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    Episodes (2)

    L'Uovo Testamento

    L'Uovo Testamento
    L'Uovo Testamento

    Si può raccontare un film alla radio? Come si può raccontare un film alla radio? Queste due
    domande – in realtà ne è una sola, in due variazioni – sono alla base di una curiosità che,
    giocando con il mezzo, abbiamo sempre avuto.

    Invitato a darci un contributo a proposito di cose del tipo film-sogno, film-parodia, film
    impossibili da realizzare eccetera eccetera, l’amico Luca Ferri ci ha mandato un messaggio
    vocale via WhatsApp in cui presenta, a suo modo, un fantomatico soggetto per un fantomatico
    film.

    Reale? Immaginario? Presa per il xyz? L’ambiguità, quando c’è, va lasciata in pace.
    In una qualità sonora volutamente bassa, il tono è rigorosamente a bassa voce, la svolgimento è
    un meccanismo ben congeniato, mentre l’esito è – come giusto che sia – fatale.

    Ecco, l’ «Uovo Testamento».

    Immagine tratta da "La morte ha fatto l'uovo" di Giulio Questi (1968)

    Marcello Barlocco - Le mani

    Marcello Barlocco - Le mani
    Nel panorama della letteratura italiana, Marcello Barlocco (1910-1972) è senza ombra di dubbio uno scrittore dimenticato, poco noto ai lettori così come alla critica. La prima volta che abbiamo appreso il suo nome è stata attraverso Carmelo Bene che, nella sua autobiografia (Vita di Carmelo Bene), ne elogia le qualità di scrittore – un qualcosa che ci ha fatto “drizzare le antenne”, dal momento che il genio salentino è sempre stato poco restio ad elogiare “voci letterarie”. Abbiamo quindi recuperato, e amato molto, Veronica, i gaspi e Monsignore, uscito nel 2005 a cura – preziosa – di Andrea Marcheselli. Un libro surreale sicuramente, ma non surrealista, una specie di incrocio – se lo analizzassimo come un film – tra B-movie e cinema d’autore, ma la cui sintesi non sfocia né nell’una né nell’altra forma. Insomma, un bell’enigma (per fortuna). Qualcosa che qualche bravo cineasta o filmmaker contemporaneo italiano, con la vena anti-realista, potrebbe e forse dovrebbe provare a trascrivere per immagini e suoni.

    Tuttavia, abbiamo apprezzato ancora di più la proposta recente di Gino Giometti (Giometti&Antonello), che con Un negro voleva Iole, ripresenta al pubblico di oggi molti dei racconti di quella formidabile raccolta di Barlocco che fu I racconti del Babbuino, impreziosendo la scelta con una sezione di aforismi inediti. Si tratta, quindi, di un libro “nuovo”, che merita tutte le fortune possibili – la vediamo dura come “best seller”, ma speriamo diventi un “long seller”. Rimandiamo al libro, oltre al piacere della lettura e della (ri)scoperta, la possibilità di trovare informazioni essenziali per approcciarsi alla scrittura di Barlocco. A questo, aggiungiamo però una segnalazione: se si ha tempo, ritrovare una puntata della trasmissione di Radio3, Fahrenheit, dove lo stesso Giometti e lo studioso e critico Daniele Giglioli, parlando del libro, convengono sulla difficile collocabilità/incollocabilità nel canone “italiano” dello scrittore (un punto fra i più interessanti in quella conversazione è, senza dubbio, quando si chiama in causa Tommaso Landolfi). Tutto questo, alla fine, non vuol dire esaltarne l’opera come fosse geniale, ma attestarne – questo sì – una diversità. Ovviamente non dialettica, non omologabile.

    La pubblicazione di Un negro voleva Iole ci porta diretti all’ascolto che proponiamo qui. Una lettura dello stesso scrittore di uno dei racconti inclusi nel libro, Le mani. In merito, siamo grati a Giometti ed Edoardo Manuel Salvioni per aver condiviso con noi questo bel documento sonoro. Inoltre, ringraziamo chi è erede dello scrittore per aver concesso la messa in onda di questa traccia. Ascoltando quanto condividiamo, si possono sicuramente rilevare alcune caratteristiche. Una su tutte pare essere il piacere dell’affabulazione. La struttura del racconto sembra congeniata in modo ottimale, ma si sente una passione per la variazione nella voce dello scrittore che, a nostro avviso, funziona un po’ come un segnale in grado di suggerirci una relazione psicologica con la scrittura dove la componente orale non sembra comunque mancare. E l’impressione che restituisce potrebbe sicuramente definirsi grottesca, sebbene non “calchi troppo le mano” (la voce, in questo caso). C’è quindi dell’ironia, o meglio una certa “pantomima” che informa la lettura. E poi, a proposito delle sfumature della voce di Barlocco, e magari solo per la condivisione della città d’origine, si potrebbe avere qualche volta l’impressione di sentire Paolo Villaggio. Cioè una delle voci – prima di esser uno dei corpi – del grottesco italiano per antonomasia. Ma ecco, di nuovo: si tratta di una impressione, una mera sensazione, qualcosa che non sta né in cielo né in terra (sottoterra, all’ “inferno”?), che ben si accorda con la memoria “vaga” della voce dello scrittore, che con la recente pubblicazione ritorna come fosse una eco, e che con questo ascolto, si può – in qualche modo – riconoscere come tale.


    Fonti

    Marcello Barlocco, Veronica, i gaspi e Monsignore, Greco e Greco, Milano 2005.
    Marcello Barlocco, Un negro voleva Iole. Racconti scelti e aforismi inediti, Giometti&Antonello, Macerata 2020.
    Articolo da La Stampa - 1 marzo 1961: http://bit.ly/2InP77K
    Puntata Fahrenheit Radio 3:
    https://www.raiplayradio.it/audio/2020/02/FAHRENHEIT---IL-LIBRO-DEL-GIORNO-4bf2115a-209f-472d-9de0-d0d0632256d1.html
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