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    Catechesi edificanti di preti illuminati

    I colori dell'iride indicano come, nel mutare delle situazioni di vita spesso accidentate, ci sia un'unica certezza, quella della tenerezza di un Dio che ci sta sempre accanto: "Il mio arco pongo sulle nubi ed esso sarà il segno dell'alleanza tra me e la terra. Quando radunerò le nubi sulla terra e apparirà l'arco sulle nubi ricorderà la mia alleanza che è tra me e voi e tra ogni essere che vive in ogni carne’ (Gen 9,13-15).
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    Il grido di giobbe

    Il grido di giobbe
    Dialogo tra don Luigi Maria Epicoco e l'autore del libro in oggetto, Massimo Recalcati. Il male che si accanisce contro Giobbe non può piú essere concepito come una punizione, poiché egli non ha commesso alcun delitto; non può piú essere una vendetta, poiché egli non ha colpito nessuno. Nel trovarsi esposto alla violenza insensata della sofferenza Giobbe si trova immerso in una esperienza intraducibile. Resta solo il grido rivolto a Dio come il modo piú radicale della domanda. La stessa che egli porta nell'etimo del suo nome: Giobbe significa nella lingua ebraica « dov'è il padre? » Domanda che sovrasta ogni possibile risposta. «Il dolore di Giobbe – come scrive Recalcati – non può essere ricondotto all'ordine del senso perché nessuna teologia, come nessuna altra forma di sapere, è in grado di spiegarne l'eccesso».

    Ipocrisia

    Ipocrisia
    L’ipocrisia, ci racconta don Paolo Alliata, è anzitutto un grave peso sulle spalle, dice Dante. Il poeta immagina che gli ipocriti siano, nell’ottavo cerchio dell’Inferno, sottoposti alla punizione di una pesante cappa di piombo, che essi portano come i monaci del glorioso monastero di Cluny in Borgogna: ampie cocolle dalle larghe e lunghe maniche, e grandi cappucci da poterci nascondere lo sguardo. “Gente dipinta”, dice Dante: non è chiaro se in viso, come quelli che si trascoloran le fattezze per fingere di essere impegnati nell’estenuazione del digiuno (anche Gesù ironizza su questi qui), o se il riferimento è alle cappe, che fuori sono dorate e scintillanti, e dentro sono piombo che impaccia ogni passo. A confronto di quelle, gli strumenti di tortura di Federico II di Svevia eran leggere come erba secca.

    L’ipocrita – dice Dante – è impegnato in vita a trascinare il peso sfiancante di una continua ricerca dello sguardo altrui, della elaborazione di una strategia per accattivarsi chi ha di fronte e condurlo dove vuole. È il gravame dell’inganno accarezzato, che succhia le energie e impedisce il libero cammino.

    Quelli della Via

    Quelli della Via
    I primi cristiani identificavano se stessi come: "Quelli della Via". Ma questa strada, talvolta, non è lastricata dal buon senso, ma va oltre. Un esempio sta nell'indicazione di Gesù di amare il proprio nemico. Don Paolo Alliata, citando una testimonianza concreta come quella del cardinale vietnamita Van Thuan, ci indica cosa significa rimanere alla sequela di Cristo.

    Nientaltrocheismo

    Nientaltrocheismo
    C'è un'interpretazioni strettamente scientifiche della realtà che pretende di fornire una descrizione completa entro i limiti di un linguaggio univoco, come quella che la filosofa inglese Mary Midgely ha denominato «nientaltrocheismo»: «La persona umana non è “nient’altro che” l’animale umano; la legge non è “nient’altro che” un insieme di rapporti di potere sociale; l’amore sessuale non è “nient’altro che” l’impulso alla procreazione; la Monna Lisa non è “nient’altro che” una diffusione di pigmenti su una tela». Quando invece la vita ci chiede di usare l'immaginazione, di volare alto, a dispetto di coloro che vogliono tarparci le ali.
    Riflessione di don Paolo Alliata che parte dai re Magi e dal rapporto con Erode, per trarre indicazioni da adottare lungo il nostro percorso di vita.

    Tra buio e luce

    Tra buio e luce
    Purtroppo la nostra vita è spesso costellata di zone tenebrose che, se vogliamo, possono essere squarciate dalla luce fioca della speranza, che può prendere corpo e illuminare sempre più la nostra esistenza.
    Don Luigi Maria Epicoco ci illumina con le sue parole, invitandoci alla riflessione.

    still life, l'amore sovrabbondante

    still life, l'amore sovrabbondante
    C'è chi nel nascondimento si prende cura del prossimo senza aspettarsi nulla in cambio. John May, il protagonista del film "Still life", è uno di questi uomini grigi che passeggiano al margine della nostra percezione, su cui il nostro sguardo difficilmente si sofferma. Ma lui sa quanto sia importante che ognuno degli uomini e delle donne di cui nessuno si interessa possa avere un addio il più dignitoso possibile, perché nessuna vita è senza valore.
    Don Paolo Alliata individua in questo personaggio una chiave di lettura del Vangelo domenicale.

    I giorni perduti, un'occasione persa

    I giorni perduti, un'occasione persa
    Dino Buzzati, nel suo racconto "I giorni perduti" narra di Kazzirra, uomo ricco e affermato, che un giorno vede un uomo portare via delle casse da casa sua. Incuriosito vuole sapere la loro origine e scopre che al loro interno vi sono i suoi giorni perduti.
    Don Paolo nell'omelia invita la platea a mettersi in gioco, a sedersi al banchetto, per non finire, un giorno, a vivere di rimpianti.

    Chi è il profeta?

    Chi è il profeta?
    don Paolo Alliata inizia la sua omelia col racconto di Dino Buzzati "...eppure battono alla porta" mostrandoci l'identikit del profeta, inopportuno qualunque sia l'epoca storica di riferimento, ma sempre un qualcuno che dà voce a chi voce non ha.

    La dittatura dell'IO

    La dittatura dell'IO
    Il nostro IO, attraverso la pigrizia, la lamentela, il procastinare e la presunzione, prende il sopravvento tentando di affermarsi, quando dovrebbe farsi da parte per educarci, per far venir fuori la nostra reale essenza.
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