legno”.
    E a Gilda piaceva molto.


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    109 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.3

    109 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.3
    “Ricordati com’era il nonno. Un grande risparmiatore come noi donne, un artigiano intarsiatore come la nostra valle non ne vedeva da ann. Qui ce ne sono tanti, forse anche troppi. Ma sono pochi quelli che riescono a far diventare un gioiello anche un semplice ramo secco. Il gufo in salotto sembra vero, eppure è il ricordo di un albero schiantato da chissà quale tempesta. E chi sa accarezzare così bene il legno, accarezzerà anche te"

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    Extra - Gilda continua. Fotografare stambecchi con Claudio Ghizzo. Una fantastica maratona alpina.

    Extra - Gilda continua. Fotografare stambecchi con Claudio Ghizzo. Una fantastica maratona alpina.
    Questo episodio è offerto da QUOTA.

    In questo episodio vi parliamo di fotografia, stambecchi, corsa in montagna. Gilda, nel frattempo, continuerà!

    Un abbraccio,
    Sebastiano


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    108 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.2

    108 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.2
    Fin dal primo vagito, Gilda ha respirato l’aria frizzante di Lesis: una piccola località nei pressi di Claut. Avvolta dalle montagne come castagne nei ricci.Una frazioncina dimenticata da Dio, una di quelle in cui ci si capita perché ci si deve capitare. Altrimenti è piuttosto improbabile metter piede in queste terre friulane.Lesis ha una particolarità: è un faro, durante la notte, per chi si inerpica tra boschi e sentieri.Quando scende la sera, le lampade ad olio alle finestre diventano i riferimenti per chi è ancora in alto. Magari appostato ad attendere il passaggio delle prede. La notte inghiotte e non rigurgita più nessuno fino all’alba.E allora quelle lucine, che vibrano al variare del vento, scaldano l’anima. Intorpidita, ghiacciata, appesantita dal gelo delle notti in quota. A prescindere dalla stagione, lassù si battono i denti.

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    107 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.1

    107 - Gilda: la balia d'Egitto | ep.1
    Mentre la grafite della matita incideva la storia di Adelaide, Gilda pensava all’Adriatico e a quella terra lontanissima. Non si sarebbe mai aspettata di trovarsi a Venezia, 11 anni dopo. In un porto che puzza di pesce, bassa marea e guano. Pronta, prontissima, ad attraversare l’Adriatico. Per andare oltre.

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    Extra - La madonna del Monte Toc prega verso Longarone, il Vajont e il libro di Paola Zambelli.

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    Questo episodio è offerto da QUOTA.

    In questo episodio vi consigliamo il libro di Paola Zambelli e resteremo in tema Vajont.

    Ecco i link per i suoi libri:

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