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    1minutoperlasalute

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    Psoriasi: pelle più «pulita» grazie alle innovazioni terapeutiche e a un approccio clinico più corretto.

    Psoriasi: pelle più «pulita» grazie alle innovazioni terapeutiche e a un approccio clinico più corretto.
    Pelle più «pulita» per i malati di psoriasi, grazie alle innovazioni terapeutiche e a un approccio clinico più corretto.
    È una delle novità emerse all’ultimo congresso della SideMaST, Società Italiana di Dermatologia.
    La psoriasi è la più famosa tra le patologie dermatologiche ed interessa ben 3 italiani su 100. Le forme lievi-moderate possono essere gestite bene con l'applicazione quotidiana di creme o gel, i cosiddetti farmaci topici, mentre le forme medio-gravi, in cui la psoriasi è estesa sulla maggior parte o la totalità della cute, necessitano di trattamenti che siano in grado di raggiungere tutti i distretti dell'organismo, i cosiddetti farmaci sistemici. Tra quest'ultimi troviamo gli immunosoppressori, farmaci in grado di sopprimere il sistema immunitario che nella psoriasi risulta alterato, ma soprattutto i farmaci biologici che sono in grado di le bloccare le molecole, le citochine, che sono coinvolte nei meccanismi che causano la psoriasi.
    Ce ne parla il Prof. Angelo Valerio Marzano, Ordinario di Dermatologia dell'Università degli Studi di Milano, Direttore UOC Dermatologia Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano

    Alzheimer: una ricerca italiana scopre la molecola che frena la malattia

    Alzheimer: una ricerca italiana scopre la molecola che frena la malattia
    Nonostante anni di ricerca non si è ancora trovata una cura per il morbo di Alzheimer, ma una ricerca tutta italiana sembrerebbe dare finalmente una speranza ai pazienti. Infatti un gruppo di ricercatori italiani, appartenenti alla Fondazione Istituto Neurologico Carlo Besta, in collaborazione con i colleghi dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, ha scoperto che la somministrazione, attraverso il naso, di una piccola molecola è in grado di impedire il deposito delle proteine beta-amiloide e tau e soprattutto inibire gli effetti neurotossici di queste. Per ora lo studio è stato fatto sui topi, ma apre la strada a un approccio senza precedenti e promettente per la prevenzione della malattia negli esseri umani.
    Link all’articolo originale: https://www.nature.com/articles/s41380-022-01745-x