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    coprifuoco

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    Episodes (49)

    La benzina torna sotto i due euro ma occhi alla beffa.

    La benzina torna sotto i due euro ma occhi alla beffa.
    Coprifuoco del 24 Marzo 2022
    La benzina torna sotto i due euro ma occhi alla beffa, Zelensky interviene in parlamento chiedendo di non far fare le vacanze agli oligarchi Russi, il biondo Tevere non é più cosi pulito, 11 tonnellate di riuniti in meno a Roma. In collegamento telefonico Maurizio Politi.

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    Quando possiamo fare finalmente il pieno.

    Quando possiamo fare finalmente il pieno.
    Coprifuoco del 18 Marzo 2022
    Le ultime novità sul GREEN PASS, quando possiamo fare finalmente il pieno, il carburante sta scendendo, foto e video osé della ex, al telefono Maurizio Politi.

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    Apriamo le indagini sull'aumento dei prezzi Gas e Carburanti.

    Apriamo le indagini sull'aumento dei prezzi Gas e Carburanti.
    Coprifuoco del 15 Marzo 2022
    Apriamo le indagini sull'aumento dei prezzi Gas e Carburanti, Shenzhen in lockdown e cosa rimane del Green Pass, al telefono Maurizio Politi.

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    Scaffali vuoti nei supermercati, allerta turismo in italia.

    Scaffali vuoti nei supermercati, allerta turismo in italia.
    Coprifuoco del 14 Marzo 2022
    In questo episodio si parla della giornalista che è apparsa nel tg russo, il taser in dotazione alla polizia, scaffali vuoti nei supermercati e allerta turismo in italia, al telefono Maurizio Politi.

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    Basta coprifuoco: è sbagliato e dannoso

    Basta coprifuoco: è sbagliato e dannoso
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜  http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6557

    BASTA COPRIFUOCO: E' SBAGLIATO E DANNOSO di Matteo Carnieletto"Abbiamo affrontato un fenomeno complesso come il Covid-19, articolato su più livelli della vita sociale e privata delle persone, solo in termini di salute. Così facendo, il discorso sanitario è diventato l'unico modo per risolvere questo problema. Abbiamo considerato i virologi - che come sempre accade nella scienza non hanno nessuna verità oggettiva e procedono per tentativi ed errori - come fossero i custodi di una verità a cui affidare la riorganizzazione intera sia dello spazio pubblico che privato. Se questo era comprensibile quando la pandemia è iniziata, è stato un errore grave continuare a farlo per gestire l'emergenza nel corso dell'anno seguente". Così Simone Regazzoni, filosofo, allievo di Jacques Derrida, amante (e praticante) degli sport di contatto.
    Professore, è da un anno che, a targhe alterne, veniamo confinati in casa. Come mai?
    Il primo grande errore è stato di mentalità: abbiamo risposto con una mentalità ristretta che ragionava solo in termini di sopravvivenza al problema Covid. Ora ci chiedono di continuare a usarla anche per il futuro, proprio ora che il fenomeno inizia ad avere una portata diversa attraverso i vaccini e altri tipi di risorse. Continuiamo ad avere i medici che, in tv, fanno il loro discorso a mo' di predica; hanno assunto un ruolo diverso dal medico, a metà strada tra un prete e un poliziotto: fanno la morale e pretendono che la loro morale abbia forza di legge. La politica troppo spesso è subalterna.
    Per esempio?
    La questione del coprifuoco, su cui ultimamente si è discusso, è un chiaro sintomo di questa mentalità ristretta. Tra l'altro, stiamo parlando di una misura estrema per una democrazia, che viene messa in atto quando ci sono minacce davvero epocali. In questo momento, coloro che sostengono il coprifuoco affermano anche che questa misura non ha alcun effetto positivo e che si tratta solo di un deterrente psicologico. Ma in una democrazia non è accettabile limitare le libertà fondamentali semplicemente perché i cittadini potrebbero far cattivo uso della propria libertà.
    Sembra che ora ci siano i medici, e in particolare i virologi, al comando del Paese...
    È giusto che i medici tutelino la nostra vita nei limiti delle loro competenze e del loro spazio, ma non possono e non devono occuparsi della totalità delle nostre vite: un cittadino non è un potenziale paziente. Una volta che sono tutelate le categorie più fragili, bisogna aprirsi al rischio, vale a dire alla vita. La vita è strutturalmente aperta al rischio e pensare di cancellare tutti pericoli non ha senso. C'è anche chi dice: "Saremo vaccinati ma, per anni, dovremo continuare a portare le mascherine". Tutto questo è politicamente pericoloso. Non è accettabile. Si è parlato di rischio ragionato: oggi dobbiamo rieducarci all'indocilità ragionata, come sosteneva il filosofo Michel Foucault. Noi non possiamo essere docili di fronte a tutto ciò che il medico di turno dice. Lui è libero di dire le sue opinioni, ma non è libero di decidere delle nostre vite.
    Ma com'è possibile che tutto questo sia passato senza che nessuno abbia osato dire nulla?
    Perché siamo stati esposti a un trauma. Non a caso le prime reazioni, un anno fa, erano: non è reale, è un film. Di fronte a qualcuno che dice "so io come salvarti", ci si adegua. È una reazione psicologica normale. Ma - passato il momento del trauma, dove è abbastanza razionale ragionare in termini di protezione assoluta - bisogna iniziare a costruire una risposta che vada al di là della semplice sopravvivenza. Ed è qui che c'è stato un vuoto discorsivo e il discorso medico ha monopolizzato la risposta. C'era bisogno di filosofi, psicologi, artisti, antropologi, e invece abbiamo affidato a qualche virologo questioni esistenziali su cui ha la stessa competenza del primo che passa.
    Non è che forse era anche più comodo rimanere in casa?
    Ci siamo abituati subito perché la società è strutturata attorno a vari dispositivi che ci rendono sopportabile, e anche amabile, lo stare rinchiusi in casa. Gli abbonamenti a Netflix, Zoom e tutto il resto. Sono diventate le nostre nuove zone di comfort. Questi dispositivi funzionano però per un certo periodo, poi si inceppano, soprattutto quando si inizia a sentire il bisogno di vita, della vitalità della vita. Ed è a questo punto che l'insofferenza viene criminalizzata, come abbiamo già visto (la scorsa estate andare in vacanza sembrava essere un comportamento immorale). Questo discorso va rigettato in toto. Noi non possiamo andare avanti così. Ciò che è accaduto ci stava nel momento del trauma, siamo diventati docili perché un tipo di discorso era efficace in quel momento (e poi perché noi non amiamo davvero la libertà, ma "stiamo bene" quando c'è un potere paternalista), poi l'insofferenza emerge. Ora è tempo di ringraziare i virologi, congedarli dalle tv e tornare a fare quella cosa rischiosa e bellissima che si chiama vita. Ci giochiamo ora l'avvenire... Dobbiamo riappropriarci dello spazio della vita. Questa è la vera scommessa.
    Come ci si abitua al rischio? È possibile che la mia generazione, quella dei ragazzi che oggi hanno trent'anni, non contempli alcun tipo di rischio?
    Credo ci sia stato un cattivo progetto pedagogico della generazione precedente. Abbiamo eliminato tutti i riti di passaggio perché erano traumatici (dall'esame a scuola a qualsiasi commento che mettesse in discussione la persona) e, non contenti, cerchiamo anche di eliminare qualsiasi cosa che possa fare male (cioè lasciare una qualche ferita). Questo non prepara a possibili traumi. Se uno ha una formazione del genere, appena arriva un trauma rischia di crollare.
    Ci spieghi meglio, per favore...
    A scuola qualsiasi cosa possa mettere in difficoltà i ragazzi viene esclusa ed è per questo che dobbiamo cambiare il discorso pedagogico. Dobbiamo tornare a far misurare le persone con le prove, perché una vita senza prove (eventi che accadono) è una vita che non è pronta alla vita. Il Covid-19 è stato uno di questi eventi, che ci dà la misura della difficoltà del nostro rapporto con il reale. L'esperienza è traumatica, significa misurarsi con qualcosa che può lasciare un segno. Imparare a vivere significa dare un significato a queste ferite. Siamo una società che ha detto che "non bisogna ferirsi". Ma così cancelliamo l'esperienza.
    Gli sport di combattimento vengono citati a sproposito, sostenendo che chi pratica sport simili è un teppista. In realtà, seguendo il suo ragionamento, queste attività, che contemplano prove e sofferenza, potrebbero rappresentare una grande alternativa pedagogica...
    Perché ci dobbiamo allenare in palestra? Ce lo insegna la storia: per affrontare le difficoltà della vita ed essere in grado di combattere. Ma oggi qualsiasi termine che rimandi al combattimento, al conflitto, è stato eliminato perché politicamente scorretto. Quando il conflitto arriva restiamo imbelli e ci chiudiamo in casa con internet. Se non abbiamo una disciplina dei corpi, questi saranno docilissimi al potere. Il potere in questo lockdown, in questo anno, ha agito sui nostri corpi perché li ha privati di movimento, di contatto.
    Che rapporto abbiamo con il nostro corpo?
    Siamo la società dell'immagine del corpo che rimuove i corpi in carne e ossa. Gli sport da contatto, dove possiamo sempre farci male, sono qualcosa che, nella tradizionale occidentale, rappresentava un elemento formativo fondamentale. I corpi sono docili perché manca consapevolezza di ciò che fai e la disciplina come cura e costruzione di sé. Gli sport da combattimento sono consapevolezza e disciplina. Chi fa sport da combattimento sa bene che deve misurarsi con il rischio, la paura, sa che ci si può far male, ma tutto questo non è altro che la vita. In un rapporto ci sono ferite, nella vita quotidiana ci sono sconfitte e traumi, e il soggetto è proprio chi sa costruire se stesso a partire da ferite, traumi, sconfitta.
    Noi dobbiamo fare una battaglia non solo per sopravvivere ma per sentirci vivi, per sentire tutta la forza della vita. Senza disciplina manca la forza che dice: "Bene, passato il colpo traumatico troviamo la modalità per tornare là fuori". C'è questa voglia di tornare ai corpi oggi. È un passaggio fondamentale perché i nostri sono corpi spaesati, perduti. Abbiamo chiuso le palestre quando, in termini di risposta anche sanitaria, rimanere in forma e avere una buona massa magra sarebbe stato una cosa positiva. La nostra logica si è incardinata solamente su chiusure e vaccini. E ciò che c'è in mezzo? I corpi che non si allenano più e sono permeabili all'attacco virale? Le persone non si tengono in forma, non c'è modo di fornire una risposta attiva. "Uscite e allenatevi": questa sarebbe stata una risposta attiva, anziché "rinchiudetevi e non fate niente". C'è una partita interessante da giocare ora, ed è davvero la partita della vita.

    La tendenza della settimana: Le serie tv sono i nuovi influencer? Dagli anni '70 di The Serpent alle sneaker di Lupin (Alessandra Magliaro)

    La tendenza della settimana: Le serie tv sono i nuovi influencer? Dagli anni '70 di The Serpent alle sneaker di Lupin (Alessandra Magliaro)
    Guardaroba da copiare e persino accessori e arredi: Accade sempre di più nei mesi di coprifuoco
    in cui ci ritroviamo a passare intere serate a seguire le storie preferite. I picchi di vendita dei market place che propongono gli stessi abiti o simili sono il metro per misurare questo fascino che hanno su di noi certe serie. Qualche esempio? I gioielli di Bridgerton, i trench di The Crown, gli occhiali da sole aviator anni '70 di The Serpent e molto altri, in attesa di House of Gucci. A pensarci bene è solo l'etichetta 'influencer' la novità: non vestivamo alla Happy Days o alla Friends qualche anno fa?

    Ep.1 | Teatro. Kepler-452

    Ep.1 | Teatro. Kepler-452
    La prima puntata di Apnee è dedicata al #Teatro con la compagnia bolognese Kepler-452.
    Come è cambiata l'attività teatrale durante la pandemia? Quali soluzioni hanno trovato le compagnie per i loro spettacoli? Che ne sarà del teatro così come lo abbiamo conosciuto?

    Kepler-452 ha risposto a queste domande attraverso la rielaborazione artistica, con gli spettacoli Daily Kepler, Consegne e Coprifuoco, tre diversi atti che provano ad aggirare il divieto di assembramento imposto dall'emergenza Covid.

    Nicola Borghesi e Enrico Baraldi ci raccontano un mondo indubbiamente in difficoltà ma che grazie alla creatività e alla capacità camaleontica dei teatranti può ancora cercare nuove strade per interpretare il presente.

    Licantropia - Volume I

    Licantropia - Volume I
    LICANTROPIA VOLUME 1
    un programma senza sonno / di RADIO INDIA / a cura di DOM- / con Valerio Sirnå, Arianna Lodeserto e Leonardo Delogu e la partecipazione speciale di Antonio Moresco.

    Un viaggio per riabitare la notte e abbracciare l'insonnia, tra città labirintiche, fughe accelerate, storie di una notte e rientri solitari, con emersioni cinematografiche e stralci noir. La nostalgia del buio si esprime in confidenze e divieti, per ascoltare ancora tutto quello che ci tiene svegli.

    Versi:
    𝘈𝘤𝘲𝘶𝘢𝘪𝘯𝘵𝘦𝘥 𝘸𝘪𝘵𝘩 𝘵𝘩𝘦 𝘕𝘪𝘨𝘩𝘵, scritta e letta da Robert Frost
    𝘏𝘺𝘢𝘻𝘪𝘯𝘵𝘩𝘦𝘯 di Theodor Storm (estratto)
    𝘓'𝘦𝘴𝘢𝘶𝘴𝘵𝘰 di Gilles Deleuze (estratto)
    𝘚𝘰𝘯𝘯𝘰 (1953,1966) di Amelia Roselli (estratto)
    𝘚𝘵𝘳𝘢𝘯𝘨𝘦𝘳𝘴 𝘪𝘯 𝘵𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘨𝘩𝘵, di B. Kaempfert, C. Singelton, E. Snyder (estratto)

    Riferimenti:
    - Renato Venturelli, "L'età del noir. Ombre, incubi e delitti nel cinema americano, 1940-60", Einaudi, 2007
    - Leonardo Gandini, "Il film noir americano", Lindau, 2001
    - Mauro Gervasini, "Cinema poliziesco francese", Le Mani, 2003

    Brani cinematografici:
    - "The Naked City", Jules Dassin, 1948
    - "Detour", Edgar G. Ulmer, 1945
    - "The Asphalt Jungle", John Huston, 1950
    - "Gilda", Charles Vidor, 1946
    - "Sunset Boulevard", Billy Wilder, 1950
    - "Night and the City", Jules Dassin, 1950

    Il testo di Antonio Moresco è tratto da un racconto inedito, intitolato “Camminare da solo, di notte” narrato dall'autore stesso, e accompagnato dal musicista e producer Fabio Zuffanti, in un'opera sonora pubblicata per AMS Record. https://www.btf.it/antonio-moresco-fabio-zuffanti-camminare-da-solo-di-notte-cd.html.

    Ringraziamo Leo Anibaldi per la conversazione a cuore aperto e per i brani inediti che abbiamo potuto ascoltare e mandare in onda.

    Live: Covid e dilemmi etici

    Live: Covid e dilemmi etici
    Oggi parliamo di due dilemmi etici legati al covid-19. Nel momento in cui i reparti di terapia intensiva saranno pieni, come si deciderà chi curare e chi no? Sarebbe corretto eticamente inserire tra i principi di esclusione alle cure l'età? Questo escluderebbe a priori ad esempio le persone ad altissimo rischio per lasciare spazio a chi potrebbe realmente salvarsi. E poi, è giusto costringere uno stato intero al lockdown quando effettivamente le persone a rischio sono solo gli anziani?


    Ci potete ascoltare su:
    Nostro Sito: https://dpenpodcast.wixsite.com/website .
    Apple Podcast: https://podcasts.apple.com/it/podcast/dpen-come-fare-podcast/id1502380159 .
    Spotify: https://open.spotify.com/show/3ezbpHkcDP3AxPSBH1fciG?si=xeFd9R5oRpiGZIkilN15lw .
    Spreaker: https://www.spreaker.com/user/dpen .

    E su tutte le app principali di streaming.

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