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    Favole e Fiabe

    Un podcast dedicato interamente alla lettura e scrittura di favole e fiabe in lingua italiana. Senz'ape il girasole non potrebbe fiorire rigoglioso. A lei guardiamo quando raccontiamo ai bambini, perché imparino ad illuminarsi, sempre.
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    La Tartaruga Sciocca di Bruno Ferrero - Angela Rizzo

    La Tartaruga Sciocca di Bruno Ferrero - Angela Rizzo
    LA TARTARUGA SCIOCCA   Un giorno, in una valle lontana, cominciò a piovere e piovve tanto che tutta la campagna fu inondata. Ancora un po' e solo le montagne sarebbero spuntate dall'acqua, che saliva, saliva sempre. Ad un tratto si udì qualcuno che piangeva.     Era una tartaruga: la più lenta, la più sciocca del mondo. "Perché piangi?" gracchiò un'oca che volava sopra di lei. "Affogherò!" singhiozzò la tartaruga. "Per te è facile, tu puoi volare. Ma le mie gambe sono così corte, che mi ci vorrà un mese per arrivare sulle montagne!" "Quante storie!" tagliò corto l'oca. "Vado a chiamare mia sorella e ti porteremo noi sulle montagne." Quando le due oche tornarono, l'acqua arrivava già al collo della tartaruga. Si abbassarono, portando nel becco un ramo. La tartaruga vi si afferrò con la bocca e le oche la sollevarono con un gran sbattere d'ali. Volarono così sopra le acque, in direzione delle montagne, dove la tribù delle tartarughe si era già radunata.   Infatti, le altre tartarughe, meno sciocche, si erano subito dirette sui monti non appena avevano visto l'acqua salire. Ma erano comunque molto felici nel vedere i due uccelli portare in salvo la più lenta, la più sciocca tra loro. Lanciarono alte grida di evviva e cantarono in coro per festeggiare i due volatili. "Viva, viva e poi urrà. Su cantiamo tutte in coro. Per le oche salvatrici." Ma mentre era ancora in volo, la più lenta, la più sciocca delle tartarughe non poté fare a meno di unirsi al coro. Aprì la bocca e cantò: ". Hip hip hip e poi urrà. AAAAAAH!!!" (Tratta da "40 Storie nel deserto" di Bruno Ferrero - Editrice Elle Di Ci)

    Il Boscaiolo e il dio Mercurio Esopo - Legge Primula

    Il Boscaiolo e il dio Mercurio Esopo - Legge Primula
    Il boscaiolo e il dio Mercurio   Un giorno un onesto boscaiolo andò a tagliar legna nel bosco.D’improvviso la scure gli sfuggì, cadendo nel laghetto lì vicino, dove l’acqua era molto profonda.Il povero boscaiolo si sedette sulla riva e cominciò a disperarsi non sapendo più come guadagnarsi da vivere.Il dio Mercurio sentendo i suoi lamenti si impietosì e tuffandosi nel fiume , riemerse con una bellissima scure d’oro.Il re Mercurio chiese al boscaiolo:- E’ questa la tua scure?- No , disse il boscaiolo.Così il dio si rituffò e riapparve con un scure d’argento dicendo:- E’ questa la tua scure?- No – rispose ancora il boscaiolo.Mercurio si immerse di nuovo e riapparve con una di ferro.Il boscaiolo , avendo riconosciuto la sua scure, contento , ringraziò il dio ed egli commosso da tanta onestà gliele regalò tutte e tre.Felice e contento l’onesto uomo andò dai suoi compagni e raccontò l’accaduto.Uno di loro che era molto invidioso, pensò di fare lo stesso.Infatti andò in riva al fiume buttò la sua scure dove l’acqua è molto alta e cominciò a lamentarsi.Il dio mercurio sentendo quei tristi lamenti si impietosì e si tuffò nelle acque del fiume .Emerse con la scure d’oro e chiese al boscaiolo:-E’ questa la tua scure?Il boscaiolo rispose:-si è proprio questa.Mercurio disgustato per l’avidità dell’uomo non solo non gli diede la scure d’oro ma neanche quella che aveva buttato nel lago.

    La lepre e la tartaruga di Esopo - Legge Efisio

    La lepre e la tartaruga di Esopo - Legge Efisio
    LA LEPRE E LA TARTARUGA di ESOPO La lepre un giorno si vantava con gli altri animali: - Nessuno può battermi in velocità - diceva. - Sfido chiunque a correre come me. La tartaruga, con la sua solita calma, disse: - Accetto la sfida. - Questa è buona! - esclamò la lepre; e scoppiò a ridere. - Non vantarti prima di aver vinto replicò la tartaruga. - Vuoi fare questa gara? Così fu stabilito un percorso e dato il via. La lepre partì come un fulmine: quasi non si vedeva più, tanto era già lontana.       Poi si fermò, e per mostrare il suo disprezzo verso la tartaruga si sdraiò a fare un sonnellino. La tartaruga intanto camminava con fatica, un passo dopo l'altro, e quando la lepre si svegliò, la vide vicina al traguardo. Allora si mise a correre con tutte le sue forze, ma ormai era troppo tardi per vincere la gara. La tartaruga sorridendo disse: "Non serve correre, bisogna partire in tempo."

    I DUE CAVALLI di L. N. Tolstoj - Legge Angela Rizzo

    I DUE CAVALLI di L. N. Tolstoj - Legge Angela Rizzo
    I DUE CAVALLI di L. N. Tolstoj     Due cavalli tiravano ognuno il proprio carro. Il primo cavallo non si fermava mai; ma l'altro sostava di continuo. Allora tutto il carico viene messo sul primo carro. Il cavallo che era dietro e che ormai tirava un carro vuoto, disse sentenzioso al compagno: - Vedi? Tu fatichi e sudi! Ma più ti sforzerai, più ti faranno faticare.       Quando arrivarono a destinazione, il padrone si disse: - Perché devo mantenere due cavalli! Mentre uno solo basta a trasportare i miei carichi? Meglio sarà nutrir bene l'uno, e ammazzare l'altro; ci guadagnerò almeno la pelle del cavallo ucciso! E così fece.

    La Leonessa e la Volpe - Elisa

    La Leonessa e la Volpe - Elisa
    LA LEONESSA E LA VOLPE di Esopo Serenamente accucciate all'ombra di una fresca pianta situata nel cuore della foresta, una tranquilla leonessa e una placida volpe, chiacchieravano tra loro come due vecchie amiche, discutendo del più e del meno.   Per un ascoltatore attento non era difficile però, scoprire che, nascoste nelle loro parole, vi era racchiuso un pizzico d'invidia. In effetti, la volpe, desiderava possedere lo stesso coraggio e l'identica sicurezza che alimentavano il comportamento dell'amica la leonessa, mentre a questa sarebbe piaciuto conquistare la celebre furbizia dell'altra. Nonostante le piccole gelosie racchiuse nei loro cuori, entrambe mantenevano un rapporto forzatamente cortese, scambiandosi sorrisi ed esagerati complimenti. Finché, un giorno, passeggiando insieme nel bosco con i rispettivi cuccioli che trotterellavano amabilmente intorno a loro, giocando e rincorrendosi fra gli alberi, la volpe non riuscì più a trattenere una frase alimentata unicamente dall'invidia. "Mia cara " disse atteggiandosi a gran dama e indicando con lo sguardo i suoi piccoli, "tu avrai anche un portamento da regina, possiedi grande forza e vigore, ma, in quanto a madre, devi ammettere che io sono più portata. Guarda i miei cinque volpacchiotti come giocano felici tra loro. Invece tu hai messo al mondo un solo figliolo e, poveretto, sembra tanto triste senza fratelli!"   Evitando di scomporsi, la leonessa rispose: "Certo amica mia, io ho partorito un solo cucciolo. Ma questo piccolo vale più d'ogni altro animale. Egli è un leone e, una volta cresciuto, sarà un Re!" Non potendo ribattere niente la volpe si limitò ad ingoiare la propria gelosia accettando ciò che la natura aveva dispensato. E' inutile invidiare ciò che non si possiede perché ognuno dispone di quello che la natura gli ha attribuito.

    La Primavera e l'Inverno di Esopo - Leggono Efisio, Francesca e Massimo

    La Primavera e l'Inverno  di Esopo - Leggono Efisio, Francesca e Massimo
    La Primavera e l'Inverno  di Esopo   La Primavera e l'Inverno sono due stagioni completamente opposte che non sono mai riuscite a trovare la corretta armonia per andare d'accordo. Fortunatamente esse non devono convivere, infatti, quando compare una deve umilmente ritirarsi l'altro.Un giorno il signor Inverno si trovò faccia a faccia con la giovane signorina Primavera.           L'anziana stagione, con quella sua aria sapiente prese a dire: "Mia cara amica, tu non sai essere decisa e determinata. Quando giunge il tuo periodo annuale, le persone e gli animali ne approfittano per precipitarsi fuori dalle loro case o dalle loro tane e si riversano in quei prati che tu, con tanta premura, hai provveduto a far fiorire. Essi strappano i giovani arbusti, calpestano senza pietà l'erba e assorbono ogni sorso di quel sole splendente che, col tuo arrivo diventa più caldo. I tuoi frutti vengono ignobilmente raccolti e divorati e infine, con il baccano e la cagnara che tutti fanno, non ti permettono neppure di riposare in pace. Invece io incuto timore e rispetto con le mie nebbie, il freddo e il gelo. La gente si rintana in casa e non esce quasi mai per paura del brutto tempo e così mi lascia riposare tranquillo".La bella e dolce Primavera, colpita da quelle parole, rispose: "Il mio arrivo è desiderato da tutti e le persone mi amano. Tu non puoi nemmeno immaginare cosa significhi essere tanto apprezzati. E' una sensazione bellissima che non potrai mai provare perché con il freddo che porti al tuo arrivo anche i cuori più caldi si raggelano".           L'inverno non disse più niente e si fermò a riflettere. Forse, essere ammirati ed amati dagli altri, poteva anche essere una bella sensazione. Per ottenere rispetto ed amore non serve utilizzare la forza ed incutere paura invece i migliori

    Sulla Cicala e la Formica da La Fontaine a Rodari - Legge Angela Rizzo

    Sulla Cicala e la Formica da La Fontaine a Rodari - Legge Angela Rizzo
    LA CICALA E LA FORMICA Jean de La Fontaine   La Cicala che imprudente tutta estate al sol cantò, provveduta di niente nell’inverno si trovò, senza più un granello e senza una mosca in la credenza.   Affamata e piagnolosa Va a cerca della Formica e le chiede qualche cosa, qualche cosa in cortesia, per poter fino alla prossima primavera tirar via: promettendo per l’agosto, in coscienza d’animale, interessi e capitale.   La Formica che ha il difetto di prestar malvolentieri, le dimanda chiaro e netto: - Che hai tu fatto fino a ieri? - Cara amica, a dire il giusto non ho fatto che cantare tutto il tempo. – Brava, ho gusto, balla adesso, se ti pare. (da Jean de La Fontaine, Favole, Einaudi)     Alla formica di Gianni Rodari   Chiedo scusa alla favola antica, se non mi piace l’avara formica. Io sto dalla parte della cicala che il più bel canto non vende, regala.   (da Gianni Rodari, Filastrocche in cielo e in terra, Einaudi)

    Paradiso e Inferno - Leggono Asa e Masa

    Paradiso e Inferno - Leggono Asa e Masa
    Paradiso e inferno Favola cinese                                                                          Dopo una lunga e coraggiosa vita, un valoroso samurai giunse nell'aldilà e fu destinato al paradiso.   Era un tipo pieno di curiosità e chiese di poter dare prima un'occhiata anche all'inferno. Un angelo lo accontentò. Si trovò in un vastissimo salone che aveva al centro una tavola imbandita con piatti colmi di pietanze succulente e di golosità inimmaginabili. Ma i commensali, che sedevano tutt'intorno, erano smunti, pallidi, lividi e scheletriti da far pietà. "Com'è possibile?" chiese il samurai alla sua guida. "Con tutto quel ben di Dio davanti!" "Ci sono posate per mangiare, solo che sono lunghe più di un metro e devono essere rigorosamente impugnate all'estremità. Solo così possono portarsi il cibo alla bocca" Il coraggioso samurai rabbrividì. Era terribile la punizione di quei poveretti che, per quanti sforzi facessero, non riuscivano a mettersi neppure una briciola sotto ai denti. Non volle vedere altro e chiese di andare subito in paradiso. Qui lo attendeva una sorpresa. Il paradiso era un salone assolutamente identico all’inferno! Dentro l’immenso salone c’era un’infinita tavolata di gente seduta davanti ad un’identica sfilata di piatti deliziosi. Non solo: tutti i commensali erano muniti degli stessi bastoncini lunghi più di un metro, da impugnare all’estremità per portarsi il cibo alla bocca. C’era una sola differenza: qui la gente intorno al tavolo era allegra, ben pasciuta, sprizzante di gioia. “Ma com’è possibile?”, chiese stupito il coraggioso samurai. L’angelo sorrise: “All’inferno ognuno si affanna ad afferrare il cibo e portarlo alla propria bocca, perché così si sono sempre comportati nella loro vita. Qui al contrario, ciascuno prende il cibo con i bastoncini e poi si preoccupa di imboccare il proprio vicino”. Paradiso e inferno sono nelle tue mani. Oggi.
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