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    Explore "migrazione" with insightful episodes like "Meloni in Turchia: presto accordo con Erdogan sui migranti dalla Libia", "Ue, firmato a Bruxelles il Patto su migrazione e asilo", "Azure Italia Podcast - Puntata 14 - La Bussola per la Migrazione al Cloud si chiama Azure Migrate con Luca Torresi", "3' grezzi Ep. 624 Un po' di empatia" and "3' grezzi - Ep. 622 Giochi violenti (siamo i gamemaster)" from podcasts like ""Ecovicentino.it - AudioNotizie", "Ecovicentino.it - AudioNotizie", "Azure Italia Podcast", "3' Grezzi di Cristina Marras" and "3' Grezzi di Cristina Marras"" and more!

    Episodes (36)

    Ue, firmato a Bruxelles il Patto su migrazione e asilo

    Ue, firmato a Bruxelles il Patto su migrazione e asilo
    "Un giorno che passerà alla storia". E' così che la presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, commenta l'accordo raggiunto a Bruxelles fra Consiglio e Parlamento Ue sul Patto in materia di asilo e migrazione, ovvero l'insieme di norme che regoleranno la gestione interna dei flussi, i controlli alle frontiere e anche la solidarietà tra gli Stati membri, modificando le disposizioni di Dublino.

    Azure Italia Podcast - Puntata 14 - La Bussola per la Migrazione al Cloud si chiama Azure Migrate con Luca Torresi

    Azure Italia Podcast - Puntata 14 - La Bussola per la Migrazione al Cloud si chiama Azure Migrate con Luca Torresi
    Bentornati e bentornate su Azure Italia Podcast, il primo podcast su Microsoft Azure interamente in italiano! Per non perdere nessun episodio clicca FOLLOW e metti una recensione 😉!⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️ Siamo arrivati al quattordicesimo episodio e a questo punto non potevamo non parlare di come si esegue una migrazione verso Azure ad arte, con quali strumenti e quali metodologie la piattaforma ci mette a disposizione per accompagnarci nel processo. Luca Torresi ci spiega cosa è e come funziona Azure Migrate, dandoci degli ottimi spunti maturati dalla sua esperienza. Di seguito tutti i link citati in puntata:
    Email per collaborazioni e richieste: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠azureitaliadevops@gmail.com⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠
    Buy Me a coffee: ⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠buymeacoffee.com/azureitalia⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠⁠ Azure Italia Podcast ha bisogno della tua opinione! Ho creato questo piccolo sondaggio raggiungibile al seguente link. Ci vogliono solo 2 minuti ✍️ 😉 - ⁠⁠⁠Azure Italia Podcast Sondaggio⁠⁠⁠ - Vuoi fare delle domande per i prossimi ospiti? Segui questo form: - ⁠⁠⁠Domande per gli Ospiti⁠⁠⁠ -

    3' grezzi Ep. 624 Un po' di empatia

    3' grezzi Ep. 624 Un po' di empatia
    Empatia significa anche evitare domande scontate che non fanno altro che provocare tristezza e malinconia, oltre a non aiutare nessuno.

    TRASCRIZIONE [ENG translation below]

    Dopo aver passato tutta la mia vita a lasciarmi gli altri alle spalle, ad essere accompagnata all'aeroporto per andare via, ora mi trovo dalla parte opposta.

    Ne ho già parlato anche nei miei 3 minuti grezzi, ora che mio figlio studia nella città più lontana geograficamente da Cagliari, cioè altri cinque chilometri e sarebbe in Svizzera o in Austria, vabbè, comunque l'università l'ha scelta perché aveva un corso molto bello ed era l'unica in Italia a offrirlo, sì, ora mi trovo dalla parte opposta, sono io quella che accompagna all'aeroporto, sono quella che saluta e soprattutto sono io quella che poi, dopo averlo accompagnato in aeroporto, me ne torno io a casa, sola soletta, a guardarmi la stanza vuota.

    Detto così sembra che sia la mamma che si lamenta perché è il figlio... no, volevo parlare di un'altra cosa, e cioè di come cambia la nostra percezione se viviamo una sensazione che riguarda due persone e però abbiamo vissuto anche l'altra parte, quindi io riesco veramente a visualizzare, poi naturalmente tutte le persone sono diverse, però riesco a visualizzare quei momenti quando si lascia casa, quando si va in aereo, quando si arriva, quando si torna in un posto dove si abita che però non è la propria casa e quindi si riprendono piano piano tutte le abitudini.

    E io ricordo che quando abitavo fuori dall'Italia ogni volta che tornavo in Italia, poi al mio rientro seguiva un periodo di grande tristezza perché... I miei amici mi chiedevano ma tu non hai nostalgia di casa? Ma che domanda cretina! E certo che nostalgia di casa! Però vabbè, non è che potessi dire ai miei amici domanda cretina, però rispondevo sì, ho nostalgia, soprattutto appena tornata, poi però vivo la mia vita e non è che stia sempre ininterrottamente a pensare oddio, ho nostalgia di casa. E infatti è così: poi riprendi la vita e la routine e vieni distratto da altre cose.

    Ecco, questo delle delle domande diciamo poco intelligenti è un tratto comune, la gente che chiede ah, ma ti trovi meglio qui o a casa? Ah, ma non ti manca? È certo che mi manca! E certo che mi trovo meglio a casa! Ma che razza di domande sono?

    Però vabbè, la gente si sente obbligata a farle, come quando vediamo una persona e ci sentiamo obbligati a dirle ah questi pantaloni ma quanto ti stanno male! Ma chi se ne frega? Ma tienitelo per te! Però c'è gente che non riesce a trattenersi, e che tutto quello che gli passa per la mente deve dirlo ancora prima di pensare quello che potrebbe essere, quella che potrebbe essere la reazione provocata o le sensazioni che gli altri, ecco, gente senza empatia.

    Vabbè, non volevo arrivare a parlare di questo, però adesso finiamola qua. Mh? Va bene un po' di empatia, un po' di empatia.

    TRANSLATION
    After spending my whole life leaving others behind, being escorted to the airport to leave, I now find myself on the opposite side.

    I have already talked about it inmy daily 3 minutes, now that my son is studying in the city furthest away geographically from Cagliari, that is another five kilometers and he would be in Switzerland or Austria, whatever, anyway he chose the university because it had a very nice course and it was the only one in Italy to offer it, yes, now I am on the opposite side, I am the one who drives him to the airport, I am the one who says goodbye and most of all I am the one who then, after I drive him to the airport, I am the one who goes home, alone, looking at my empty room.

    Said like that it sounds like it's the mother complaining because her son... no, I wanted to talk about something else, and that is how our perception changes if we experience a feeling that affects two people and yet we have also experienced the other side, so I can really visualise, of course all people are different, but I can visualise those moments when you leave home, when you go on the plane, when you arrive, when you return to a place where you live that however is not your home and then you slowly resume all your habits.

    And I remember when I lived outside Italy every time I went back to Italy, then upon my return there would follow a period of great sadness because... My friends would ask me but aren't you homesick? But what a dumb question! And of course I am homesick! But whatever, it's not like I could tell my friends 'dumb question!', however I was answering yes, I'm homesick, especially as soon as I come back, but then I live my life and it's not like I'm always constantly thinking oh god, I'm homesick. And indeed it is so: then you resume life and routine and get distracted by other things.

    Here, this of the let's say unintelligent questions is a common trait, people asking ah, but are you better off here or at home? Ah, but don't you miss it? It is certain that I miss it! And of course I am better off at home! But what kind of questions are these?

    Whatever, people feel obligated to ask them, like when we see a person and feel obligated to say 'ah these pants, but how bad they look on you!' Hey who cares? Keep it to yourself! But there are some people who can't hold back, and that everything that goes through their mind they have to say it even before they think what it could be, what the reaction caused or the feelings that others might have, that's it, people without empathy.
    Whatever, I didn't want to get into this, but let's end it now. Hmm ? All right a little empathy, a little empathy.

    3' grezzi - Ep. 622 Giochi violenti (siamo i gamemaster)

    3' grezzi - Ep. 622 Giochi violenti (siamo i gamemaster)
    Ho appena finito di guardare la serie tv 'Alice in Borderland' e mi sono resa conto cha noi, europei, siamo come i game master che impongono sempre nuove regole costringendo i giocatori a superare sempre nuove prove, sempre più arbitrarie e sempre più violente, dove vince chi sopravvive. I giocatori sono i migranti che cercano di raggiungere l'Europa.

    TRASCRIZIONE [ENG translation below]

    Ho appena finito di guardare su Netflix la serie 'Alice in Borderland' molto violenta. È la storia di questo gruppo di ragazzi che sono appassionati di videogiochi e improvvisamente si risvegliano in una Tokyo parallela che è praticamente un posto dove devono fare continuamente delle lotte per sopravvivere, devono partecipare a questi giochi, molto sadici.
    Ricorda un po' Squid Game, se avete presente, quello è un po' il livello di violenza, se non di più. Ecco, sono due serie, io le ho viste tutte e due, la maggior parte delle volte con le mani sopra gli occhi perché le scene erano molto violente. Però durante tutte le due serie, durante tutte le puntate, io continuavo a chiedermi ma poi alla fine chi è che cdecide i giochi che devono fare? Chi è la persona così sadica? Perché chi è il game master?
    Vabbè, non vi voglio raccontare la storia nel finale, se volete andare, se volete, guardarvelo non, non ve lo voglio rovinare però oggi mi è venuta un'illuminazione, che non chiamerei neanche illuminazione però mi è venuta in mente un'altra cosa e ho pensato a tutte le persone, molte di loro sono giovani, e molti di loro sono maschi, che fanno di tutto per scappare da posti dove c'è la guerra, dove è appena successo un terremoto, dove ci sono le inondazioni, e cercano disperatamente di raggiungere l'Europa in qualsiasi modo e, dipendentemente da come lo guardiamo, potrebbe quasi essere esserci, anzi, ci sono sicuramente dei paralleli con questi giochi di morte dove tu provi, provi, tutti contro tutti, muoiono molti bambini, molte donne, le persone più fragili e il premio finale è quello di sopravvivere.
    Mi sono venute in mente le barche dei migranti che si affidano agli scafisti e ci provano una, due, tre, 100 volte, vengono sempre rimandati indietro e anche lì c'è la mano del game master che siamo noi, quelli che abitiamo in Europa, che mettiamo sempre nuove prove, ci inventiamo sempre nuovi giochi sadici per farli soffrire, per non farli arrivare, per farli rincominciare da capo.
    Eh, mi sono venute queste idee che lo so, non sono molto allegre, però raga', questa è la verità eh. Noi siamo i game master di questo gioco terribile dove gli altri perdono la vita così che noi non dobbiamo dividere niente, dopo che spesso siamo noi che abbiamo provocato i disastri che spingono le persone a lasciare casa, perché, credetemi, nessuno lascia volentieri casa, tutti se ne starebbero molto più volentieri a casa loro.
    Vabbè, queste sono le cose che mi sono venute in mente guardando è 'Alice in Borderland'. Se vi ho incuriosito buttateci un occhio. Ripeto, è molto violento.



    TRANSLATION

    I just finished watching the very violent series 'Alice in Borderland' on Netflix. It is the story of this group of guys who are into video games and suddenly wake up in a parallel Tokyo that is basically a place where they have to constantly fight to survive, they have to participate in these games, very sadistic.
    It reminds a little bit of Squid Game, if you know what I mean, that's kind of the level of violence, if not more. Here are two seasons, I watched both of them, most of the time with my hands over my eyes because the scenes were very violent. However, during all the two seasons, during all the episodes, I kept asking myself but then in the end who is there to decide the games they have to play? Who is the person who is so sadistic? Who is the game master?
    Anyway, I don't want to tell you how the story ends, if you want to, if you want to watch it, I don't want to spoil it for you however today I had an epiphany, which I wouldn't even call an epiphany but something came to my mind and I thought of all the people, many of them are young, and many of them are male, who are doing what they can to escape from places where there is war, where an earthquake has just happened, where there are floods, and they are desperately trying to get to Europe any way they can and, depending on how we look at it, it could almost be there, in fact, there are definitely parallels with these games of death where you try, you try, everyone against everyone, a lot of children die, a lot of women, the most fragile people and the ultimate prize is to survive.
    I was reminded of the migrant boats that rely on the smugglers and they try once, twice, three, 100 times, they always get sent back, and even there, there is the hand of the game master who is us, those living in Europe, who always put in new trials, always come up with new sadistic games to make them suffer, to keep them from arriving, to make them start over again.
    Eh, I got these ideas that I know, they are not very cheerful, but guys, this is the truth eh. We are the game masters of this terrible game where others lose their lives so that we don't have to share anything, and BTW we are often the ones who have caused the disasters that push people to leave home, because, believe me, no one leaves home willingly, everyone would stay much more willingly in their home.
    Anyway, these are the things that came to my mind when looking at is 'Alice in Borderland'. If I have intrigued you, have a look. As I said, it is very violent.

    3' grezzi Ep. 484 Perché si emigra?

    3' grezzi Ep. 484 Perché si emigra?
    Per me non è stata certo la mancanza di lavoro a spingermi a lasciare l'Italia. Sono andata via perché la mia città - capoluogo della Sardegna - mi stava strettissima ed ero stanca di sentirmi dire che quello che mi sarebbe piaciuto fare non potevo farlo.


    TRASCRIZIONE [Eng translation below]

    Perché si decide di andare via? Perché si decide di emigrare in un altro Paese? Si parla molto negli ultimi tempi della fuga dei cervelli e se ne parla da molti anni. Io non lo so, non ero sicuramente un 'cervello' quando ho deciso di andare via dalla Sardegna e dall'Italia. Il cervello ce l'avevo eccome, però non ero nemmeno laureata, ero anzi iscritta ai primi anni dell'università, però avevo dentro una smania che mi faceva desiderare follemente di andare via.
    E da quando ero ragazzina tutte le cose che mi sarebbe piaciuto fare, o non le potevo fare perché stavo a Cagliari, e Cagliari non me lo permetteva perché non c'erano le strutture, oppure mi si diceva no, ma queste cose non le puoi fare perché sei femmina.
    Erano gli anni '80 e spero che le cose adesso siano cambiate. Però io ho questi questi lampi di memoria, ricordo quando facevano il programma Domenica In, io ero ragazzina, lo guardavo e ascoltavo, guardavo con una grande nostalgia e con una grande invidia il cartellone degli spettacoli teatrali, dove sulla tv nazionale parlavano degli spettacoli a Roma, Torino, Milano, Bologna, Napoli e non c'era mai Cagliari. E io desideravo ardentemente, dicevo, oddìo, se ci fosse qualcosa anche qui a Cagliari! Proprio avevo un'invidia pazzesca, ma anche quando ascoltavo la viabilità e il traffico alla radio, sulla radio nazionale, parlavano sempre di autostrada e autostrada là ed erano sempre posti dai nomi esotici.
    E naturalmente non c'era mai la Sardegna. Perché? Non perché non ci fossero ingorghi e non ci fossero problemi di traffico, solo che in Sardegna non ci sono autostrade a pagamento, e evidentemente allora negli anni '80 parlavano solo di autostrade a pagamento.
    Perché si va via? Perché sono andata via? Sicuramente non per mancanza di lavoro, perché alla fine, quando mi sono diplomata, subito dopo mi offrirono un lavoro, addirittura in banca! Penso che si chiamasse, non mi ricordo il Credito Italiano, mi ricordo, comunque mi offrirono il posto in banca che io rifiutai.
    Quindi no, non è per mancanza di lavoro che, io almeno, sono andata via, è proprio per scappare alla mentalità chiusa e alla mancanza poi di strutture di quello che mi piaceva e le cose che mi piacevano fare.
    E, paradossalmente per me fu più facile lasciare l'Italia piuttosto che lasciare la Sardegna, anche perché dubito che avrei avuto i soldi per mantenermi a Roma, a Milano, a Torino, però andando all'estero era molto più facile per me, è stato molto più facile trovare un lavoro e quindi potermi mantenere da sola. Sì, è per questo che sono andata via.


    TRANSLATION

    Why does one decide to leave? Why do people decide to emigrate to another country? There is a lot of talk in recent times about the brain drain, and it has been talked about for many years. I don't know, I was definitely not a 'brain' when I decided to leave Sardinia and Italy. I had brains all right, however, I wasn't even a college graduate, in fact I was enrolled in the first few years of college, but I had an eagerness inside that made me madly want to leave.

    Ever since I was a little girl, all the things that I would have liked to do, either I couldn't do them because I was in Cagliari, and Cagliari wouldn't allow me because there were no facilities, or I was told no, you can't do these things because you are a girl.

    It was the 1980s, and I hope things have changed now. But I have these flashes of memory, though, I remember when they used to do the Sunday TV program 'Domenica In', I was a little girl, I used to watch and listen, I used to watch with a great nostalgia and with a great envy the playbill of the theater shows, where on national TV they would talk about the shows in Rome, Turin, Milan, Bologna, Naples and there was never Cagliari. And I longed, I used to say, oh my, if there was something here in Cagliari too! Just I had crazy envy, also when I listened to the road and traffic on the radio, on national radio, they always talked about highway here and highway there and they were always places with exotic names.

    And of course there was never Sardinia. Why? Not because there were no traffic jams and no traffic problems, just that there are no toll highways in Sardinia, and evidently back then in the 1980s they only talked about toll highways.

    Why do people go away? Why did I leave? Definitely not because of lack of work, because actually, when I graduated from highschool, they offered me a job immediately afterwards, imagine, in a bank! I think it was called, I don't remember 'Credito Italiano', I remember, anyway they offered me the position in the bank which I refused.

    So no, it's not for lack of work that, at least as far as I am concerned, left, it's really to get away from the closed mindset and the lack of facilities to do what I liked and the things I liked to do.
    And, paradoxically, it was easier for me to leave Italy than to leave Sardinia, also because I doubt I would have had the money to support myself in Rome, in Milan, in Turin, however going abroad was much easier for me, it was much easier to find a job and then to be able to support myself. Yes, that's why I left.


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    L’arte può essere un linguaggio universale, capace di mettere in contatto culture diverse e lontane tra loro, ma può anche servire a rivendicare un’identità cancellata e rimossa. Ed è per questo che spesso l’arte ha dato voce a chi è stato costretto a lasciare il proprio Paese per potersi guadagnare da vivere o per veder rispettati i propri diritti di essere umano. Dalle sanguigne performance di Tania Bruguera all’elegante visione del postcolonialismo offerta da Yinka Shonibare, fino alle commoventi intuizioni di Emily Jacir, l’arte ha raccontato in diversi modi l’esperienza della migrazione, ma Costantino e Francesco riescono a portare un po’ di leggerezza anche su un tema duro come questo, parlando del profondo legame tra Kader Attia e i formaggini e offrendo un punto di vista molto originale sulle trovate di Ai Weiwei.

    In questa puntata si parla di CAMP, Tania Bruguera, Yinka Shonibare, Massimo Bottura, William Hogart, Robert Louis Stevenson, Oscar Wilde, Okwui Enwezor, Kader Attia, Emmanuel Macron, Georges Adéagbo, Régine Cuzin, André Magnin, Harald Szeemann, Mona Hatoum, Hillary Clinton, Emily Jacir, Malala Andrialavidrazana, Danh Vo, Ai Weiwei, Charles-Maurice de Talleyrand-Périgord, Victor Burgin e Art & Language.

    #AIM - Identità trans e sex work migrante - Intervista a Letizia Patriarca

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    Amore in Mostra è un Festival artistico-culturale organizzato da EDUXO Associazione di Promozione Sociale della durata di dieci giorni (dal 29/05/2021 al 07/06/2021): una combinazione di attività e incontri artistico-culturali sui temi dell’amore, della sessualità e dell’affettività.

    Durante i giorni del festival abbiamo intervistato Letizia Patriarca, dottoranda in Antropologia Sociale in Brasile che sta facendo ricerca in Italia sul tema dei processi di criminalizzazione che ricadono su donne trans e sex worker. Con lei abbiamo parlato di discriminazione, dell'identità "travesti" e delle problematiche legate alla criminalizzazione del lavoro sessuale in Italia e in Brasile.

    Next Generation Italy e MigranTour - con Siid Negash

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    Next Generation Italy è un’organizzazione senza scopo di lucro che dal 2008 promuove l’interculturalità per l’incontro sociale ed il meticciato, contrastando ogni tipo di discriminazione. Organizza anche delle passeggiate urbane e interculturali, il MigranTour, un progetto nato in Italia e diffuso in tutta Europa.

    Prodotto dall’Associazione Scambieuropei e realizzato da Federico Fabiani, Francesca Sciacca ed Enrico Pontieri.

    📸
    IG: https://www.instagram.com/dammiiltiro_podcast

    LINK ASSOCIAZIONE: https://nextgenerationitaly.com/

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    Musica originale: Luca Musolesi

    chill. by sakura Hz https://soundcloud.com/sakurahertz Creative Commons — Attribution 3.0 Unported — CC BY 3.0


    Frequenze Inclusive è un Progetto di Solidarietà, cofinanziato dal programma Corpo Europeo di Solidarietà dell’Unione Europea 🇪🇺

    (12) Agno - i nuovi arrivati - invisibili?

    (12) Agno - i nuovi arrivati - invisibili?
    Agno è confrontato con numerosi disagi causati dal traffico e sono in molti a lamentarsi dei troppi frontalieri che attraversano il Comune. Nel contempo, i «nuovi arrivati» rimangono spesso invisibili, il che può essere positivo da un lato, ma ha anche dei risvolti problematici, affermano Stefano Rappi e Lara Robbiani Tognina, residenti ad Agno e nelle vicinanze, nonché Thierry Morotti, sindaco, e Gianni d’Amato, professore al Forum svizzero per lo studio delle migrazioni e della popolazione. Con la moderazione di Maria Roselli.