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    CentoParole

    «CentoParole» è un podcast del Corriere del Ticino, scritto e realizzato da Dario Campione. Non sappiamo mai cosa leggere, eppure abbiamo le librerie piene, il kindle senza memoria disponibile. Ecco quindi che Dario ci racconta un libro in pochi minuti, in pillole non amare come le medicine, ma leggere e che curano la mente e lo spirito. «Perché non possiamo giudicare un libro dalla copertina, ma dal sapore che ci lascia in bocca quando lo finiamo» (Cit.)
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    Episodes (62)

    La «guerra» di Céline, viaggio al termine dell'animo umano

    La «guerra» di Céline, viaggio al termine dell'animo umano
    Sopraffazione, violenza, dolore, morte. La guerra ripete in maniera identica, da sempre, il suo nero canovaccio. E inutili appaiono le lezioni della Storia. Non parliamo, poi, di quelle della Letteratura. Parole quasi sempre nobili, alte, che si muovono però libere nei vuoti delle coscienze di chi rimane convinto dell’opportunità di scandire il proprio tempo con il rombo dei cannoni.Ma che cos’è la guerra? E perché gli uomini non ne possono fare a meno? Sono molte, un’infinità potremmo dire, le pagine in cui si parla della guerra. E in questi giorni mi è parso inevitabile tornare sull’argomento. In questa puntata di CentoParole, tuttavia, Dario Campione lo fa in maniera anomala, raccontandovi il libro “ritrovato” di un autore molto discusso e controverso: Guerra, romanzo breve di Louis-Ferdinand Céline scritto nel 1934 e uscito da poco in edizione italiana per Adelphi dopo essere stato stampato lo scorso anno da Gallimard, in Francia. Buon ascolto.

    Perché il Nobel per la Letteratura a Jon Fosse non dipende da like e follower

    Perché il Nobel per la Letteratura a Jon Fosse non dipende da like e follower
    Il vincitore del Premio Nobel per la Letteratura 2023, molti di voi lo avranno letto o sentito, è il norvegese Jon Fosse. Drammaturgo, romanziere, poeta, ma anche saggista e scrittore per bambini, Fosse è stato premiato dall’Accademia reale svedese - questa è la motivazione - «Per le sue opere teatrali e di prosa innovative, capaci di dare voce all’indicibile». Che cosa questo possa significare, afferma Dario Campione in questa puntata speciale, non lo sappiamo, ma sicuramente chi ha letto i libri o visto a teatro le opere del 64enne autore scandinavo potrà apprezzare più di altri la secca, assertiva e in qualche modo suggestiva affermazione degli accademici di Stoccolma.
    Da anni Fosse era in lizza per il Nobel, e qualcuno di recente aveva anche previsto la sua consacrazione. Remo Verdickt ed Emiel Roothooft, due giovani dottorandi di ricerca dell’Università di Lovanio, in un’intervista allo scrittore pubblicata lo scorso dicembre sulla Los Angeles Review of Books avevano fatto notare come, negli ultimi anni, l’editore britannico Fitzcarraldo avesse tradotto in modo quasi sistematico autori premiati subito dopo dall’Accademia svedese. «Se la striscia vincente di Fitcarraldo si estende fino al 2023, ci sono buone probabilità che il nostro intervistato sarà il prossimo a vincere il Nobel», avevano scritto.
    Profeti. O forse, più semplicemente, addetti ai lavori consapevoli della grandezza della scrittura del romanziere norvegese.
    Buon ascolto!

    Perché siamo schiavi dello smartphone e nessuno di noi vuole ribellarsi?

    Perché siamo schiavi dello smartphone e nessuno di noi vuole ribellarsi?
    È molto probabile che chi ascolta questo podcast lo faccia attraverso il suo smartphone. Niente di più ovvio. Lo smartphone è «l’oggetto con cui ormai passiamo la nostra vita. […] L’oggetto simbolo della nostra era, la merce che non solo è nelle mani della maggior parte degli esseri umani, ma che con più forza rappresenta l’attuale sistema economico-politico mondiale, il frutto più avanzato di circa ottant’anni di sviluppi non solo tecnologici, ma dell’intero sistema mondo».Secondo Juan Carlos De Martin, ordinario di Ingegneria informatica al Politecnico di Torino e docente al Berkman Klein Center for Internet & Society di Harvard, lo smartphone è «un oggetto diventato assolutamente indispensabile per vivere. Così centrale e importante che dobbiamo capirlo e chiederci se ci va bene che sia così o se invece non dovremmo provare a insistere perché sia diverso».Per questo motivo, e con queste premesse, De Martin ha scritto un saggio intitolato Contro lo smartphone. Per una tecnologia più democratica che Dario Campione definisce “indispensabile”. Un libro, cioè, che tutti dovrebbero leggere, e nel quale si spiega in modo chiaro che cos’è lo smartphone, chi l’ha inventato, com’è fatto, come funziona, chi lo produce, chi lo controlla, quali sono le sue conseguenze per la società, per l’ambiente, per la psiche umana. E come potrebbe essere cambiato. Buon ascolto!

    Insultare fa bene alla salute, ma le parole possono essere pietre

    Insultare fa bene alla salute, ma le parole possono essere pietre
    Dimmi come insulti e ti dirò chi sei. O ciò che pensi. Il linguaggio d'odio è ormai un fenomeno virale: sui social media, che si caratterizzano per il loro parossismo offensivo; nel dibattito politico, caratterizzato spesso non dal confronto di idee ma da un rimpallo accelerato di insolenze; e, ammettiamolo, anche nel parlato quotidiano di ciascuno di noi. Gli insulti rappresentano il lato oscuro del vocabolario. Sono deplorevoli ma ineluttabili. E in qualche occasione sono addirittura necessari.
    «Nella sola lingua italiana, i vocaboli capaci di veicolare contenuti spregiativi e offensivi sono più di duemila». Filippo Domaneschi è professore associato di Linguistica all'Università di Genova e al vituperio, in tutte le sue forme verbali, ha dedicato un libro, Insultare gli altri, che ha le caratteristiche di un saggio scientifico ma si legge come un brillante pamphlet umoristico. È il libro che ci racconta oggi Dario Campione. Buon ascolto!

    Matteo Messina Denaro, il delirio del boss in agonia: «Non sono mafioso, sono un criminale onesto»

    Matteo Messina Denaro, il delirio del boss in agonia: «Non sono mafioso, sono un criminale onesto»
    Il blitz che il 16 gennaio di quest’anno ha portato alla cattura di Matteo Messina Denaro era stato chiamato in codice “Operazione Tramonto”. Sul boss trapanese, rimasto latitante per 29 anni e mezzo, si è ormai spentala luce. E anche le notizie che giungono dall’Aquila, dalle stanze dell’ospedale San Salvatore dove Messina Denaro è ricoverato dall’8 agosto scorso sorvegliato a vista da decine di agenti della polizia penitenziaria, parlano di un uomo giunto ormai alla fine dei suoi giorni.Cala il sipario sull’ultimo, tra gli stragisti dell’epoca corleonese, a finire in galera. Ma non termina certo la storia di Cosa Nostra, della mafia siciliana. Che pure tra grandi difficoltà, dovute soprattutto all’azione costante portata avanti da magistrati e investigatori in questi anni, tenta di riorganizzarsi. Di rimettersi in piedi. Magari facendo leva sull’aiuto di pezzi di borghesia incapace di staccare il proprio destino da quello dei criminali.Per capire che cos’è, oggi, Cosa Nostra, come sia cambiata nel tempo equali siano gli assetti e gli equilibri che la sorreggono, è certamente utile leggere il libro scritto a quattro mani dal procuratore capo di Palermo Maurizio de Lucia e dal giornalista di Repubblica Salvo Palazzolo. La cattura, pubblicato da Feltrinelli, è molte cose insieme: la cronaca serrata e avvincente delle indagini che hanno portato i carabinieri del ROS ad arrestare Messina Denaro; il profilo a tratti completamente inedito del capomafia, la cui vita più recente è ricostruita sulla base di nuovi documenti, testimonianze, intercettazioni; ma anche un’analisi lucida e nitida della realtà criminale palermitana e siciliana. «Una storia in cui» il 16 gennaio «è stato messo un punto, ma» nella quale «non c’è ancora la parola fine».

    L’incredibile storia del regista cileno che si fece beffe del generale Pinochet

    L’incredibile storia del regista cileno che si fece beffe del generale Pinochet
    Se diciamo 11 Settembre la memoria corre al 2001, al collasso delle Torri gemelle, al mondo che guarda inorridito gli attentati suicidi dei terroristi di Al Qaeda a New York e ad Arlington, in Virginia. Ma per la mia generazione, e anche quelle precedenti, certo, c’è stato un altro 11 Settembre. Altrettanto tragico, doloroso, indimenticabile. Il giorno in cui, nel 1973, 50 anni fa, i militari golpisti del generale Augusto Pinochet cancellarono nel sangue la democrazia in Cile.Dario Campione ha pensato a lungo quale libro avrebbe potuto raccontare meglio di altri l’11 Settembre 1973. E fino all’ultimo era convinto che Il generale e il giudice, di Luis Sepúlveda, fosse la scelta inevitabile. Ma poi, si è imbattuto in uno straordinario racconto scritto nel 1985 da Gabriel García Márquez e pubblicato a più riprese in italiano da Mondadori: Le avventure di Miguel Littín, clandestino in Cile. Buon ascolto.

    Prometeo e le streghe: storia di Oppenheimer, l’uomo che volle la bomba atomica (ma poi se ne pentì)

    Prometeo e le streghe: storia di Oppenheimer, l’uomo che volle la bomba atomica (ma poi se ne pentì)
    Il 16 ottobre 1945, durante la cerimonia di commiato dalla direzione dei laboratori di Los Alamos, Robert Oppenheimer disse, profetico, alle centinaia di persone che con lui avevano lavorato al “Progetto Manhattan”: «I popoli di questo mondo devono unirsi, oppure moriranno. Questa guerra, che tanto ha devastato la Terra, ha scritto queste parole. La bomba atomica le ha pronunciate affinché tutti gli uomini le comprendessero».
    Dopo aver voluto brandire la spada infocata dell’Arcangelo, convinto che fosse l’unico modo per evitare in futuro altri conflitti, altri inutili spargimenti di sangue, Robert Oppenheimer aveva compreso di aver commesso un grandissimo errore. Di aver aperto le porte del mondo al
    diavolo. Alla morte. Confessava a sé stesso e agli altri che la distruzione di Hiroshima e Nagasaki era stata «un tragico errore». Chiedeva che a questo errore si ponesse rimedio.
    Nel clima della guerra fredda, però, questa presa di coscienza non gli fu perdonata. Anzi, fu vistadalla parte più conservatrice dell’America repubblicana come un autentico tradimento. L’uomo che aveva dato agli Stati Uniti l’atomica fu «scomunicato», additato come nemico, messo ai margini. Divenne «la vittima» più importante e «famosa del maccartismo».
    Il celebrato film di Cristopher Nolan ha rimesso al centro dell’attenzione la storia di Robert Oppenheimer. Come sempre, la forza delle immagini, la potenza narrativa del cinema, hanno fatto presa sulle coscienze. E aperto fortunatamente una breccia di nuova consapevolezza anche nelle giovani e giovanissime generazioni, quelle che, forse, non avevano mai nemmeno sentito parlare dello scienziato newyorchese.
    Ma chi volesse andare alla radice di questa storia, conoscerla più in dettaglio, dovrebbe leggere il libro da cui Nolan ha tratto tutte le informazioni: la monumentale biografia pubblicata 18 anni fa da Martin J. Sherwin e Kai Bird e ristampata adesso in italiano da Garzanti, editore che pure l’aveva già tradotta nel 2007 senza tuttavia riscuotere grande successo.

    Tutte le sfumature del Giallo d'estate, buone vacanze e buona lettura

    Tutte le sfumature del Giallo d'estate, buone vacanze e buona lettura
    Vi ha abituati alle recensioni dei «suoi» libri. Ma oggi Dario Campione non vi racconterà uno di quei libri, vi suggerirà piuttosto alcuni titoli per l’estate. «Contravvenendo alle regole (per una volta), in questo ultimo appuntamento prima della pausa estiva ho pensato di non parlarvi di qualcosa che ho letto. Ma di qualcosa che ho intenzione di leggere: alcuni dei libri che ho scelto per la mia estate. Un piccolo atto di presunzione che, spero, vorrete perdonarmi».
    Ecco la lista:
    - La rivolta delle Cariatidi, di Petros Markaris, La Nave di Teseo;
    - Nulla si distrugge: Un'avventura del commissario Bordelli, di Marco Vichi, Guanda;
    - L’uomo del Bogart Hotel, di Emilio Martini, Corbaccio;
    - La banda dei carusi, di Cristina Cassar Scalia, Einaudi;
    - Il tempo delle iene, di Carlo Lucarelli, Einaudi;
    - I fantasmi si vestono nudi, di Loriano Macchiavelli, Solferino.
    CentoParole, il podcast letterario del Corriere del Ticino, con questa 35. puntata va in vacanza. Buone vacanze a tutti. Ci risentiamo a settembre!

    Troppi scrittori e pochi lettori: il paradosso del mondo che non ama i libri

    Troppi scrittori e pochi lettori: il paradosso del mondo che non ama i libri
    Come ci sono film che parlano di cinema, così ci sono libri che si occupano di scrittura, libri che raccontano altri libri. Non mi riferisco ai saggi critici, ai testi di storia della letteratura. No. Parlo di volumi nei quali gli autori solitamente annotano le proprie letture e le fanno germogliare. Le trasformano in riflessioni, idee, spunti. O, nel caso di Franco Marcoaldi, in idiosincrasie e in illuminazioni. Pensieri brevi, quelli di Marcoaldi, che si riallacciano spesso all’attualità. Confermando l’assunto che tra le pagine diun buon libro, anche di un buon libro antico, e non necessariamente un classico, ci sono sempre «tracce» del presente. Leggere ha una «natura dolcemente eversiva», dice Franco Marcoaldi. «Alleggerisce delle infinite zavorre di luoghi comuni che ci impediscono di agire con la nostra testa». Scardina. O dovrebbe farlo. Perché insegna, magari involontariamente, a mettere in discussione. A passare «dalla veritas alla varietas».
    Dario Campione ci racconta il libro di Franco Marcoaldi In breve. Incontri, idiosincrasie, illuminazioni, pubblicato da La Nave di Teseo. Buon ascolto!

    Se Shakespeare abita a Oslo: la vita in nero di Harry Hole

    Se Shakespeare abita a Oslo: la vita in nero di Harry Hole
    Ci sono personaggi che si amano a prescindere dalle storie in cui sono immersi. E nella serialità gialla, anche se – nel nostro caso – sarebbe meglio utilizzare il francese noir, questo sentimento incondizionato sfiora il parossismo. Harry Hole, il poliziotto norvegese distrutto dall'alcool e da una vita oltre ogni ragionevole limite, è uno di questi personaggi. Nato dalla fantasia di Jo Nesbø ormai più di 25 anni fa, nel 1997, con il romando Il pipistrello, Hole si è affermato come uno dei simboli del filone investigativo nordico.
    Dario Campione ci racconta il tredicesimo gradino della verticale discesa nell'inferno della vita di Harry Hole: Luna Rossa, un romanzo di una forza e di una bellezza abbaglianti. Ha un ritmo incessante, febbrile. Uno di quei libri che è impossibile non leggere d'un fiato, dall'inizio alla fine.

    Filosofia di Raffaella Carrà: la rivoluzione gentile di un'antidiva

    Filosofia di Raffaella Carrà: la rivoluzione gentile di un'antidiva
    Il 18 giugno 2023 Raffaella Carrà avrebbe compiuto 80 anni. Ha detto il regista spagnolo e premio Oscar Pedro Almodóvar che «la Carrà non è (stata soltanto) una donna, (quanto piuttosto) uno stile di vita». E perché no?, anche una filosofia di vita, così come suggerisce Marina Visentin nel libro di cui Dario Campione ci parla oggi, Raffasofia. Per trovare la felicità-tà-tà (l'accento sulla A). Quale filosofia di vita è presto detto. Quella generata da un «bisogno profondo di libertà e di autonomia, che Raffaella Carrà ha incarnato per tutta la vita».
    «Sono stata e sono una donna libera e spero di aver dato a tutte le donne il coraggio di esserlo – diceva di sé la showgirl emiliana –. Il pubblico femminile mi segue perché sente che ci sono, sono dalla loro parte. E quando posso lo dimostro sempre, anche in privato». Buon ascolto!

    Qualche mese della vita di Michel Houellebecq, ovvero le noiose acrobazie di un erotomane non pentito

    Qualche mese della vita di Michel Houellebecq, ovvero le noiose acrobazie di un erotomane non pentito
    È giusto, corretto o anche soltanto opportuno parlare di un libro che non è piaciuto? Raccontare cioè, al pubblico di CentoParole, qualcosa che forse è inutile leggere. Alla fine, le riflessioni di un collega, Pixel, hanno convinto il nostro Dario Campione ad andare proprio in questa direzione. Già, perché Pixel ha detto: «Vorrei poter condividere con te non soltanto il piacere di una cosa bella, ma anche un'arrabbiatura; sentire l'energia di una scarica di collera».Forse collera è un termine un po' eccessivo, ma l'irritazione o il malessere generati da un'attesa delusa e da pagine che ti fanno rimpiangere i soldi spesi per acquistare il libro, ecco quelli possono essere in effetti un buon argomento di discussione. Tutto ciò per far comprendere i motivi alla base della valutazione che il nostro Dario ha fatto dell'ultima opera dello scrittore francese Michel Houellebecq, Qualche mese della mia vita, un pamphlet uscito in contemporanea per Flammarion e La Nave di Teseo e annunciato come l'ennesimo lavoro geniale di uno degli intellettuali più provocatori e meno compiacenti della scena europea. Mosso evidentemente da un irrefrenabile desiderio di giustificare le proprie azioni, Houellebecq racconta nel suo libro una versione molto personale della battaglia legale che lo ha visto contrapposto al collettivo artistico olandese Kirac (Keeping It Real Art Critics). Buon ascolto.

    Dimmi che cosa mangi e ti dirò in quale Dio credi

    Dimmi che cosa mangi e ti dirò in quale Dio credi
    Scrive Marino Niola che il filosofo tedesco Ludwig Feuerbach passò tutta la vita a tormentarsi perché della sua poderosa opera speculativa era ricordata un'unica frase: «L'uomo è ciò che mangia». L'aforisma sul cibo più citato di sempre. Una considerazione, detto per inciso, che Feuerbach aveva inserito in uno scritto assai minore tra i suoi, una recensione del Trattato dell'alimentazione per il popolo, compilato dal medico a fisiologo olandese Jakob Moleschott e pubblicato in Germania nel 1850. Eppure si tratta di un libro «rivoluzionario, perché fa della nutrizione il principio motore della storia umana. Ponendo il cibo all'origine della società, del pensiero, della religione e persino delle differenze culturali e di classe». Proprio Marino Niola, assieme alla moglie Elisabetta Moro, ha dedicato al cibo e al rapporto tra la tavola e l'altare il suo ultimo lavoro, Mangiare come Dio comanda. Entrambi antropologi e docenti all'Università di Napoli Suor Orsola Benincasa, Moro e Niola tracciano nel libro il filo che lega le grandi e le piccole religioni agli usi, ai costumi, alle abitudini dei popoli. In una parola: alla loro cultura.

    Le «Sorelle» di Maurizio De Giovanni, sempre in bilico tra passato e presente

    Le «Sorelle» di Maurizio De Giovanni, sempre in bilico tra passato e presente
    Sostiene Maurizio De Giovanni che Sara, l'ex agente attiva «all'interno di un'unità dei Servizi che si occupava di intercettazioni e di sorveglianza» e protagonista di una delle sue storie seriali, sia il personaggio più «nero» tra quelli da lui creati. «Lei non è un poliziotto – racconta lo scrittore napoletano –, anzi, per certi versi è il contrario di un poliziotto: è più una giustiziera, un giudice; e lavora sul passato, il che mi consente di guardare a un Paese che molte volte ha voltato pagina prima di rileggere i propri trascorsi; molte volte ha alzato il tappeto e ha buttato la polvere sotto; molte volte ha chiuso alle sue spalle le stanze e ha gettato la chiave». De Giovanni ha narrato le vicende di Sara in sei romanzi e un racconto, tutti editi da Rizzoli.
    Dario Campione ci racconta Sorelle, l'ultimo di questi romanzi. Che ha come protagonista, oltre a Sara, Teresa. La collega di una vita. La donna al cui fianco Sara ha lavorato finché è rimasta nei Servizi. Il suo alter ego.

    La verità? Non esiste. È tutto un complotto

    La verità? Non esiste. È tutto un complotto
    Siamo nell'«era dell'ansia», un tempo in cui si fa sempre più forte la «domanda di spiegazioni rassicuranti». Le «emozioni e l'espressione delle credenze personali, per quanto fantasiose, esercitano un'influenza maggiore» rispetto ai fatti oggettivi, per conoscere i quali spesso occorre tempo. E studio, riflessione. Noi invece viviamo nell'eterno presente, una sorta di regno dell'iper-relativismo cognitivo, sommersi da informazioni di ogni tipo. Incontrollate. Incontrollabili. L'inimmaginabile estensione della Rete ha ormai indebolito la capacità di distinguere il vero dal falso, facilitato la diffusione di bufale e fake news. E alimentato all'inverosimile le teorie del complotto.
    Il filosofo e sociolgoo francese Pierre-André Taguieff si occupa di teorie cospirative da almeno due decenni e pubblica adesso in italiano, per il Mulino, Complottismo, un breve saggio uscito in Francia nel 2021. Il libro che oggi, in CentoParole, ci racconta Dario Campione. Buon ascolto!

    Tatuaggio, una moda che può diventare filosofia

    Tatuaggio, una moda che può diventare filosofia
    Forse poche mode hanno dilagato tanto quanto sta facendo da qualche anno a questa parte il tatuaggio, diventato ormai tendenza in una parte sempre più significativa della popolazione, in particolare di quella giovanile. In verità, il tatuaggio esiste da sempre, e anche i divieti che lo riguardano sono antichissimi. I disegni sulla pelle sono documentati nella preistoria, come testimonia la celebre mummia del Similaun risalente al III millennio avanti Cristo, Ötzi, che reca numerosi tatuaggi sulla schiena e sui talloni. Nelle piramidi e nelle tombe egizie sono state ritrovate statuette di concubine tatuate databili attorno al II millennio a.C., in Asia centrale, il tatuaggio era simbolo e contrassegno dell'apparetenenza a un'élite.
    Cesare Lambroso, il padre della moderna criminologia, considerava il tattoo alla stregua di un sintomo psichiatrico, «patrimonio di soggetti anomali, tendenzialmente devianti o criminali». Una lettura oggi del tutto improponibile, semplicemente fuori da una realtà in cui il tatuaggio è uno degli elementi figurativi più importanti della dimensione spettacolare ed esibizionistica della società dell'immagine. Le cose sono a tal punto cambiate che sembra ormai possibile affermare l'esistenza di «un'età del tatuaggio», un tempo in cui il disegno sulla pelle diventa «il testimone sensibile di una trasformazione più generale», e non soltanto all'interno del nostro universo simbolico. È questa una delle tesi contenute nell'ultimo libro del filosofo torinese Federico Vercellone, ordinario di Estetica e tra i più noti studiosi dell'ermeneutica contemporanea applicata alla teoria delle immagini, Filosofia del tatuaggio, che ci presenta oggi Dario Campione. Buon ascolto!

    Il principe diventa re: Carlo III dalla cronaca alla storia

    Il principe diventa re: Carlo III dalla cronaca alla storia
    Si può avere un «io fieramente repubblicano» e appassionarsi come pochi altri alla vita esagerata, dissoluta, sfaccendata e un po' ciabattona della Royal Family inglese? Se lo chiedete ad Antonio Caprarica, si può eccome. L'ex corrispondente della RAI da Londra ha dedicato almeno una decina di libri alle sorti, certo non magnifiche né tantomeno progressive, dei Windsor. Se di tutte le altre monarchie del pianeta nulla interessa e a nessuno, la bislacca esistenza degli inquilini di Buckingham Palace riesce tuttora a raccogliere audience gigantesche. Appassiona e fa discutere centinaia di milioni di persone. Come hanno dimostrato i libri e le serie TV del cadetto ribelle, Harry.
    Al 74.enne Carlo III, figlio di Elisabetta, Caprarica ha dedicato il suo ultimo lavoro: Carlo III. Il destino della Corona. Un libro, per ammissione dello stesso autore, il cui «scopo» non è «formulare sentenze morali o emettere giudizi di valore», quanto piuttosto «offrire, con tutti gli inevitabili chiaroscuri, il ritratto di un uomo che la nascita ha posto a un incrocio della storia, caricandolo del fardello di giustificare la sopravvivenza di un'istituzione eminentemente medievale al cospetto delle seducenti e rischiose promesse della modernità».

    Perché tutto il mondo invoca la libertà cantando Bella Ciao

    Perché tutto il mondo invoca la libertà cantando Bella Ciao
    Mettete insieme la parola italiana più conosciuta nel mondo e un aggettivo breve, semplice, facile da pronunciare. Unite una melodia orecchiabile e un ritmo ascendente, e scanditeli con il battito delle mani. Prima lento, calmo, poi sempre più rapito, frenetico. Scegliete di parlare della libertà: la vostra e quella dei luoghi, piccoli o grandi che siano, in cui vivete. State cantando Bella Ciao. Un canto conosciuto praticamente ovunque, essendo diventata la colonna sonora internazionale delle lotte di liberazione in ogni angolo del pianeta.
    A questa canzone, che ha ormai trasfigurato sé stessa per diventare il simbolo di chi non intende arrendersi, lo storico Marcello Flores ha dedicato un breve, bellissimo libro pubblicato da Garzanti e intitolato, semplicemente, Bella Ciao. È il libro che ci racconta oggi Dario Campione.

    Il diavolo in corpo e gli esorcisti: «È tutto vero»

    Il diavolo in corpo e gli esorcisti: «È tutto vero»
    Ci sono parole che evocano immagini e ricordi precisi. Parole simbolo. Parole icone. Parole alle quali tutti associano pensieri più o meno simili. Se diciamo esorcista, ad esempio, nella mente scorrono subito i fotogrammi del film diretto da William Friedkin e uscito nelle sale americane proprio 50 anni fa, nel 1973. Da allora, tutti credono di sapere, più o meno, che cosa sia un esorcista, ma pochi hanno, probabilmente, la reale percezione del fenomeno della possessione demoniaca, che si presta com'è ovvio a un inevitabile scetticismo di fondo. Il vaticanista di Mediaset, Fabio Marchese Ragona, ha dato alle stampe con Piemme un libro il cui obiettivo principale sembra essere proprio spezzare le catene del sospetto e dell'incredulità che serrano la mente e i cuori di chi si accosta al tema.
    Esorcisti contro satana. Faccia a faccia con il diavolo è il titolo scelto per un saggio quasi totalmente incentrato sulle testimonianze dirette, sia delle vittime del demonio sia dei preti chiamati a combatterlo.

    Panda, spie e cammelli: la guerra fredda nelle gabbie dello zoo di Berlino

    Panda, spie e cammelli: la guerra fredda nelle gabbie dello zoo di Berlino
    Sotto «Il cielo diviso» della Berlino della guerra fredda, per anni fu combattuto – tra gli altri – un conflitto su piccola scala tra eserciti a quattro zampe: cammelli contro ippopotami, coccodrilli contro elefanti, scimmie e panda al posto delle testate nucleari e rinoceronti invece dei carri armati; sistemi d'arma davvero molto anomali, dispiegati nelle stalle e nelle gabbie dei due zoo della città. Quello storico, fondato nel 1844 e distrutto in parte dal bombardamento alleato del 22 novembre 1943; e il Tierpark, inaugurato nel 1955 nell'area verde di Friedrichsfelde soprattutto per evitare che gli abitanti dell'Est si recassero regolarmente a Ovest, nel vecchio giardino zoologico collocato nel cuore del settore britannico. Furono le circostanze della Germania spaccata in due come una mela, oltre allo status particolare di Berlino, a permettere un simile scenario. La stramba fusione di quadrupedi e politica in una città e in un Paese costretti, dopo 12 anni di dittatura nazista, a una separazione non consensuale.

    Fonti d'archivio, cronache dell'epoca, diari, interviste e materiale fotografico originale sono le tessere del divertentissimo mosaico storico-giornalistico che Jan Mohnhaupt ha ricomposto nel suo libro, Lo zoo degli altri, uscito nel 2017 e adesso tradotto e pubblicato in italiano da Bollati Boringhieri. Vi lasciamo al racconto di Dario Campione.