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    antroposonora | co co c_o(ps)

    itMarch 22, 2022
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    Antroposonora | co co c_o(ps)

    Il titolo allude alle conferenze sul clima (COP), infatti in gioco qui è la comunicazione sui cambiamenti climatici, l'emergenza ambiente, ecc.; tra "economia" ed ecologismo, liete brigate di campagnoli a Glasgow, Boris Johnson, Bene-Hyperion, frammenti vari.

    >> Alla maniera di Blob, che è ancora un paradosso mediatico – ipertrofia comunicativa e buco nero allo stesso tempo – abbiamo pensato di ridare gli stessi meccanismi nel campo che ci interessa: quello sonoro. Da qui, antroposonora. Un modo come un altro per “sentire le voci…”
    Schegge dall’etere: imprevedibili, imprendibili, come delle variazioni su “temi” che emergano da sé. Il montaggio della trama sonora è anche smontaggio – e, come sempre, traditore (di impressioni, aspettative, e chissà che altro).

    Montaggio audio: Marco Di Salvatore

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

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    Sul dolore ecologico

    Sul dolore ecologico
    Sul dolore ecologico

    Il cambiamento climatico, con le sue numerose implicazioni e conseguenze, ha un impatto profondo
    sulla nostra percezione della realtà, le nostre emozioni, il nostro modo d’immaginare il futuro, ricordare il passato, e comprendere il presente. In particolare, il confronto tra un passato climaticamente più stabile e un futuro sempre più incerto ci costringe a fare i conti con sentimenti difficili, quali ansia climatica (eco-anxiety), dolore ecologico (ecological grief) e solastalgia. È importante non reprimere né rigettare l’esperienza del dolore ecologico, ma accettarla e sfruttarne il potenziale motivante, che può ispirarci a ridefinire il nostro rapporto con l’ambiente e le risorse naturali.

    L’intervento si basa sugli interessi di ricerca di Silvia Vittonatto e fa riferimento al lavoro di studiosi quali Glenn Albrecht e Stef Craps. I “ricordi ambientali” evocati in apertura dell’episodio riguardano la regione alpina al confine tra Francia e Italia, a cui rimandano anche l’intro in lingua francese a cura di Louise Carles e l’immagine di copertina, scattata in Val di Susa nel 2016.

    A cura di Silvia Vittonatto

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    Consistere in un punto - Alfonso Cariolato su Carlo Michelstaedter

    Consistere in un punto - Alfonso Cariolato su Carlo Michelstaedter
    Consistere in un punto – per Carlo Michelstaedter

    Parlare di Michelstaedter (1887-1910) come riprendendo un dialogo. Non accennare nemmeno a
    quanto ogni volta si dice in un ripetere tanto grave quanto compiaciuto. Chi fosse interessato alle
    vicende della sua vita le può trovare ovunque, solo a volerlo. Del resto, è caratteristica della vana
    saggistica ribadire quanto tutti sanno.

    Entrare senza mediazioni nel suo pensiero, dunque, saltando a piè pari i troppi preamboli, con tutti i
    rischi, ma anche con la stessa urgenza che emerge da ogni suo scritto, poesia, disegno o dipinto. Parlare come scendendo «da Carnizza fuori dall’adiaphoría (indifferenza) dell’altipiano coperto di neve e oppresso dalla nebbia», cogliere l’occasione, senza volere dire tutto, ma avvalendosi di un’opportunità che altrimenti sfuggirebbe. E fermarsi esattamente nel modo in cui si è cominciato, senza rendiconti possibili.

    «Questo che fai, come che cosa lo fai? – con che mente lo fai?».

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    Lo scrittore “impiraperle”

    Lo scrittore “impiraperle”
    Lo scrittore “impiraperle”

    Sulla scorta di quanto detto da Flavio Santi nel suo intervento, si può dire che Ugo Facco De Lagarda (Venezia, 1896-1982) sia uno scrittore da recuperare, scoprire o riscoprire a seconda dei casi.

    Se si guarda alla produzione dello scrittore veneto nel suo complesso, si può trovare un po’ di tutto: oltre all’interesse verso determinati genere letterari, come dimostra Il commissario Pepe, si ha tanta poesia, prosa, del teatro, cronache etc.

    Detto questo, difficile quindi dare una definizione univoca dello scrittore. Come tutte le figure complesse, l’analisi non si può ridurre a una formula che valga indiscriminatamente. Si è costretti quindi a improvvisare. E così, sulla base dell’improvvisazione, ci si può forse affidare alla suggestione e far riferimento a uno dei libri più veneziani dell’autore: Morte dell’impiraperle (Editrice Evi, Venezia 1967). “Raccolta di quarantadue elzeviri e racconti scelti,” come si legge nell’introduzione, il libro prende il titolo dall’ultimo testo.

    Quello dell’impiraperle (o impiraressa) è un mestiere particolare. Dalla Treccani online si legge: «Nome dato a Venezia alle artigiane che infilano con lunghi aghi perline di vetro colorato». A grandi linee, lo si potrebbe definire come un qualcosa in cui tecnica e inventiva si coniugano con una certa serialità produttiva (quella del lavoro di bottega). Quanto poi al valore delle perle, esse sono sempre state merce di scambio equivalente al denaro per la Serenissima: viaggiando per il mondo, indosso a varia umanità; accompagnando la Storia, nel bene e nel male. In fondo in fondo, non sarebbe forse questa una descrizione che si può dare della letteratura?

    Infine, oltre ai libri citati, di Ugo Facco De Lagarda andrebbero ricordati altri titoli. Fra questi: Cronache cattive (Feltrinelli, 1962); La grande Olga (Mondadori, 1966); Cronistoria dei fatti d’Italia 1900-1950 (Pan Editrice, Milano 1975).

    P. S. Nel suo intervento, Santi fa riferimento a Storia del giallo italiano di Luca Crovi (Marsilio, 2020).

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    La ragazza senza mani

    La ragazza senza mani
    La ragazza senza mani

    Una voce e un registratore digitale posato sulla scrivania, vicino a una finestra aperta. Sulla
    scrivania ci sono anche alcuni fogli: è una fiaba dei fratelli Grimm,forse tra le più belle, tradotta
    in italiano da Tommaso Landolfi. Parla di diavoli, distanze, erranze, simboli, partenze, parti
    mostruosi. Di dialoghi, ricerche, riserbi, rinascite, privazioni, limiti. Parla di smembramenti e
    di lacrime. Vecchie paginette ripescate quasi all’improvviso.

    Una lettura di Marco Di Salvatore.

    Da Jakob & Wilhelm Grimm, trad. Tommaso Landolfi, Fiabe, Adelphi, 1999.

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    IN PINOCCHIO

    IN PINOCCHIO
    IN PINOCCHIO
    (_in ginocchio dentro la confusione degli ordini_)
    Una nota esplicativa

    Quando si parla di letteratura italiana, assieme alla Divina Commedia e pochi altri casi, Pinocchio è certamente una delle opere più note internazionalmente, sebbene – forse – per motivi non necessariamente legati all’Italia.

    Qui di seguito, la lettura di un adattamento di Pinocchio di livello A2. Nello specifico, quello di Giorgio Massei, pubblicato da Edulingua nel 2013. Il capitolo letto è il numero cinque, intitolato “Dov’è la fata?”, dove Pinocchio ritrova la sua amata fatina.

    Le voci che si sentono sono di alcuni studenti e studentesse stranieri di italiano (B1) che si sono confrontati con il testo, senza indicazioni sulla pronuncia. Si è trattata di una scelta voluta, motivata dalla consapevolezza che la bellezza di una lingua è, anche, nelle sue imperfezioni.

    Montaggio
    Lorenzo Fioravanti

    Materiali
    Voci non narranti
    Musiche:
    • piece per piano preparato 1°
    • arrangiamento/campionamento da Beatles per tastiere elettroniche e drumset

    Composizione ed esecuzione musiche
    Lorenzo Fioravanti

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    antroposonora | co co c_o(ps)

    antroposonora | co co c_o(ps)
    Antroposonora | co co c_o(ps)

    Il titolo allude alle conferenze sul clima (COP), infatti in gioco qui è la comunicazione sui cambiamenti climatici, l'emergenza ambiente, ecc.; tra "economia" ed ecologismo, liete brigate di campagnoli a Glasgow, Boris Johnson, Bene-Hyperion, frammenti vari.

    >> Alla maniera di Blob, che è ancora un paradosso mediatico – ipertrofia comunicativa e buco nero allo stesso tempo – abbiamo pensato di ridare gli stessi meccanismi nel campo che ci interessa: quello sonoro. Da qui, antroposonora. Un modo come un altro per “sentire le voci…”
    Schegge dall’etere: imprevedibili, imprendibili, come delle variazioni su “temi” che emergano da sé. Il montaggio della trama sonora è anche smontaggio – e, come sempre, traditore (di impressioni, aspettative, e chissà che altro).

    Montaggio audio: Marco Di Salvatore

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    Cipango! - A proposito delle relazioni tra Italia e Giappone

    Cipango! - A proposito delle relazioni tra Italia e Giappone
    Cipango!
    A proposito delle relazione tra Italia e Giappone

    Da fine conoscitore della materia qual è, Massimo Soumaré ci racconta di certi legami tra l’Italia e il Giappone, a partire da Marco Polo per proseguire poi con altri casi, arrivando ai giorni nostri (o quasi).

    L’intervento è stato registrato a Torino, nel gennaio del 2022. Prosegue idealmente la serie di ascolti “in presa diretta” presenti nell’archivio. I rumori di fondo, così come le pause e le intromissioni sono parte integrante della “scena”.

    G. P.

    ☞ Massimo Soumaré
    Traduttore, scrittore, curatore editoriale, saggista e ricercatore indipendente. Ha collaborato con riviste specializzate sulle culture orientali e con riviste di cultura letteraria americane, giapponesi, irlandesi e italiane. Ha inoltre tradotto numerose opere di romanzieri giapponesi. Nel 2016 è stato finalista al Concorso Mario Soldati nella sezione giornalismo e critica con il saggio Il principe cane: elementi della filosofia e della poetica di Miyazaki Hayao in una fiaba tibetana incluso nel volume I mondi di Miyazaki (Mimesis, 2018). Tra i suoi ultimi lavori si segnala Viaggio nel Giappone sconosciuto (Lindau, 2021).

    ☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.

    ARTtoÙ - Momento 2: Toscanini / Wagner

    ARTtoÙ - Momento 2: Toscanini / Wagner
    ARTtoÙ
    Traccia-partitura-montaggio

    “...la musica...è accessibile soltanto attraverso il canto: suonare bene uno strumento significa...cantare bene sullo stesso strumento... Solo l’esatta comprensione del melos dà anche l’esatto movimento:...i nostri direttori non sanno nulla del tempo esatto per la ragione che non capiscono nulla di canto. Non mi sono ancora imbattuto in un Kappellmeister tedesco o altro direttore di musica che, con bella oppure brutta voce, sia veramente capace di cantare una melodia; per costoro la musica è una faccenda singolarmente astratta, un qualcosa di fluttuante tra grammatica, aritmetica e ginnastica, per cui si comprende molto bene che colui che in essa fu istruito, sia adatto come giusto insegnante in un conservatorio o un istituto di ginnastica musicale, non si può al contrario capire come costui sia in grado di infondere vita e anima ad un’esecuzione musicale.”*1

    TITOLO: letto artù; come l’inglese “arte per” e dialettale italiana nominazione di Arturo:
    Come colui che dà la sua arte per. La direzione d’orchestra - dell’opera - in questo senso musicale: opera; mette in opera l’arte per...

    ARTtoÙ - MOMENTO 2: Durante il suo ultimo concerto nel ’54, Toscanini ebbe un mancamento, perdendo - o appunto mancando - il tempo...

    “ quando Wagner buttò giù questo semplice accordo di la mag dato ai Violini e ai Legni, ho sempre immaginato che lui sia sparito dalla terra in momento di grande e sublime ispirazione...” *2

    *1 R. Wagner - Scritti teorici e polemici: Del dirigere; p.105 - EDT
    *2 A.Toscanini - Lettere: p.416 - Ed. Il Saggiatore

    Introduzione/Montaggio: Lorenzo Fioravanti

    Dal concerto del 4 Aprile 1954 presso la Carnegie Hall di New York: R. Wagner, Tannhauser - Overture
    R. Wagner, Lohengrin, Atto I, Preludio

    Walter Benjamin e la radio

    Walter Benjamin e la radio
    Walter Benjamin ha condotto per anni un programma radiofonico per bambini, ma ha cercato di non farlo sapere a nessuno. Perché il primo e più originale teorico delle potenzialità dei nuovi media ha insabbiato la sua carriera da speaker radiofonico? E inoltre, perché nei suoi programmi per bambini, Benjamin parla di degrado architettonico, truffatori, tragedie, disastri epocali? La risposta a queste domande ci porta ad esplorare il percorso di Benjamin, il suo rapporto con la radio, e la sua singolare pedagogia.

    A cura di Nora Siena

    L'Uovo Testamento

    L'Uovo Testamento
    L'Uovo Testamento

    Si può raccontare un film alla radio? Come si può raccontare un film alla radio? Queste due
    domande – in realtà ne è una sola, in due variazioni – sono alla base di una curiosità che,
    giocando con il mezzo, abbiamo sempre avuto.

    Invitato a darci un contributo a proposito di cose del tipo film-sogno, film-parodia, film
    impossibili da realizzare eccetera eccetera, l’amico Luca Ferri ci ha mandato un messaggio
    vocale via WhatsApp in cui presenta, a suo modo, un fantomatico soggetto per un fantomatico
    film.

    Reale? Immaginario? Presa per il xyz? L’ambiguità, quando c’è, va lasciata in pace.
    In una qualità sonora volutamente bassa, il tono è rigorosamente a bassa voce, la svolgimento è
    un meccanismo ben congeniato, mentre l’esito è – come giusto che sia – fatale.

    Ecco, l’ «Uovo Testamento».

    Immagine tratta da "La morte ha fatto l'uovo" di Giulio Questi (1968)
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