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    FastAPI

    FastAPI

    FastAPI

    , Jochen
    Dominik und Jochen unterhalten sich über FastAPI.

    FastAPI ist ein noch sehr junges, aber trotzdem recht verbreitetes Webframework für Python, das darauf ausgelegt ist, die moderneren Sprachfeatures von Python wie Typannotationen und Async-Fähigkeit besser zu nutzen als traditionellere Webframeworks wie Django oder Flask.

     
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    ASGI Q2 2021 Fund update | US- 210621-151689-1

    ASGI Q2 2021 Fund update | US- 210621-151689-1

    In this episode we focus on Global Infrastructure with the managers of the Aberdeen Global Infrastructure Income Fund, ticker, ASGI, Josh Duitz and Ryan Sullivan.

    IMPORTANT INFORMATION:
    Projections are offered as opinion and are not reflective of potential performance. Projections are not guaranteed and actual events or results may differ materially.

    Dividends are not guaranteed and a company’s future ability to pay dividends may be limited.

     

    Products investing in infrastructure are subject to the risk of concentrating investments in infrastructure-related companies, which makes them more susceptible to factors adversely affecting issuers within that industry than would a product investing in a more diversified portfolio of securities. These risks include high interest costs in connection with capital construction programs and the costs associated with environmental and other regulations. 



     

    Pushing Back Responsibility: un nuovo rapporto sulle migrazioni in Europa - Intervista a Giulia Spagna

    Pushing Back Responsibility: un nuovo rapporto sulle migrazioni in Europa - Intervista a Giulia Spagna
    L'Europa ha un problema alle sue frontiere: sono ancora troppi i respingimenti illegali di persone migranti. Un nuovo rapporto intitolato Pushing Back Responsibility cerca di fare luce su questo fenomeno e sul mancato rispetto delle norme da parte di diversi Stati. Tra i firmatari dell'indagine anche ASGI, Danish Refugee Council e Diaconia Valdese.
    Nell'ultimo anno la pandemia ha messo parzialmente in secondo piano il tema delle migrazioni, ma i dati restano preoccupanti. Sono infatti 2.162 i respingimenti violenti che si sono verificati nei soli primi tre mesi del 2021. Di fatto, si tratta di violazioni dei diritti umani, che vengono impiegate come sistema di controllo dei confini, anche da parte della stessa Unione Europea.
    Non viene quindi meno il diritto degli Stati di tutelare le proprie frontiere, ma si evidenzia la necessità che venga fatto nel rispetto delle leggi internazionali. Gli accordi internazionali portati avanti con paesi terzi come Turchia o Tunisia non sono sostenibili dal punto di vista del diritto internazionale. Sorge quindi una domanda: come riusciremo a gestire il fenomeno migratorio in maniera umana?
    Ne parla Giulia Spagna, Regional Head of Programme - Europe / Country Director del Danish Refugee Council.

    ASGI Q1 2021 Fund update | US-190321-145421-3

    ASGI Q1 2021 Fund update | US-190321-145421-3

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    Cosa succede lungo la rotta balcanica - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Cosa succede lungo la rotta balcanica - Intervista a Gianfranco Schiavone
    Il 23 dicembre 2020 un incendio distruggeva il campo profughi di Lipa, in Bosnia ed Erzegovina. Molte persone si erano viste costrette a passare le notti invernali nelle foreste intorno al campo abbattuto.
    Da allora ben poco è cambiato. L'esercito bosniaco ha montato tende provvisorie e alcuni gabinetti chimici, ma le condizioni di vita restano molto degradate.
    La situazione di Lipa sembra andare verso una soluzione che in realtà una soluzione non è. La situazione verrà probabilmente riassorbita nel silenzio, così come accade ormai da anni per i campi profughi in Bosnia. Una crisi annunciata da tempo, insomma, ma non gestita con gli strumenti adatti.
    Le politiche europee di respingimenti o di confinamento dei migranti nei primi Paesi di arrivo sembrano rendere invisibili le persone che si muovono lungo la rotta balcanica.
    Questi fenomeni sono sintetizzati nella seconda edizione del dossier La rotta balcanica. I migranti senza diritti nel cuore dell’Europa. L'analisi, curata dalla rete RiVolti ai Balcani, verrà presentata il 16 gennaio 2021 in diretta streaming.
    Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e vicepresidente di ASGI.

    Superare Dublino - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Superare Dublino - Intervista a Gianfranco Schiavone
    Mercoledì, nel suo primo discorso sullo stato dell'Unione, la Presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen ha annunciato una serie di riforme per il prossimo futuro. Tra queste, una revisione del regolamento di Dublino, strumento già criticato come obsoleto e poco lungimirante al momento della sua nascita. La Commissione dovrebbe presentare una proposta specifica entro il 23 di settembre.
    Le testate italiane e non solo hanno dato molto risalto a questa dichiarazione di von der Leyen, indicandola come punto di svolta radicale nella politica migratoria europea. Superare quel meccanismo che conferisce un ruolo spropositato al Paese di primo ingresso potrebbe significare andare oltre l'immagine di alcuni Stati (tra cui l'Italia) come "frontiera europea".
    Ora quindi si dovrà aspettare la proposta della Commissione, molto probabilmente corredata da diverse riforme. Rimane però un interrogativo, se davvero si riuscirà ad andare oltre il meccanismo anacronistico del regolamento di Dublino o se si innescheranno processi conservativi e in realtà di chiusura ulteriore delle frontiere europee.
    Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e Vice Presidente di ASGI.

    Il punto sulla situazione nei CPR - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Il punto sulla situazione nei CPR - Intervista a Gianfranco Schiavone
    Uno dei principali inviti per la prevenzione dei contagi da coronavirus è a mantenere una distanza tra le persone di almeno un metro. Eppure ci sono dei luoghi in cui rispettare questa indicazione è quasi impossibile.
    Le condizioni di vita nei CPR (Centri di Permanenza per il Rimpatrio) non sono cambiate. Le strutture sono aperte e attive, si mantengono le medesime condizioni di sovrappopolamento già presenti prima dell'epidemia. Per il momento il Governo non ha previsto uno stop ai nuovi ingressi. Contemporaneamente, però, non è stata messa in programma la cessazione delle misure di trattenimento nei CPR, sebbene sia prevista dalla legge e dalle direttive europee.
    Nei Centri di Permanenza per il Rimpatrio sono presenti dei presidi sanitari, anche questi immutati nelle loro forme. Restano ancora alcune lacune, ma la presenza di operatori è solitamente garantita.
    È però la rarefazione più generale dei servizi, per i CPR come per i grandi centri di accoglienza, a preoccupare.
    Su queste basi, il 13 marzo scorso un gruppo di avvocati e di associazioni, tra cui Asgi (Associazione per gli studi giuridici sull'immigrazione), hanno sottoscritto una lettera rivolta al Ministero dell'Interno. Alla richiesta di misure per il contenimento del rischio non sono giunte, al momento, risposte.
    Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e vicepresidente di Asgi.

    Morire sotto la custodia dello Stato - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Morire sotto la custodia dello Stato -  Intervista a Gianfranco Schiavone
    Martedì 14 gennaio alcuni ospiti del Centro di permanenza per i rimpatri (Cpr) di Gradisca d’Isonzo sono stati coinvolti in una colluttazione. Tra loro anche Vakhtang Enukidze, georgiano. Nessuna nelle persone implicate nello scontro pare avesse riportato lesioni gravi. Circa dieci agenti di polizia sono intervenuti per separare i litiganti e, stando a quanto raccontano i testimoni, avrebbero immobilizzato e colpito ripetutamente Enukidze.
    L'uomo è stato portato nel carcere di Gorizia, per poi essere ricondotto due giorni dopo nel Cpr. Le sue condizioni a quel punto si sono aggravate fino alla sua morte, avvenuta il 18 gennaio.
    Questi fatti hanno portato a due visite ispettive nella struttura da parte del deputato della Camera Riccardo Magi (Radicali) e di Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi.
    Le ispezioni hanno evidenziato il grave stato di degrado del Cpr, e delle difficili condizioni di vita degli ospiti. Una struttura priva di spazi comuni, in cui le persone sono costrette a vivere rinchiuse.
    La sensazione è di trovarsi di fronte a un nuovo caso Cucchi, in cui una persona è morta mentre si trovava sotto la custodia dello Stato.
    Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e vicepresidente ASGI (Associazione Studi giuridici sull'immigrazione).

    Il Governo italiano e la redistribuzione di persone migranti. Intervista a Gianfranco Schiavone

    Il Governo italiano e la redistribuzione di persone migranti. Intervista a Gianfranco Schiavone
    Il 28 novembre il tribunale di Roma ha accertato il diritto a entrare sul territorio italiano allo scopo di presentare domanda di protezione internazionale per 14 cittadini eritrei respinti nel luglio 2009. La sentenza arriva a seguito di un'azione promossa da Amnesty International Italia e Asgi, e prevede anche il risarcimento dei danni subiti. La richiesta che sta dietro a questa decisione è di rivedere l'atteggiamento amministrativo ed esecutivo.
    Ci si può allora chiedere se si stia assistendo ad un cambio di passo rispetto al precedente esecutivo, in particolare con l'azione della Ministra dell'Interno Lamorgese. In realtà, è difficile dirlo, a causa dei numeri estremamente bassi. La gestione dei flussi migratori sembra ancora proseguire come operazione che varia caso per caso.
    Per quanto riguarda la redistribuzione non c'è un testo che definisca criteri univoci. A livello europeo non è ancora chiaro cosa deciderà di proporre la nuova Commissione, se ripartirà dal testo della precedente legislatura o se si opterà per un cambio di rotta. Inoltre, non è chiara quale potrà essere la posizione del Governo italiano in merito.
    Ne parla Gianfranco Schiavone, giurista e vicepresidente di Asgi.

    Il rinnovo dell'accordo Italia-Libia - Intervista a Gianfranco Schiavone

    Il rinnovo dell'accordo Italia-Libia - Intervista a Gianfranco Schiavone
    Il 2 novembre scatterà, a meno di decisioni dell'ultimo minuto, il tacito rinnovo dell'accordo Italia-libia.
    L'accordo ufficialmente finanzia le attività del governo libico per il controllo dei migranti, sia per quanto riguarda il recupero in mare ce per la gestione dei centri in Libia. Ciò che però è ormai noto è che i finanziamenti italiani sono diretti ad una galassia che comprende organizzazioni criminali mescolate con le istituzioni.
    La nuova legge del governo libico prevede che le ong che intendono svolgere attività di ricerca e soccorso in mare debbano chiedere un'autorizzazione a Tripoli e poi a sottoporsi alle sue regole.
    Ne parla Gianfranco Schiavone, vicepresidente di Asgi.

    Accordo Italia-Niger, la necessità di chiarezza - Salvatore Fachile

    Accordo Italia-Niger, la necessità di chiarezza - Salvatore Fachile
    Il 6 febbraio Asgi, Cild (Coalizione italiana libertà e diritti) e Rete Disarmo hanno presentato in conferenza stampa i contenuti dell’accordo di cooperazione sottoscritto il 26 settembre 2017 tra l’Italia e la Repubblica del Niger dall'allora Governo Gentiloni e portato avanti dall'attuale esecutivo. Alcuni aspetti restano però ancora poco chiari.
    L'accordo ha come obiettivo l'apertura di trattative con diversi Stati in materia di controllo delle frontiere, toccando anche aspetti militari ed elementi di carattere economico e politico, nel tentativo di aprire una strada di influenza italiana. Il testo ha però una forma standard, un'ossatura su cui poi impostare il vero trattato: i dettagli dell'accordo sono contenuti in documenti a latere.
    La richiesta mossa da Asgi, Cild e Rete Disarmo ai parlamentari è di pretendere, nel momento in cui saranno chiamati a esprimere il loro voto sull'accordo, che venga presentato l'intero carteggio tra lo Stato italiano e il Niger, altrimenti non sarà possibile una votazione cosciente. L'ipotesi è di richiedere al Consiglio di Stato maggiore chiarezza e di rendere pubblici i contenuti del testo.
    Ne parla Salvatore Fachile, socio di Asgi ed esperto di Diritto dell'immigrazione e Diritto minorile.

    La decisione della Corte europea dei diritti umani sulla SeaWatch - Cesare Pitea

    La decisione della Corte europea dei diritti umani sulla SeaWatch - Cesare Pitea
    Dopo giorni di stallo la vicenda della nave SeaWatch 3 ha subito un'accelerata: il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha parlato della disponibilità da parte di cinque Paesi europei per la redistribuzione delle 49 persone a bordo della nave della ong tedesca. Eppure l'Italia non può considerarsi fuori dalla questione.
    Il capitano della SeaWatch e alcuni migranti hanno chiesto alla Corte europea dei diritti umani di ordinare in via cautelare al Governo italiano lo sbarco. La Corte non ha fatto ciò che i ricorrenti auspicavano, ma sono state comunque adottate misure a tutela delle persone a bordo: la responsabilità di tutelare i diritti fondamentali dei migranti sulla nave spetta quindi all'Italia, che dovrà provvedere alla loro integrità psico-fisica e alla nomina di tutori per i minori non accompagnati. Si tratta in realtà di campi già previsti dalla legislazione italiana, ma la Corte si riserva di ordinare misure più stringenti nel caso in cui non vengano presi provvedimenti che risolvano la situazione.
    Emergono così i limiti istituzionali della Corte europea dei diritti dell'uomo, che proprio per le sue caratteristiche di organo sovranazionale (legittimato dagli Stati e la cui efficacia dipende dall'impegno di questi ultimi di applicare le sue decisioni) deve tenere conto del contesto politico dei Paesi su cui si trova a decidere.
    Nel momento in cui manca una vera cooperazione internazionale per costituire una rete di vie d'accesso legali e sicure per i migranti, le migrazioni vengono interpretate come eventi tragici anziché come fenomeni complessi.
    Ne parla Cesare Pitea, Docente di diritto internazionale presso l’università di Parma e collaboratore di ASGI.

    Caso Diciotti: richiesta autorizzazione a procedere in giudizio contro Matteo Salvini - Luca Mario Masera

    Caso Diciotti: richiesta autorizzazione a procedere in giudizio contro Matteo Salvini - Luca Mario Masera
    I giudici del Tribunale dei Ministri di Catania ha inoltrato al Senato l'«autorizzazione a procedere in giudizio» nei confronti di Matteo Salvini per il caso della nave Diciotti. La Procura di Catania aveva chiesto l'archiviazione dell'inchiesta sulla nave della Guardia Costiera a cui il Ministro degli Interni aveva impedito di sbarcare i 174 migranti presenti a bordo.
    La richiesta di archiviazione era fondata sul fatto che fosse un atto politico, quindi non sindacabile dal potere giudiziario, ma la decisione del Tribunale dei Ministri ribadisce la necessità che, in uno Stato di diritto, tutti i poteri debbano sottostare alla legislazione. La reazione del ministro Salvini è sprezzante, e si ribadisce la volontà di proseguire sulla medesima linea finora adottata, anche se quello delineato dal Tribunale è un reato gravissimo.
    Ora, con il passaggio al Senato, la questione si fa puramente politica: Salvini può contare sul sicuro appoggio del suo partito, di Forza Italia e di Fratelli d'Italia, quindi potrebbero esserci i numeri per respingere l'inchiesta anche con l'opposizione del Movimento 5 Stelle. Non è però da escludere il coinvolgimento della Corte Costituzionale.
    Ne parla Luca Mario Masera, collaboratore di Asgi.

    Giulia Crescini - Ricorso dell'Asgi agli accordi italia-Libia - 8/03/2018

    Giulia Crescini - Ricorso dell'Asgi agli accordi italia-Libia - 8/03/2018
    Gli accordi di cooperazione nel campo dello sviluppo, del contrasto all'immigrazione illegale e del contrabbando e del rafforzamento delle frontiere sottoscritti dall'Italia con la Libia hanno caratterizzato il dibattito sulle migrazioni nel 2017. Non è però stata richiesta autorizzazione alla sottoscrizione da parte del Governo italiano al Parlmento: l'Asgi (Associazione di Studi Giuridici sull'Immigrazione), insieme ad alcuni deputati, ha presentato ricorso alla Corte Costituzionale.

    Ne parla Giulia Crescini, specializzata in Diritto dell'immigrazione e collaboratrice dell'Asgi