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    abecedari

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    Episodes (16)

    Sul dolore ecologico

    Sul dolore ecologico
    Sul dolore ecologico

    Il cambiamento climatico, con le sue numerose implicazioni e conseguenze, ha un impatto profondo
    sulla nostra percezione della realtà, le nostre emozioni, il nostro modo d’immaginare il futuro, ricordare il passato, e comprendere il presente. In particolare, il confronto tra un passato climaticamente più stabile e un futuro sempre più incerto ci costringe a fare i conti con sentimenti difficili, quali ansia climatica (eco-anxiety), dolore ecologico (ecological grief) e solastalgia. È importante non reprimere né rigettare l’esperienza del dolore ecologico, ma accettarla e sfruttarne il potenziale motivante, che può ispirarci a ridefinire il nostro rapporto con l’ambiente e le risorse naturali.

    L’intervento si basa sugli interessi di ricerca di Silvia Vittonatto e fa riferimento al lavoro di studiosi quali Glenn Albrecht e Stef Craps. I “ricordi ambientali” evocati in apertura dell’episodio riguardano la regione alpina al confine tra Francia e Italia, a cui rimandano anche l’intro in lingua francese a cura di Louise Carles e l’immagine di copertina, scattata in Val di Susa nel 2016.

    A cura di Silvia Vittonatto

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    Consistere in un punto - Alfonso Cariolato su Carlo Michelstaedter

    Consistere in un punto - Alfonso Cariolato su Carlo Michelstaedter
    Consistere in un punto – per Carlo Michelstaedter

    Parlare di Michelstaedter (1887-1910) come riprendendo un dialogo. Non accennare nemmeno a
    quanto ogni volta si dice in un ripetere tanto grave quanto compiaciuto. Chi fosse interessato alle
    vicende della sua vita le può trovare ovunque, solo a volerlo. Del resto, è caratteristica della vana
    saggistica ribadire quanto tutti sanno.

    Entrare senza mediazioni nel suo pensiero, dunque, saltando a piè pari i troppi preamboli, con tutti i
    rischi, ma anche con la stessa urgenza che emerge da ogni suo scritto, poesia, disegno o dipinto. Parlare come scendendo «da Carnizza fuori dall’adiaphoría (indifferenza) dell’altipiano coperto di neve e oppresso dalla nebbia», cogliere l’occasione, senza volere dire tutto, ma avvalendosi di un’opportunità che altrimenti sfuggirebbe. E fermarsi esattamente nel modo in cui si è cominciato, senza rendiconti possibili.

    «Questo che fai, come che cosa lo fai? – con che mente lo fai?».

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    Lo scrittore “impiraperle”

    Lo scrittore “impiraperle”
    Lo scrittore “impiraperle”

    Sulla scorta di quanto detto da Flavio Santi nel suo intervento, si può dire che Ugo Facco De Lagarda (Venezia, 1896-1982) sia uno scrittore da recuperare, scoprire o riscoprire a seconda dei casi.

    Se si guarda alla produzione dello scrittore veneto nel suo complesso, si può trovare un po’ di tutto: oltre all’interesse verso determinati genere letterari, come dimostra Il commissario Pepe, si ha tanta poesia, prosa, del teatro, cronache etc.

    Detto questo, difficile quindi dare una definizione univoca dello scrittore. Come tutte le figure complesse, l’analisi non si può ridurre a una formula che valga indiscriminatamente. Si è costretti quindi a improvvisare. E così, sulla base dell’improvvisazione, ci si può forse affidare alla suggestione e far riferimento a uno dei libri più veneziani dell’autore: Morte dell’impiraperle (Editrice Evi, Venezia 1967). “Raccolta di quarantadue elzeviri e racconti scelti,” come si legge nell’introduzione, il libro prende il titolo dall’ultimo testo.

    Quello dell’impiraperle (o impiraressa) è un mestiere particolare. Dalla Treccani online si legge: «Nome dato a Venezia alle artigiane che infilano con lunghi aghi perline di vetro colorato». A grandi linee, lo si potrebbe definire come un qualcosa in cui tecnica e inventiva si coniugano con una certa serialità produttiva (quella del lavoro di bottega). Quanto poi al valore delle perle, esse sono sempre state merce di scambio equivalente al denaro per la Serenissima: viaggiando per il mondo, indosso a varia umanità; accompagnando la Storia, nel bene e nel male. In fondo in fondo, non sarebbe forse questa una descrizione che si può dare della letteratura?

    Infine, oltre ai libri citati, di Ugo Facco De Lagarda andrebbero ricordati altri titoli. Fra questi: Cronache cattive (Feltrinelli, 1962); La grande Olga (Mondadori, 1966); Cronistoria dei fatti d’Italia 1900-1950 (Pan Editrice, Milano 1975).

    P. S. Nel suo intervento, Santi fa riferimento a Storia del giallo italiano di Luca Crovi (Marsilio, 2020).

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    La ragazza senza mani

    La ragazza senza mani
    La ragazza senza mani

    Una voce e un registratore digitale posato sulla scrivania, vicino a una finestra aperta. Sulla
    scrivania ci sono anche alcuni fogli: è una fiaba dei fratelli Grimm,forse tra le più belle, tradotta
    in italiano da Tommaso Landolfi. Parla di diavoli, distanze, erranze, simboli, partenze, parti
    mostruosi. Di dialoghi, ricerche, riserbi, rinascite, privazioni, limiti. Parla di smembramenti e
    di lacrime. Vecchie paginette ripescate quasi all’improvviso.

    Una lettura di Marco Di Salvatore.

    Da Jakob & Wilhelm Grimm, trad. Tommaso Landolfi, Fiabe, Adelphi, 1999.

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    IN PINOCCHIO

    IN PINOCCHIO
    IN PINOCCHIO
    (_in ginocchio dentro la confusione degli ordini_)
    Una nota esplicativa

    Quando si parla di letteratura italiana, assieme alla Divina Commedia e pochi altri casi, Pinocchio è certamente una delle opere più note internazionalmente, sebbene – forse – per motivi non necessariamente legati all’Italia.

    Qui di seguito, la lettura di un adattamento di Pinocchio di livello A2. Nello specifico, quello di Giorgio Massei, pubblicato da Edulingua nel 2013. Il capitolo letto è il numero cinque, intitolato “Dov’è la fata?”, dove Pinocchio ritrova la sua amata fatina.

    Le voci che si sentono sono di alcuni studenti e studentesse stranieri di italiano (B1) che si sono confrontati con il testo, senza indicazioni sulla pronuncia. Si è trattata di una scelta voluta, motivata dalla consapevolezza che la bellezza di una lingua è, anche, nelle sue imperfezioni.

    Montaggio
    Lorenzo Fioravanti

    Materiali
    Voci non narranti
    Musiche:
    • piece per piano preparato 1°
    • arrangiamento/campionamento da Beatles per tastiere elettroniche e drumset

    Composizione ed esecuzione musiche
    Lorenzo Fioravanti

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    antroposonora | co co c_o(ps)

    antroposonora | co co c_o(ps)
    Antroposonora | co co c_o(ps)

    Il titolo allude alle conferenze sul clima (COP), infatti in gioco qui è la comunicazione sui cambiamenti climatici, l'emergenza ambiente, ecc.; tra "economia" ed ecologismo, liete brigate di campagnoli a Glasgow, Boris Johnson, Bene-Hyperion, frammenti vari.

    >> Alla maniera di Blob, che è ancora un paradosso mediatico – ipertrofia comunicativa e buco nero allo stesso tempo – abbiamo pensato di ridare gli stessi meccanismi nel campo che ci interessa: quello sonoro. Da qui, antroposonora. Un modo come un altro per “sentire le voci…”
    Schegge dall’etere: imprevedibili, imprendibili, come delle variazioni su “temi” che emergano da sé. Il montaggio della trama sonora è anche smontaggio – e, come sempre, traditore (di impressioni, aspettative, e chissà che altro).

    Montaggio audio: Marco Di Salvatore

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    Cipango! - A proposito delle relazioni tra Italia e Giappone

    Cipango! - A proposito delle relazioni tra Italia e Giappone
    Cipango!
    A proposito delle relazione tra Italia e Giappone

    Da fine conoscitore della materia qual è, Massimo Soumaré ci racconta di certi legami tra l’Italia e il Giappone, a partire da Marco Polo per proseguire poi con altri casi, arrivando ai giorni nostri (o quasi).

    L’intervento è stato registrato a Torino, nel gennaio del 2022. Prosegue idealmente la serie di ascolti “in presa diretta” presenti nell’archivio. I rumori di fondo, così come le pause e le intromissioni sono parte integrante della “scena”.

    G. P.

    ☞ Massimo Soumaré
    Traduttore, scrittore, curatore editoriale, saggista e ricercatore indipendente. Ha collaborato con riviste specializzate sulle culture orientali e con riviste di cultura letteraria americane, giapponesi, irlandesi e italiane. Ha inoltre tradotto numerose opere di romanzieri giapponesi. Nel 2016 è stato finalista al Concorso Mario Soldati nella sezione giornalismo e critica con il saggio Il principe cane: elementi della filosofia e della poetica di Miyazaki Hayao in una fiaba tibetana incluso nel volume I mondi di Miyazaki (Mimesis, 2018). Tra i suoi ultimi lavori si segnala Viaggio nel Giappone sconosciuto (Lindau, 2021).

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    ARTtoÙ - Momento 2: Toscanini / Wagner

    ARTtoÙ - Momento 2: Toscanini / Wagner
    ARTtoÙ
    Traccia-partitura-montaggio

    “...la musica...è accessibile soltanto attraverso il canto: suonare bene uno strumento significa...cantare bene sullo stesso strumento... Solo l’esatta comprensione del melos dà anche l’esatto movimento:...i nostri direttori non sanno nulla del tempo esatto per la ragione che non capiscono nulla di canto. Non mi sono ancora imbattuto in un Kappellmeister tedesco o altro direttore di musica che, con bella oppure brutta voce, sia veramente capace di cantare una melodia; per costoro la musica è una faccenda singolarmente astratta, un qualcosa di fluttuante tra grammatica, aritmetica e ginnastica, per cui si comprende molto bene che colui che in essa fu istruito, sia adatto come giusto insegnante in un conservatorio o un istituto di ginnastica musicale, non si può al contrario capire come costui sia in grado di infondere vita e anima ad un’esecuzione musicale.”*1

    TITOLO: letto artù; come l’inglese “arte per” e dialettale italiana nominazione di Arturo:
    Come colui che dà la sua arte per. La direzione d’orchestra - dell’opera - in questo senso musicale: opera; mette in opera l’arte per...

    ARTtoÙ - MOMENTO 2: Durante il suo ultimo concerto nel ’54, Toscanini ebbe un mancamento, perdendo - o appunto mancando - il tempo...

    “ quando Wagner buttò giù questo semplice accordo di la mag dato ai Violini e ai Legni, ho sempre immaginato che lui sia sparito dalla terra in momento di grande e sublime ispirazione...” *2

    *1 R. Wagner - Scritti teorici e polemici: Del dirigere; p.105 - EDT
    *2 A.Toscanini - Lettere: p.416 - Ed. Il Saggiatore

    Introduzione/Montaggio: Lorenzo Fioravanti

    Dal concerto del 4 Aprile 1954 presso la Carnegie Hall di New York: R. Wagner, Tannhauser - Overture
    R. Wagner, Lohengrin, Atto I, Preludio

    Walter Benjamin e la radio

    Walter Benjamin e la radio
    Walter Benjamin ha condotto per anni un programma radiofonico per bambini, ma ha cercato di non farlo sapere a nessuno. Perché il primo e più originale teorico delle potenzialità dei nuovi media ha insabbiato la sua carriera da speaker radiofonico? E inoltre, perché nei suoi programmi per bambini, Benjamin parla di degrado architettonico, truffatori, tragedie, disastri epocali? La risposta a queste domande ci porta ad esplorare il percorso di Benjamin, il suo rapporto con la radio, e la sua singolare pedagogia.

    A cura di Nora Siena

    L'Uovo Testamento

    L'Uovo Testamento
    L'Uovo Testamento

    Si può raccontare un film alla radio? Come si può raccontare un film alla radio? Queste due
    domande – in realtà ne è una sola, in due variazioni – sono alla base di una curiosità che,
    giocando con il mezzo, abbiamo sempre avuto.

    Invitato a darci un contributo a proposito di cose del tipo film-sogno, film-parodia, film
    impossibili da realizzare eccetera eccetera, l’amico Luca Ferri ci ha mandato un messaggio
    vocale via WhatsApp in cui presenta, a suo modo, un fantomatico soggetto per un fantomatico
    film.

    Reale? Immaginario? Presa per il xyz? L’ambiguità, quando c’è, va lasciata in pace.
    In una qualità sonora volutamente bassa, il tono è rigorosamente a bassa voce, la svolgimento è
    un meccanismo ben congeniato, mentre l’esito è – come giusto che sia – fatale.

    Ecco, l’ «Uovo Testamento».

    Immagine tratta da "La morte ha fatto l'uovo" di Giulio Questi (1968)

    antroposonora | 0039

    antroposonora | 0039
    Antroposonora
    Alla maniera di Blob, che è ancora un paradosso mediatico – ipertrofia comunicativa e buco nero allo stesso tempo – abbiamo pensato di ridare gli stessi meccanismi nel campo che ci interessa:
    quello sonoro. Da qui, antroposonora. Un modo come un altro per “sentire le voci…”
    Schegge dall’etere: imprevedibili, imprendibili, come delle variazioni su “temi” che emergano da sé. Il montaggio della trama sonora è anche smontaggio – e, come sempre, traditore (di
    impressioni, aspettative, e chissà che altro).

    Montaggio audio: Marco Di Salvatore

    antroposonora | coronavirus

    antroposonora | coronavirus
    Antroposonora
    Alla maniera di Blob, che è ancora un paradosso mediatico – ipertrofia comunicativa e buco nero
    allo stesso tempo – abbiamo pensato di ridare lo stesso meccanismo nel campo che ci interessa:
    quello sonoro. Da qui, antroposonora. Un modo come un altro per “sentire le voci...”
    Schegge dall’etere: imprevedibili, imprendibili, come delle variazioni su “temi” che emergano da
    sé. Il montaggio della trama sonora è anche smontaggio – e, come sempre, traditore (di
    impressioni, aspettative, e chissà che altro).

    Montaggio audio: Lorenzo Fioravanti

    ARTtoÙ - Momento 1

    ARTtoÙ - Momento 1
    ARTtoÙ
    Traccia-partitura-montaggio

    “...la musica...è accessibile soltanto attraverso il canto: suonare bene uno strumento significa...cantare bene sullo stesso strumento... Solo l’esatta comprensione del melos dà anche l’esatto movimento:...i nostri direttori non sanno nulla del tempo esatto per la ragione che non capiscono nulla di canto. Non mi sono ancora imbattuto in un Kappellmeister tedesco o altro direttore di musica che, con bella oppure brutta voce, sia veramente capace di cantare una melodia; per costoro la musica è una faccenda singolarmente astratta, un qualcosa di fluttuante tra grammatica, aritmetica e ginnastica, per cui si comprende molto bene che colui che in essa fu istruito, sia adatto come giusto insegnante in un conservatorio o un istituto di ginnastica musicale, non si può al contrario capire come costui sia in grado di infondere vita e anima ad un’esecuzione musicale.”*

    *R. Wagner - Scritti teorici e polemici: Del dirigere; p. 105 - EDT 1


    TITOLO: letto artù; come l’inglese “arte per” e dialettale italiana nominazione di Arturo:
    Come colui che dà la sua arte per. La direzione d’orchestra - dell’opera - in questo senso musicale: opera; mette in opera l’arte per...

    ARTtoÙ - MOMENTO 1: La ricerca della perfezione (estetica) dell’esecuzione: la risultante di una ricerca forsennata sulla propria operazione (etica).

    Cos’è un’esemplare direzione? Il canto come base del mestiere dello strumentista e come necessità fondante la capacità di cogliere la sostanza musicale di un’ opera? Il lavoro di un artista su quello d’un altro artista allora, ...o un direttore?


    Introduzione/esecuzione/montaggio: Lorenzo Fioravanti

    Fondo perpetuo/basso continuo:
    - partitura “Bird Case” da Otello di G. Verdi - NBC Symphony Orchestra
    dir. A. Toscanini; 1947 - composta ed eseguita da L. Fioravanti
    - Prove d’orchestra dell’Otello di G. Verdi: NBC Symphony Orchestra
    dir. A. Toscanini; 1947

    A. Toscanini, composizioni giovanili: liriche per pianoforte e voce
    - “Fior di siepe” eseguita dal M° Luigi Ferrari Trecate

    Modest Mussorgsky: Quadri di un’esposizione; NBC Symphony Orchestra dir. A. Toscanini; 1952
    - Estratto: “Bydlo”

    Traduzione e voce introduzione: Tianyi Shou

    Marcello Barlocco - Le mani

    Marcello Barlocco - Le mani
    Nel panorama della letteratura italiana, Marcello Barlocco (1910-1972) è senza ombra di dubbio uno scrittore dimenticato, poco noto ai lettori così come alla critica. La prima volta che abbiamo appreso il suo nome è stata attraverso Carmelo Bene che, nella sua autobiografia (Vita di Carmelo Bene), ne elogia le qualità di scrittore – un qualcosa che ci ha fatto “drizzare le antenne”, dal momento che il genio salentino è sempre stato poco restio ad elogiare “voci letterarie”. Abbiamo quindi recuperato, e amato molto, Veronica, i gaspi e Monsignore, uscito nel 2005 a cura – preziosa – di Andrea Marcheselli. Un libro surreale sicuramente, ma non surrealista, una specie di incrocio – se lo analizzassimo come un film – tra B-movie e cinema d’autore, ma la cui sintesi non sfocia né nell’una né nell’altra forma. Insomma, un bell’enigma (per fortuna). Qualcosa che qualche bravo cineasta o filmmaker contemporaneo italiano, con la vena anti-realista, potrebbe e forse dovrebbe provare a trascrivere per immagini e suoni.

    Tuttavia, abbiamo apprezzato ancora di più la proposta recente di Gino Giometti (Giometti&Antonello), che con Un negro voleva Iole, ripresenta al pubblico di oggi molti dei racconti di quella formidabile raccolta di Barlocco che fu I racconti del Babbuino, impreziosendo la scelta con una sezione di aforismi inediti. Si tratta, quindi, di un libro “nuovo”, che merita tutte le fortune possibili – la vediamo dura come “best seller”, ma speriamo diventi un “long seller”. Rimandiamo al libro, oltre al piacere della lettura e della (ri)scoperta, la possibilità di trovare informazioni essenziali per approcciarsi alla scrittura di Barlocco. A questo, aggiungiamo però una segnalazione: se si ha tempo, ritrovare una puntata della trasmissione di Radio3, Fahrenheit, dove lo stesso Giometti e lo studioso e critico Daniele Giglioli, parlando del libro, convengono sulla difficile collocabilità/incollocabilità nel canone “italiano” dello scrittore (un punto fra i più interessanti in quella conversazione è, senza dubbio, quando si chiama in causa Tommaso Landolfi). Tutto questo, alla fine, non vuol dire esaltarne l’opera come fosse geniale, ma attestarne – questo sì – una diversità. Ovviamente non dialettica, non omologabile.

    La pubblicazione di Un negro voleva Iole ci porta diretti all’ascolto che proponiamo qui. Una lettura dello stesso scrittore di uno dei racconti inclusi nel libro, Le mani. In merito, siamo grati a Giometti ed Edoardo Manuel Salvioni per aver condiviso con noi questo bel documento sonoro. Inoltre, ringraziamo chi è erede dello scrittore per aver concesso la messa in onda di questa traccia. Ascoltando quanto condividiamo, si possono sicuramente rilevare alcune caratteristiche. Una su tutte pare essere il piacere dell’affabulazione. La struttura del racconto sembra congeniata in modo ottimale, ma si sente una passione per la variazione nella voce dello scrittore che, a nostro avviso, funziona un po’ come un segnale in grado di suggerirci una relazione psicologica con la scrittura dove la componente orale non sembra comunque mancare. E l’impressione che restituisce potrebbe sicuramente definirsi grottesca, sebbene non “calchi troppo le mano” (la voce, in questo caso). C’è quindi dell’ironia, o meglio una certa “pantomima” che informa la lettura. E poi, a proposito delle sfumature della voce di Barlocco, e magari solo per la condivisione della città d’origine, si potrebbe avere qualche volta l’impressione di sentire Paolo Villaggio. Cioè una delle voci – prima di esser uno dei corpi – del grottesco italiano per antonomasia. Ma ecco, di nuovo: si tratta di una impressione, una mera sensazione, qualcosa che non sta né in cielo né in terra (sottoterra, all’ “inferno”?), che ben si accorda con la memoria “vaga” della voce dello scrittore, che con la recente pubblicazione ritorna come fosse una eco, e che con questo ascolto, si può – in qualche modo – riconoscere come tale.


    Fonti

    Marcello Barlocco, Veronica, i gaspi e Monsignore, Greco e Greco, Milano 2005.
    Marcello Barlocco, Un negro voleva Iole. Racconti scelti e aforismi inediti, Giometti&Antonello, Macerata 2020.
    Articolo da La Stampa - 1 marzo 1961: http://bit.ly/2InP77K
    Puntata Fahrenheit Radio 3:
    https://www.raiplayradio.it/audio/2020/02/FAHRENHEIT---IL-LIBRO-DEL-GIORNO-4bf2115a-209f-472d-9de0-d0d0632256d1.html
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