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    Primavera per tutti

    itJuly 20, 2020
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    About this Episode

    Don Paolo Alliata prende spunto da alcune pagine del romanzo di Tolstoj: "Resurrezione" per indicarci la via della fioritura della nostra vita e, di conseguenza, di coloro che ci circondano.

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    Il grido di giobbe

    Il grido di giobbe
    Dialogo tra don Luigi Maria Epicoco e l'autore del libro in oggetto, Massimo Recalcati. Il male che si accanisce contro Giobbe non può piú essere concepito come una punizione, poiché egli non ha commesso alcun delitto; non può piú essere una vendetta, poiché egli non ha colpito nessuno. Nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza Giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. Resta solo il grido rivolto a Dio come il modo piú radicale della domanda. La stessa che egli porta nell'etimo del suo nome: Giobbe significa nella lingua ebraica « dov'è il padre? » Domanda che sovrasta ogni possibile risposta. «Il dolore di Giobbe – come scrive Recalcati – non può essere ricondotto all'ordine del senso perché nessuna teologia, come nessuna altra forma di sapere, è in grado di spiegarne l'eccesso».

    Ipocrisia

    Ipocrisia
    L’ipocrisia, ci racconta don Paolo Alliata, è anzitutto un grave peso sulle spalle, dice Dante. Il poeta immagina che gli ipocriti siano, nell’ottavo cerchio dell’Inferno, sottoposti alla punizione di una pesante cappa di piombo, che essi portano come i monaci del glorioso monastero di Cluny in Borgogna: ampie cocolle dalle larghe e lunghe maniche, e grandi cappucci da poterci nascondere lo sguardo. “Gente dipinta”, dice Dante: non è chiaro se in viso, come quelli che si trascoloran le fattezze per fingere di essere impegnati nell’estenuazione del digiuno (anche Gesù ironizza su questi qui), o se il riferimento è alle cappe, che fuori sono dorate e scintillanti, e dentro sono piombo che impaccia ogni passo. A confronto di quelle, gli strumenti di tortura di Federico II di Svevia eran leggere come erba secca.

    L’ipocrita – dice Dante – è impegnato in vita a trascinare il peso sfiancante di una continua ricerca dello sguardo altrui, della elaborazione di una strategia per accattivarsi chi ha di fronte e condurlo dove vuole. È il gravame dell’inganno accarezzato, che succhia le energie e impedisce il libero cammino.

    Quelli della Via

    Quelli della Via
    I primi cristiani identificavano se stessi come: "Quelli della Via". Ma questa strada, talvolta, non è lastricata dal buon senso, ma va oltre. Un esempio sta nell'indicazione di Gesù di amare il proprio nemico. Don Paolo Alliata, citando una testimonianza concreta come quella del cardinale vietnamita Van Thuan, ci indica cosa significa rimanere alla sequela di Cristo.
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