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    ANSA La parola della settimana

    E’ una parola, emersa dal discorso pubblico della settimana, a dare origine ad un viaggio tra etimologia, storia e società. La parola è un podcast settimanale curato da Massimo Sebastiani, capo redattore centrale e responsabile di ansa.it.
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    Guerra (pubblicata nell’aprile 2022)

    Guerra (pubblicata nell’aprile 2022)
    ANSA - di Massimo Sebastiani.
    Una parola pensata e realizzata nel dicembre 2020, quando si faceva un uso distorto della parola guerra in senso metaforico (e per la verità si fa ancora), aggiornata nell’aprile 2022, quando una guerra vera iniziò nel cuore dell’Europa, e che forse vale la pena riproporre mentre è in corso un’altra guerra vera che ha fatto strage di civili e che è cominciata con l’attacco di Hamas il 7 ottobre 2023. Quello che ci dice l’etimologia stavolta è rivelatore.

    Dolore (di Massimo Sebastiani)

    Dolore (di Massimo Sebastiani)
    Perché chiamiamo dolore sia quello che sentiamo quando ci rompiamo un braccio che quello che proviamo quando una persona cara ci ferisce? Che cosa ci sta dicendo il nostro corpo con il dolore? In fondo si tratta di una forma di comunicazione, dall'esterno (cioè appunto il corpo), all'interno (la mente): il dolore ci segnala un pericolo e ci spinge a cercare aiuto (o magari un nuovo dono, una nuova ragione di essere). Da Spinoza a Giovanni Allevi un viaggio nella parola dolore.

    Autentico (di Massimo Sebastiani)

    Autentico (di Massimo Sebastiani)
    La ricerca di un sapore autentico o dell'autentico se stesso, di una dimensione autentica dell'autentico spirito della montagna (o del mare, a secondo dei gusti). E' il trionfo dell'autenticità (almeno ricercata) sancita alla fine dell'anno appena trascorso dal sugello autorevole di un dizionario americano, il Merriam Webster, secondo la parola dell'anno è stata 'autentico'. C'entrano Elon Musk e soprattutto Taylor Swift. Ma prima di loro, due filosofi, martin Heidegger e Charles Taylor, ne avevano ampiamente parlato, mettendo a fuoco contraddizioni e disagi. E anche la serie Boris può dire la sua.

    Bellezza (di Massimo Sebastiani)

    Bellezza (di Massimo Sebastiani)
    Ecco una di quelle parole comuni, che usiamo spesso e senza pensarci troppo ma che se proviamo a definirle, entriamo in un ginepraio di significati e definizioni. E' stata un rompicapo anche per filosofi, scrittori e comici (da San Tommaso, Dostoevskij fino a Nino Frassica), e non risparmia nessuno dalla musica al tennis, dai Cugini di campagna a Roger Federer.

    Numero / 2 (di Massimo Sebastiani)

    Numero / 2 (di Massimo Sebastiani)
    'Ti blocco' ovvero, nel linguaggio degli smartphone, blocco il tuo numero e quindi blocco te, che sei una persona. Davvero non siamo solo numeri? Eppure i numeri sono molto più dell'aritmetica: sono simboli, esprimono significati non numerici e soprattutto, come ci ricordano un fisico come Carlo Rovelli e un professore di analisi numerica, ci portano molto al di là di loro stessi, nei territori del pensiero e della filosofia occidentale e orientale. Senza tralasciare Jimi Hendrix e Jovanotti.

    Numero (di Massimo Sebastiani)

    Numero (di Massimo Sebastiani)
    Numeri per contare le vittime di una guerra, numeri per definire la ricchezza di un paese, attraverso il Pil, numeri per scandire l'attesa della pensione (103,104) e numeri per ridurre a... numero un essere umano, come ad Auschwitz. Anche chi detesta la matematica deve ammettere che i numeri sono ovunque e se per Galilei il numero era il linguaggio con cui Dio aveva scritto l'universo, forse il numero non è solo un numero.

    Pace (di Massimo Sebastiani)

    Pace (di Massimo Sebastiani)
    Anche se diciamo 'voglio starmene in pace' o 'ho trovato la pace dei sensi', la parola pace non è statica ma è il risultato di una tensione dinamica. Deriva da una radice che significa 'pattuire', 'negoziare' e anche se c'è chi l'ha invocata come condizione assoluta (John Lennon) e chi, come Immanuel Kant, ha immaginato che potesse essere 'perpetua', la pace secondo papa Francesco è una virgola, una pausa, una tensione costante dell'animo umano.

    Orrore (di Massimo Sebastiani)

    Orrore (di Massimo Sebastiani)
    Confina con terrore, fa parte dell'ampia famiglia allargata della paura ma ha qualcosa di diverso: come suggerisce l'etimologia fa rizzare i peli del corpo ed è la sensazione, perché di questo si tratta, che abbiamo provato vedendo le immagini dei bimbi morti in Medio Oriente o pensando alla fine di Giulia Tramontano, la fidanzata uccisa dal compagno e ora proposta per l'Ambrogino d'oro. Per quanto possa sembrare irriverente, è il tipo di sensazioni che cerchiamo quando andiamo a vedere i film catalogati non a caso nel genere chiamato horror.

    Terrore (di Massimo Sebastiani)

    Terrore (di Massimo Sebastiani)
    L'etimologia ci porta lontano e ci parla di una parola che indica movimento, agitazione, tremolio. Ma chi è terrorizzato, secondo la psicologia, è paralizzato. Che sia, per intrattenimento, il film di un maestro del brivido, o invece uno dei blitz più efferati che si ricordino, come quello di Hamas in Israele di sabato 7 ottobre, è questo lo scopo del terrore, a partire da quello, che si è guadagnato la T maiuscola, instaurato dal Comitato di salute pubblica in Francia tra il 1793 il 1794.

    Apocalisse (di Massimo Sebastiani)

    Apocalisse (di Massimo Sebastiani)
    La usiamo come sinonimo di catastrofe o tragedia ma la parola apocalisse, che proviene dal greco, significa rivelazione. Di cosa? Be', della fine del mondo. Ma non è necessariamente una brutta notizia perché dai Maya a Giovanni ai Millenaristi subito dopo arriverà un mondo nuovo e migliore. La secolarizzazione e la distorsione dell'idea ci porta ad usare la parola per descrivere metaforicamente un terremoto, una sconfitta sportiva o anche la fine di un amore, come fa Elodie.

    Parola / 3 (di Massimo Sebastiani)

    Parola / 3 (di Massimo Sebastiani)
    La cura delle parole riguarda non solo il loro uso (qualità) ma anche la loro selezione (quantità). Il proverbio 'una parola è poca e due sono troppe' deriva da qui. Ognuno, come suggerisce uno scrittore, deve trovare le proprie parole, che sono al tempo stesso le più giuste e nella giusta quantità. Eppure nei Salmi è scritto 'Una parola ha detto Dio, due ne ho udite'. Perché?

    Parola (di Massimo Sebastiani)

    Parola (di Massimo Sebastiani)
    Perché le parole sono così importanti, secondo un'espressione che ripetiamo spesso? Perché, dice la sociolinguista Vera Gheno, siamo le parole che scegliamo. E già nell'antichità il potere delle parole era fuori discussione tanto che certe parole erano impronunciabili. I limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo, scriveva Ludwig Wittgenstein. Ecco perché il presidente Mattarella ha scelto la conclusione del Meeting di Rimini per soffermarsi su due parole: felicità e amicizia.

    Volare (di Massimo Sebastiani)

    Volare (di Massimo Sebastiani)
    Vogliamo tutti volare: e non solo perché le statistiche ci dicono che mai come questa estate gli aerei sono pieni di persone che vogliono spostarsi (nonostante disagi e scioperi) ma soprattutto perché si vola soprattutto con la fantasia e ci si stacca così da tutto ciò che è terreno e meschino. Come insegnano Domenico Modugno e Icaro, Leonardo da Vinci, Lucio Battisti e i Pink Floyd.

    Attesa / 2 (di Massimo Sebastiani)

    Attesa / 2 (di Massimo Sebastiani)
    Sono almeno due i modi di concepire l'attesa ma quello che ha segnato la cultura occidentale dal secondo Dopoguerra è stato fissato in un testo che è diventato modo di dire, 'Aspettando Godot' dell'irlandese Samuel Beckett. Si può attendere il nulla per tutta la vita, come nella fortezza Bastiani del 'Deserto dei Tartari' di Buzzati, o aspettare la domenica ogni volta che è sabato: è così che l'attesa diventa la vita stessa.

    Attesa (di Massimo Sebastiani)

    Attesa (di Massimo Sebastiani)
    L'attesa, una dimensione diventata spunto di riflessione per l'esame di maturità, è tutt'altro che un tempo vuoto. E' tensione, desiderio, concentrazione verso qualcosa come dice anche l'etimologia della parola. Roland Barthes ne fece una delle figure fondamentali della dimensione esistenziale dell'innamorato e anche un celebre spot la celebrò fino a diventare un tormentone.