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    Episodes (57)

    Sabato 25 novembre 2023 - Continua a farti domande!

    Sabato 25 novembre 2023 - Continua a farti domande!
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie».
    Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui».
    Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

    Bisogna baciare ogni croce che il Signore permette nella nostra vita

    Bisogna baciare ogni croce che il Signore permette nella nostra vita
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7563

    BISOGNA BACIARE OGNI CROCE CHE IL SIGNORE PERMETTE NELLA NOSTRA VITA
    I santi hanno un legame profondo con la Croce, da San Francesco a Santa Veronica Giuliani, da Santa Brigida a Padre Pio
    da I Tre Sentieri
    Nel film The Passion di Mel Gibson c'è questa scena: consegnano a Gesù, ormai già una maschera di dolore e di sangue per le flagellazioni subite, la Croce; ed Egli s'inginocchia dinanzi ad essa e la bacia.
    Dunque, Gesù bacia il proprio patibolo. Il Cristianesimo esige - anzi possiamo dire: pretende - anche questo paradosso: baciare lo strumento del propria sofferenza.
    Ciò si spiega con la scelta che Dio ha fatto: salvare attraverso la sofferenza. Una scelta certamente misteriosa, ma vera, indiscutibile, che non si può negare. E se lo si volesse negare, si nullificherebbe il Cristianesimo stesso.
    Scrive san Luigi Grignon de Monfort nella sua Lettera agli amici della Croce: "Non accogliete mai una croce senza baciarla con umile gratitudine, e se poi la bontà di Dio vi favorisse di una croce un po' pesante, ringraziatelo in modo speciale e invitate altri a ringraziarlo. Fate come quella povera donna che, dopo aver perso tutti i suoi beni in un processo a lei ingiustamente intentato, fece subito celebrare una Messa con l'offerta dei dieci soldi che le erano rimasti, per ringraziare il Signore della buona sorte che le era capitata".
    Amare dunque la Croce, baciarla, ringraziare perché c'è... sembrano cose del tutto innaturali. Se si ragionassimo solo attraverso la carne (come direbbe san Paolo) saremmo nell'assurdo; ma se si ragionasse secondo lo spirito, allora si capirebbe tutto. Si capirebbe che è proprio la Croce di Cristo a rendere tutto intellegibile, tutto ordinato, tutto consolante, nell'opprimente caos del non senso che ci sarebbe se la Croce non ci fosse. Infatti, senza la Croce non si capirebbe come non disperarsi dinanzi al male.
    Nota di BastaBugie: Antonio Tarallo nell'articolo seguente dal titolo "La Croce, i crocifissi e i santi, un legame profondo" parla dei santi che hanno avuto un legame profondo con la Croce e, di conseguenza, con i crocifissi.
    Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 14 settembre 2023:
    «Ti saluto, o Croce santa,/ che portasti il Redentor;/ gloria, lode, onor ti canta/ ogni lingua ed ogni cuor»: queste, le parole dell'inno che accompagnano la liturgia dei venerdì di Quaresima che precedono la Pasqua. Sono parole di un inno alla Croce - «vessillo glorioso di Cristo» e «salvezza del popol fedel» - che tutti conosciamo. Ed è proprio la Croce, signum fondamentale per il cristianesimo, ad essere esaltata nella festività che viene celebrata oggi dalla Chiesa cattolica. Contemplandola, le immagini si rincorrono.
    Fra questi fotogrammi ce n'è uno particolare: nella cappella maggiore della basilica di San Francesco ad Arezzo, vi è un affresco dal titolo L'Esaltazione della Croce (nella foto), opera di Piero della Francesca, uno dei capolavori della pittura rinascimentale. I colori e le forme creati dall'artista raccontano il rientro della Santa Croce a Gerusalemme per poter essere issata per la devozione. L'imperatore Eraclio I (la sua figura è andata perduta nell'affresco), dopo aver ripreso la Croce sconfiggendo Cosroe II, si appresta a riportarla in città, ma un angelo lo interrompe sulla via e ferma la sua parata trionfale. Il vescovo Zaccaria lo esorta, allora, a un atteggiamento d'umiltà: solo entrando scalzo, l'imperatore potrà riportare la Croce a Gerusalemme. È questa l'umiltà che si deve portare al Sacro Legno che ha visto Cristo sofferente e morente. Ed è questa l'umiltà che i santi hanno sempre dimostrato davanti all'inesplicabile mistero che è racchiuso in quel simbolo di morte divenuto per ogni cristiano simbolo di luce e risurrezione.
    Inevitabile, dunque, che tutti i santi abbiano avuto un legame profondo con la Croce e, di conseguenza, con i crocifissi, riproduzioni lignee o di altra fattura che iconograficamente ci presentano il momento del Cristo sul Golgota.
    San Francesco d'Assisi ha avuto con la Croce sempre un dialogo particolare, a cominciare dal Crocifisso di San Damiano, la famosa opera lignea davanti alla quale il Padre Serafico ha ricevuto la chiamata a servire la Chiesa di Dio, a "ripararla". Il crocifisso fu trasferito, nel 1257, nel protomonastero di Santa Chiara in Assisi dove si trova tutt'oggi: si tratta di un'icona di dimensioni 210×130 centimetri, databile intorno al 1100, di autore sconosciuto. L'opera lignea rappresenta il "Christus triumphans", cioè il "Cristo trionfante" sulla morte. La figura di Gesù è rappresentata non solitaria perché contornata da alcune figure: la Vergine Maria; san Giovanni; Maria Maddalena e Maria di Cleofa; Longino, il soldato romano che ferì il costato di Gesù. Poi, in basso a destra, vi sono: Stephaton, identificato come il soldato che offrì a Gesù la spugna imbevuta nell'aceto; e, in ultimo, poco sopra la spalla sinistra del centurione, si nota un piccolo volto che - secondo la convenzione del tempo - potrebbe essere attribuibile allo stesso volto dell'artista che ha dipinto l'icona. A chiudere tutta questa esplosione di figure, vi sono sei angeli, disposti alle due estremità del braccio orizzontale del crocifisso.
    «E anche adesso amo così caritatevolmente l'anima tua, che prima di privarmene, mi farei di nuovo mettere in croce, se fosse possibile. Imita l'umiltà mia; io, Re della gloria e degli Angeli, indossai vili panni e udii con le mie orecchie ogni insulto e disprezzo» (Rivelazioni). Sono parole d'amore cristiano quelle che Gesù rivolge a santa Brigida di Svezia. Tra la santa e il Cristo crocifisso vi è, infatti, un rapporto davvero unico: la dedizione per la Passione pone Brigida fra quelle aureole che hanno trovato in Cristo crocifisso non solo un'ideale di vita religiosa ma una vera e propria compenetrazione esistenziale. Come san Francesco rivive la Croce divenendo lui stesso alter Christus, così Brigida riesce a entrare nel Mistero del Golgota con una forza strepitosa, avvincente. Un segno visibile di questo dialogo è il crocifisso custodito, a Roma, nella basilica di San Paolo fuori le mura. Era il 1349 quando la santa partì alla volta della Città Eterna per partecipare al Giubileo che si sarebbe tenuto nel 1350, anno in cui verrà raggiunta dalla figlia Caterina. Assieme a lei, deciderà di fare visita in pellegrinaggio alle basiliche romane. E fu proprio durante uno di questi pellegrinaggi che avvenne l'incontro tra santa Brigida e il crocifisso ligneo della basilica romana. In questo luogo, Brigida, mentre contemplava il Sacro Legno, vide il volto di Cristo volgersi verso di lei. Cominciò, così, il dialogo fra i due: quello scambio di parole darà vita al libro delle Rivelazioni e alle Quindici Orazioni sopra la Passione di N.S. Gesù Cristo. Ancora oggi, quel crocifisso è lì, nella basilica, nella Cappella del SS. Sacramento fatta costruire in occasione del giubileo del 1725, a 375 anni dal prodigioso evento.
    Altra figura femminile, santa Veronica Giuliani, conosciuta come "la sposa di Cristo". Nel monastero delle Cappuccine a Città di Castello, vicino Perugia, è conservato il crocifisso che parlò a santa Veronica. Ai tempi della santa, si trovava nell'infermeria della struttura religiosa. Nel suo Diario mistico troviamo la descrizione prodigiosa dell'evento: «Schiodando un braccio dalla croce, mi fece cenno di avvicinarmi al suo costato. E mi trovai tra le braccia di Cristo crocifisso. Quello che ho provato allora non riesco a raccontarlo: sarei voluta rimanere per sempre sul suo santissimo costato».
    E davanti a un crocifisso in legno san Pio da Pietrelcina ricevette il 20 settembre del 1918, sei giorni dopo la festa dell'Esaltazione della Croce, le stimmate. Era mattina, il frate cappuccino aveva appena celebrato la Santa Messa e al momento del ringraziamento per il sacrificio eucaristico appena celebrato viene sorpreso da una sorta di riposo, «simile ad un dolce sonno», così lo descriverà anni avanti. Intorno a lui, il silenzio e solamente il volto gemente di Cristo sulla Croce del Golgota. Ed è in quel silenzio che dopo la comparsa di un «misterioso personaggio (...) che aveva le mani ed i piedi ed il costato che grondava sangue», san Pio si ritroverà con «mani, piedi e costato» traforati e grondanti di sangue.
    Altro grande importante crocifisso è quello di san Camillo de Lellis, il fondatore dell'Ordine dei Chierici Regolari Ministri degli Infermi, che - assieme ai suoi primi compagni d'avventura - era solito riunirsi a pregare in una saletta dell'ospedale romano di San Giacomo: in questo luogo vi era custodito un crocifisso in legno che oggi si trova in una cappellina della chiesa della Maddalena (sempre a Roma), meta di molti pellegrini. Le braccia di Gesù si presentano staccate dal Sacro Legno poiché - come viene narrato nella prima biografia ufficiale del santo, Vita del Padre Camillo de Lellis di padre Sanzio Cicatelli (1615) - Cristo gli venne in sogno in un momento di sconforto spirituale, esortandolo a continuare la sua missione: «Non temere pusillanime, continua, perché questa non è opera tua, ma opera mia!». Detto ciò, staccò le sue braccia dalla Croce,

    Giovedì 14 settembre 2023 (Esaltazione della Croce) - Il Cuore di tutto!

    Giovedì 14 settembre 2023 (Esaltazione della Croce) - Il Cuore di tutto!
    VANGELO
    Dal Vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
    «Nessuno è mai salito al cielo, se non colui che è disceso dal cielo, il Figlio dell’uomo. E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
    Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna.
    Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui».

    COMMENTO
    l cuore del messaggio della croce è il dono. Dio dona suo Figlio. Gesù dona la vita. Nelle nostre croci offriamo e doniamo ciò che di noi è il bene, cura, preghiera, pazienza, ascolto, attesa… Perché anche nel dolore brilli più forte l’amore.

    CITAZIONE
    Le nostre ferite sono spesso le aperture nella parte migliore e più bella di noi. (D. Richo)

    Domenica 2 Luglio 2023 (XIII T. ordinario) - Se non ami non vivi!

    Domenica 2 Luglio 2023 (XIII T. ordinario) - Se non ami non vivi!
    Dal Vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
    «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
    Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
    Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
    Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
    Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».


    Commenti di Don Carlo Occelli (Ocio) sacerdote della diocesi di Cuneo

    Essere vivi è dare, non trattenere. L’amore è attenzione ai dettagli. Non un semplice bicchiere d’acqua, ma di acqua fresca. Amiamo nei particolari.


    “Non è importante quanto doniamo, ma quanto amore mettiamo nel dare”. Madre Teresa

    Ep.127 - Tanti auguri alla Croce Rossa Italiana

    Ep.127 - Tanti auguri alla Croce Rossa Italiana
    La Croce Rossa Italiana è nata a Milano il 15 giugno 1864 per volontà del cittadino svizzero Jean Henri Dunant, che ha vissuto il massacro della guerra. Da allora, l’organizzazione di volontariato forse più famosa del mondo presidia l’assistenza sanitaria e sociale sia in tempo di pace che in tempo di guerra. Da 159 anni, la Croce Rossa Italiana ci insegna che aiutare è una delle forme più potenti di amore.

    Santa Maria madre della Chiesa (Gv 19,25-34)

    Santa Maria madre della Chiesa (Gv 19,25-34)
    stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
    Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

    Nessun esempio di virtù è assente dalla croce

    Nessun esempio di virtù è assente dalla croce
    VIDEO: Le migliori scene della passione di Cristo ➜ https://www.youtube.com/watch?v=W6NvfJUMpyw&list=PLolpIV2TSebUsSP8uQi0qHD_QddjH-_R3

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7363

    NESSUNA VIRTU' E' ASSENTE DALLA CROCE
    Il Dottore Angelico ci spiega come e perché fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi nella sua passione

    di San Tommaso d'Aquino
    Fu necessario che il Figlio di Dio soffrisse per noi? Molto, e possiamo parlare di una duplice necessità: come rimedio contro il peccato e come esempio nell'agire.
    Fu anzitutto un rimedio, perché è nella passione di Cristo che troviamo rimedio contro tutti i mali in cui possiamo incorrere per i nostri peccati.
    Ma non minore è l'utilità che ci viene dal suo esempio. La passione di Cristo infatti è sufficiente per orientare tutta la nostra vita.
    Chiunque vuol vivere in perfezione non faccia altro che disprezzare quello che Cristo disprezzò sulla croce, e desiderare quello che egli desiderò. Nessun esempio di virtù infatti è assente dalla croce.
    Se cerchi un esempio di carità, ricorda: «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici» (Gv 15,13).
    Questo ha fatto Cristo sulla croce. E quindi, se egli ha dato la sua vita per noi, non ci deve essere pesante sostenere qualsiasi male per lui.
    Se cerchi un esempio di pazienza, ne trovi uno quanto mai eccellente sulla croce. La pazienza infatti si giudica grande in due circostanze: o quando uno sopporta pazientemente grandi avversità, o quando si sostengono avversità che si potrebbero evitare, ma non si evitano.
    Ora Cristo ci ha dato sulla croce l'esempio dell'una e dell'altra cosa. Infatti «quando soffriva non minacciava» (1 Pt 2,23) e come un agnello fu condotto alla morte e non aprì la sua bocca (cfr. At 8,32). Grande è dunque la pazienza di Cristo sulla croce: «Corriamo con perseveranza nella corsa, tenendo fisso lo sguardo su Gesù, autore e perfezionatore della fede. Egli in cambio della gioia che gli era posta innanzi, si sottopose alla croce, disprezzando l'ignominia» (Eb 12,2).
    Se cerchi un esempio di umiltà, guarda il crocifisso: Dio, infatti, volle essere giudicato sotto Ponzio Pilato e morire.
    Se cerchi un esempio di obbedienza, segui colui che si fece obbediente al Padre fino alla morte: «Come per la disobbedienza di uno solo, cioè di Adamo, tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo tutti saranno costituiti giusti» (Rm 5,19).
    Se cerchi un esempio di disprezzo delle cose terrene, segui colui che è il re dei re ed il Signore dei signori, «nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza» (Col 2,3). Egli è nudo sulla croce, schernito, sputacchiato, percosso, coronato di spine, abbeverato con aceto e fiele.
    Non legare dunque il tuo cuore alle vesti ed alle ricchezze, perché «si son divise tra loro le mie vesti» (Gv 19,24); non agli onori, perché ho provato gli oltraggi e le battiture (cfr. Is 53,4); non alle dignità, perché intrecciata una corona di spine, la misero sul mio capo (cfr. Mc 15,17) non ai piaceri, perché «quando avevo sete, mi han dato da bere aceto» (Sal 68,22).

    Il discepolato in Gesù e le sue condizioni. 17.02.23

    Il discepolato in Gesù e le sue condizioni. 17.02.23
    "Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua."

    Le letture complete della messa del giorno oggi 17.02.23
    https://www.chiesacattolica.it/liturgia-del-giorno/


    Colonna sonora TEMPO ORDINARIO:
    "Scott Buckley - Resolutions" is under a Creative Commons (CC BY 3.0) license.
    https://creativecommons.org/licenses/... https://www.youtube.com/user/music
    Music promoted by BreakingCopyright: https://youtu.be/LEm_RLKKGBQ 🔺

    Domenica 4 settembre 2022 (XXIII Tempo ordinario) - Dove devo morire?

    Domenica 4 settembre 2022 (XXIII Tempo ordinario) - Dove devo morire?
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
    «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

    Commento di Don Federico Suria (Pucci) diocesi di Mondovì

    Questo podcast fa parte di https://www.bar-abba.it

    Boris contro Putin

    Boris contro Putin
    Il dissenso di un diplomatico russo ci insegna che la dittatura si può combattere anche con gesti individuali. Come fece Benedetto Croce contro Mussolini, Solzenicyn contro Stalin, Liu Xiaobo contro il partito comunista cinese.

    Le regole del marketing applicate al Vangelo

    Le regole del marketing applicate al Vangelo
    VIDEO: La Maddalena incontra Gesù risorto ➜ https://www.youtube.com/watch?v=IAElkvCsan0&list=PLgMdR9w-900kJACstaBTxtpCHnHN-w3tP

    TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6981

    LE REGOLE DEL MARKETING APPLICATE AL VANGELO di Don Stefano Bimbi
    Ogni anno la Pasqua ci ricorda la notizia più strepitosa di tutte: Gesù Cristo è risorto dai morti! Eppure questa notizia così straordinaria per ogni vero cristiano, potrebbe non interessare agli altri. In che modo possiamo portare l'annuncio pasquale a chi ci sta a cuore? Analizziamo come agisce la pubblicità in modo da capire i suoi segreti per poi utilizzarli per annunciare Gesù efficacemente.
    In che modo la pubblicità ci convince all'acquisto di prodotti che magari neppure ci sono necessari? Proviamo a fare una piccola analisi. In genere in uno spot pubblicitario non ci viene indicato il valore del prodotto in sé stesso, né le sue caratteristiche tecniche come ad esempio le dimensioni, la durata, i materiali di fabbricazione, ecc. Il marketing in generale si avvale di un espediente, un trucchetto per così dire, che gli esperti chiamano "tecnica dello sviamento".
    Tale tecnica consiste nel far focalizzare l'attenzione dello spettatore su un aspetto che faccia da leva emotiva e lo spinga all'acquisto. Ad esempio, per reclamizzare dei biscotti, si mette in scena una famiglia dove tutti si alzano e sono felici, amorevoli, servizievoli l'un l'altro. Così una donna che vede questo spot è inconsciamente portata a pensare: "Affinché la mattina nella mia famiglia ci sia tranquillità e serenità devo comprare tali biscotti, ed otterrò come risultato la famiglia felice!".
    Facciamo un altro esempio: per pubblicizzare delle scarpe sportive si sceglie come testimonial un campione (un calciatore famoso o un vincitore olimpico o comunque un detentore di un qualche record mondiale) e si mostra che con quelle ai piedi vince le gare. Di conseguenza lo sportivo amatoriale che vede lo spot inconsciamente si dice: "Grazie a quelle scarpe il campione ha vinto, se le compro anch'io le mie prestazioni saranno migliori". La realtà però è che, ovviamente, anche indossando quelle scarpe, non diventerà mai un campione.
    Quindi vediamo che con la tecnica dello sviamento, la pubblicità promette ciò che non è possibile: promette di realizzare un desiderio irrealizzabile.

    LA FESTA DELLA PASQUA
    In che modo questo discorso può farci capire meglio la festa della Pasqua? Perché il Vangelo ci presenta Gesù Cristo crocifisso, la massima antitesi della suddetta tecnica pubblicitaria! Quanti nuovi "clienti" si potrebbero acquisire, infatti, dicendo che l'obiettivo del cristiano è prendere su di sé la croce e abbandonare i propri desideri?
    Gesù dice chiaramente: "Rinnega te stesso" e non: "Realizza te stesso", come suggerisce invece il Mondo. Il Signore, a chi vuol seguirlo, propone una via che non prevede le comodità della vita, la realizzazione dei desideri e nemmeno di poter fare la propria volontà se contrastante con quella di Dio.
    Sul piano del marketing i pubblicitari direbbero che il cristianesimo è destinato al fallimento sicuro! E senza essere esperti di marketing lo dicevano anche i discepoli: "Questo linguaggio è duro, chi può intenderlo?".
    Ma Gesù è stato sincero fino in fondo: "Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi" e infatti chi segue davvero Cristo è perseguitato. Vuoi essere cristiano? Allora prendi la tua croce, accetta la sofferenza, rinnega i tuoi desideri.
    Una barzelletta dice che ad un uomo, prima di andare nell'aldilà, viene data la possibilità eccezionale di andare a vedere com'è, così può rendersi conto prima di morire come stanno le cose e scegliere di conseguenza. Può visitare sia il paradiso che l'inferno. Quindi va in cielo e un angelo gli fa da guida e gli spiega che lì tutti si vogliono bene, si amano, e sono felici. Poi va all'inferno dove un diavolo lo accompagna e gli dice che lì tutti si vogliono bene, si amano, e sono felici. L'uomo gli chiede se ha capito bene perché gli sembra strano che l'inferno sia come il paradiso, ma il diavolo gli risponde che anzi l'inferno è meglio perché puoi fare quello che ti pare nella vita, tanto poi starai comunque bene anche nell'aldilà. L'uomo torna sulla terra e di conseguenza comincia a vivere nel peccato appagando tutti i suoi desideri fin quando ne ha la possibilità. Passano gli anni, muore e si presenta al cospetto di Dio che lo spedisce all'inferno, ma lui non si preoccupa. Arrivato dal diavolo che lo aveva accompagnato nella visita che aveva fatto lo saluta affettuosamente, ma lui, anziché ricambiare cortesemente il saluto come aveva fatto allora, gli dà una pedata, lo butta tra le fiamme, ed inizia per lui un'eternità fatta di tormenti, sofferenze e solitudine. Allora l'uomo va a lamentarsi dal diavolo: "Scusi, ma mi era sembrato che l'inferno era diverso da come lo vedo adesso", ma il diavolo gli risponde: "Certo! Noi siamo campioni in pubblicità".

    UN OTTIMO PUBBLICITARIO
    È proprio così, il diavolo è un ottimo pubblicitario. Egli promette di soddisfare il desiderio più profondo dell'uomo che consiste nella beatitudine eterna: un'esistenza di realizzazione vera senza sofferenza, né morte. Ma quello è il paradiso! Eppure il diavolo ci vuol convincere del contrario. Così fu nel paradiso terrestre: il tentatore non disse che con la disobbedienza i progenitori avrebbero conosciuto il dolore, la malattia e la morte, bensì convinse Eva dicendole che non solo sarebbe rimasta nel paradiso terrestre, ma che sarebbe diventata come Dio potendo quindi realizzare ogni suo desiderio. Tutti proviamo la tentazione di vivere a nostro piacimento, stabilire le nostre leggi e dimenticarci di Dio.
    Il diavolo, da abile pubblicitario, continua a promettere un desiderio che non è realizzabile: vivere senza Dio e fare quello che ci pare e piace. Ma senza Dio la vita non trascorre meglio, anzi, diventa un incubo!
    Noi non seguiamo Gesù perché ci piace la croce, o perché ci piace soffrire; non perché desideriamo rinnegare noi stessi ed obbedire ai comandamenti, ma perché quello che ci dà Gesù nessun pubblicitario ce lo può dare!
    Solo Gesù Cristo realizza esattamente quello che promette: salva, dona vita nuova, purifica totalmente dai peccati, dà senso alla malattia e alla morte perché ci fa risorgere per la vita eterna. Il Vangelo quindi non è una pubblicità, non è una realtà piacevole da sentire o ascoltare e non è nemmeno uno stile di vita leggero e senza problemi. La vita cristiana è un fatto serio: siamo su questa terra per conoscere, amare e servire Dio e goderlo per tutta l'eternità, come ci ricorda sapientemente il catechismo di San Pio X. Avendo chiara questa verità si possono affrontare bene anche la malattia e la morte perché sappiamo che Gesù Cristo, morendo sulla croce e risorgendo, ci ha salvato dal male, dal Maligno, da una vita senza senso e dalle pene infernali, come possiamo fare a meno di Lui?

    Domenica 10 aprile 2022 (DOMENICA DELLE PALME) - Verso gesti veri!

    Domenica 10 aprile 2022 (DOMENICA DELLE PALME) - Verso gesti veri!
    Mentre ancora egli parlava, ecco giungere una folla; colui che si chiamava Giuda, uno dei Dodici, li precedeva e si avvicinò a Gesù per baciarlo. Gesù gli disse: «Giuda, con un bacio tu tradisci il Figlio dell’uomo?». Allora quelli che erano con lui, vedendo ciò che stava per accadere, dissero: «Signore, dobbiamo colpire con la spada?». E uno di loro colpì il servo del sommo sacerdote e gli staccò l’orecchio destro. Ma Gesù intervenne dicendo: «Lasciate! Basta così!». E, toccandogli l’orecchio, lo guarì. Poi Gesù disse a coloro che erano venuti contro di lui, capi dei sacerdoti, capi delle guardie del tempio e anziani: «Come se fossi un ladro siete venuti con spade e bastoni. Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre».

    Commento di Don Fabrizio (Bab), sacerdote della Diocesi di Mondovì
    Podcast che fa parte dell'aggregatore Bar Abba: www.bar-abba

    Sabato 9 aprile 2022- Siamo alla resa dei conti!

    Sabato 9 aprile 2022- Siamo alla resa dei conti!
    Dal Vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
    Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
    Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
    Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
    Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».

    Commento di don Federico (Pucci), sacerdote della Diocesi di Mondovì
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