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    discepolo

    Explore "discepolo" with insightful episodes like "Mercoledì 20 dicembre 2023 - Una normale adolescente!", "Venerdì 15 settembre 2023 (Beata Vergine Maria Addolorata) - Diventare seme!", "Domenica 3 settembre 2023 (XXII domenica Tempo Ordinario) - Tu non pensi secondo Dio!", "Domenica 2 Luglio 2023 (XIII T. ordinario) - Se non ami non vivi!" and "Santa Maria madre della Chiesa (Gv 19,25-34)" from podcasts like ""CHEWING GUM - masticare la Parola di Dio", "CHEWING GUM - masticare la Parola di Dio", "CHEWING GUM - masticare la Parola di Dio", "CHEWING GUM - masticare la Parola di Dio" and "Commento al Vangelo di don Nicola"" and more!

    Episodes (15)

    Mercoledì 20 dicembre 2023 - Una normale adolescente!

    Mercoledì 20 dicembre 2023 - Una normale adolescente!
    Dal Vangelo secondo Luca

    Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te».
    A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine».
    Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
    Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

    Venerdì 15 settembre 2023 (Beata Vergine Maria Addolorata) - Diventare seme!

    Venerdì 15 settembre 2023 (Beata Vergine Maria Addolorata) - Diventare seme!
    VANGELO

    Dal Vangelo secondo Giovanni
    In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé

    COMMENTO
    Nell’ora più buia, sul Calvario, con l’ultimo respiro, Gesù dona a Giovanni (e dunque a noi) una madre di cui prenderci cura. Nel cuore del dolore ci fa crescere e ci fa del bene tener vive le relazioni più preziose.



    CITAZIONE
    Ave Vergine Maria, ricordati di coloro che soffrono nelle tribolazioni, nelle necessità, nei pericoli (S. Paolo VI)

    Domenica 3 settembre 2023 (XXII domenica Tempo Ordinario) - Tu non pensi secondo Dio!

    Domenica 3 settembre 2023 (XXII domenica Tempo Ordinario) - Tu non pensi secondo Dio!
    Dal Vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno.
    Pietro lo prese in disparte e si mise a rimproverarlo dicendo: «Dio non voglia, Signore; questo non ti accadrà mai». Ma egli, voltandosi, disse a Pietro: «Va’ dietro a me, Satana! Tu mi sei di scandalo, perché non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!».
    Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vuole salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia, la troverà.
    Infatti quale vantaggio avrà un uomo se guadagnerà il mondo intero, ma perderà la propria vita? O che cosa un uomo potrà dare in cambio della propria vita?
    Perché il Figlio dell’uomo sta per venire nella gloria del Padre suo, con i suoi angeli, e allora renderà a ciascuno secondo le sue azioni».

    Commento di don Domenico da Trani

    Domenica 2 Luglio 2023 (XIII T. ordinario) - Se non ami non vivi!

    Domenica 2 Luglio 2023 (XIII T. ordinario) - Se non ami non vivi!
    Dal Vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi apostoli:
    «Chi ama padre o madre più di me non è degno di me; chi ama figlio o figlia più di me non è degno di me; chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me.
    Chi avrà tenuto per sé la propria vita, la perderà, e chi avrà perduto la propria vita per causa mia, la troverà.
    Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato.
    Chi accoglie un profeta perché è un profeta, avrà la ricompensa del profeta, e chi accoglie un giusto perché è un giusto, avrà la ricompensa del giusto.
    Chi avrà dato da bere anche un solo bicchiere d’acqua fresca a uno di questi piccoli perché è un discepolo, in verità io vi dico: non perderà la sua ricompensa».


    Commenti di Don Carlo Occelli (Ocio) sacerdote della diocesi di Cuneo

    Essere vivi è dare, non trattenere. L’amore è attenzione ai dettagli. Non un semplice bicchiere d’acqua, ma di acqua fresca. Amiamo nei particolari.


    “Non è importante quanto doniamo, ma quanto amore mettiamo nel dare”. Madre Teresa

    Santa Maria madre della Chiesa (Gv 19,25-34)

    Santa Maria madre della Chiesa (Gv 19,25-34)
    stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.
    Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la Scrittura, disse: «Ho sete». Vi era lì un vaso pieno di aceto; posero perciò una spugna, imbevuta di aceto, in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver preso l’aceto, Gesù disse: «È compiuto!». E, chinato il capo, consegnò lo spirito.

    Giovedì 5 Gennaio 2023 - Sotto l'albero di fichi!

    Giovedì 5 Gennaio 2023 - Sotto l'albero di fichi!
    Dal Vangelo secondo Giovanni (1,43-51)
    In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

    Commento
    Nei racconti di vocazioni in queste prime pagine del Vangelo di Giovanni il ritmo è quello frenetico di una buona notizia che si sparge con gioia. La chiamata è contagiosa, ma poi ognuno deve incontrare personalmente lo sguardo di Gesù.

    Citazione del giorno
    Domani sarò ciò che oggi ho scelto di essere (J. Joyce)

    San Giovanni Apostolo (Gv 20,2-8)

    San Giovanni Apostolo (Gv 20,2-8)
    Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala corse e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
    Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
    Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
    Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.

    Lunedi 19 settembre - Quale luce?

    Lunedi 19 settembre - Quale luce?
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù disse alla folla:
    «Nessuno accende una lampada e la copre con un vaso o la mette sotto un letto, ma la pone su un candelabro, perché chi entra veda la luce.
    Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce.
    Fate attenzione dunque a come ascoltate; perché a chi ha, sarà dato, ma a chi non ha, sarà tolto anche ciò che crede di avere».

    Commento al Vangelo di don Mariano della diocesi di Cuneo

    Venerdì 9 settembre 2022 - Ipocrita!

    Venerdì 9 settembre 2022 - Ipocrita!
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
    «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».


    Commento di Don Federico Suria (Pucci) diocesi di Mondovì

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    Domenica 4 settembre 2022 (XXIII Tempo ordinario) - Dove devo morire?

    Domenica 4 settembre 2022 (XXIII Tempo ordinario) - Dove devo morire?
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
    «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».

    Commento di Don Federico Suria (Pucci) diocesi di Mondovì

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    Mercoledì 15 Settembre 2021 (Beata Vergine Maria Addolorata) - Maria Madre del Coraggio!

    Mercoledì 15 Settembre 2021 (Beata Vergine Maria Addolorata) - Maria Madre del Coraggio!
    Dal Vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria madre di Clèopa e Maria di Màgdala.
    Gesù allora, vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!». E da quell’ora il discepolo l’accolse con sé.

    Commento di don Tonino Arnaudo, sacerdote della Diocesi di Cuneo

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    Venerdì 10 Settembre 2021 - Liberiamoci dai filtri!!

    Venerdì 10 Settembre 2021 - Liberiamoci dai filtri!!
    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola:
    «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro.
    Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».

    Commento di don Fabrizio (Bab), sacerdote della Diocesi di Cuneo

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    Lunedì 28 Giugno 2021(Sant' Ireneo) - Non abbiamo la verità in tasca!

    Lunedì 28 Giugno 2021(Sant' Ireneo) - Non abbiamo la verità in tasca!
    Dal Vangelo secondo Matteo

    In quel tempo, vedendo la folla attorno a sé, Gesù ordinò di passare all’altra riva.
    Allora uno scriba si avvicinò e gli disse: «Maestro, ti seguirò dovunque tu vada». Gli rispose Gesù: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
    E un altro dei suoi discepoli gli disse: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Ma Gesù gli rispose: «Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti».

    Commento di Don Mariano, sacerdote della Diocesi di Cuneo

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    05 Enrique Santos Discepolo

    05 Enrique Santos Discepolo
    Philosophy in small coins

    Some years before, in his essay Les Assassins de la Mémoire —an acute study on the neo-nazi revisionism in contemporary Europe—, the French writer Pierre Vidal-Naquet transcribed lyrics of “Cambalache”, the seminal tango by Enrique Santos Discépolo. A far-fetched quotation? Maybe a feature of exotism by an intellectual in search of oxygen out of the European culture environment? According to the author´s confession, he was acquainted with Discépolo´s work by way of some Latin American friends. And he decided to include him in a book not at all connected with tango. The image of a cambalache (second-hand shop) as scenery for insolent random, of a confusion of values and desacralization seemed to him most adequate to seal his denouncing text.

    That was not the first time which Discépolo´s work aroused interest in the field of thought. The Spaniard Camilo José Cela included him among his preferred popular poets and Ernesto Sábato had no doubt in identifying himself with the pessimistic philosophy of the one who wrote “Qué vachaché”: «True love got drowned in the soup». Several years before these recognitions, the lunfardo (slang) poets Dante Linyera and Carlos de la Púa defined Discépolo as an author with philosophy. Another writer from Buenos Aires, Julián Centeya, when reviewing one of his films, talked of «philosophy in small coins», and at the same time was risking an analogy —undoubtedly exaggerated— between Discépolo and... Charlie Chaplin.

    Unlike other popular creators who displayed their talent in an instinctive and somewhat naïve way to be later recognized as future exegetes, Discépolo was always conscious of his contribution. It could also be stated that all his artistic renderings were articulated by common sense, a certain Discepolian air or spirit which people immediately recognizes with affection and admiration as if his work —more than once defined as prophetic— should express the common sense of the Argentines. Discépolo´s singularity keeps on disquieting either in the tango universe or outside it. While most of his contemporaries are today strange to new generations, the man who wrote and composed “Cambalache” persists, is in force. Or to say it with one of his most loved images: he keeps on biting.

    Enrique grew up seeing theater guided by his brother Armando, the great playwright of the River Plate grotesque, and soon later he was attracted by popular arts. He arrived at tango after having tried with uneven success, play writing and acting. In 1917, he made his début as an actor, in the company of Roberto Casaux, a comic star of that time, and a year later he wrote together with a friend the play Los Duendes, mistreated by critics. He later improved his level with El Señor Cura (adaptation of a Maupassant´s story), Día Feriado, El Hombre Solo, Páselo Cabo and, especially, El Organito, fierce social painting sketched with his brother in the mid-20s. As an actor, Discépolo evolved from chorus member to a cast name, and his work in Mustafá, would be remembered, among many other renditions.

    Although the worlds of tango and theater were not divorced in the Argentina of Yrigoyen and Gardel, Discépolo´s decision to be an author of popular songs was resisted by his elder brother —Armando had been responsible for Enrique´s education after the early death of their parents—, and it cannot be said that things had been easy for the feeble and shy Discepolín. A mild familiar influence (Santo, his father, was a noted Neapolitan musician settled in Buenos Aires) may have been the first evidence towards the combined art of sound organization and lyrics, but the revelation was not immediate. On the contrary, either the anodyne “Bizcochito”, his first composition commissioned by the playwright Saldías, or the remarkable and revulsive “Qué vachaché”, published by Julio Korn in 1926 and premiered at a theater in Montevideo where it was noisily whistled, were a bad start or, at least, that was what people in Buenos Aires, used to appraise Manuel Romero's, Celedonio Flores' and Pascual Contursi's tangos, thought.

    The luck of the stubborn author changed in 1928 when, in a revue, the singer Azucena Maizani sang “Esta noche me emborracho”, a tango with Horatian touches (because of Horacio, author of Odes) and with an entirely River Plate subject: an old cabaret woman who was mercilessly treated by time. Days after its début, the lyrics of that tango were heard throughout the country. Argentine musicians on tour of Europe included it in their repertories, and in Alfonso XIII´s Spain, the composition achieved an enormous popularity. That was Discépolo birth in tango. That very year, the actress and singer Tita Merello returned to the previously critized “Qué vachaché” and drove it to the same stature of “Esta noche me emborracho”. Finally, 1928 would be the year of love for an intellectual full of uncertainties. Tania, a Spanish singer of cuplés settled in Buenos Aires, who would turn out to be an adequate interpreter of his tangos, was to accompany Discépolo until the end of his life.

    At a time when lyric writing and musical composition were clearly differentiated within the frame of cultural industries, Discépolo wrote lyrics and music, even though the latter was conceived with just two fingers on the piano keyboard, to be later committed to staff sheet by some friend musicians (generally Lalo Scalise). This twofold capacity allowed Discépolo to develop each tango as a perfect unit of lyrics and music. With an extremely sharp sense of rhythm and dramatic progression, with an impeccable melodic sense (Carlos de la Púa defined him as a Philharmonic Tom Thumb), Discépolo managed to make of his short and, most times, violent stories, an authentic River Plate human comedy. He set aside a big portion of the modernist influence which viciated other lyricists (Rubén Darío was the literary hero for hundred of Argentine poets, for many years) and translated to the minor format of song, certain predominant ideas of the age: theatrical grotesque, Croce´s idealism, Pirandellian estrangement...

    The profusion of ideas in each lyric found in the witty humor and in the lyricism of music, a certain balance, a sensory compensation, a way to tell things in and through tango. No other author would go so far.

    Of course, the fact that Carlos Gardel had recorded almost all his early tangos greatly helped to divulge and legitimate Discépolo as author and composer in a genre plenty of authors and composers. In this sense, Gardel´s rendition of “Yira yira” in October 1930 stands amongst the great numbers of Argentine music. The intensity of the recording, where there were not special theatrical resources and the singer avoided all unnecessary emphasis, is given by the immediacy of Gardel´s expression. There are no instrumental preambles to make the listener familiar with the material beyond a brief introduction by the guitarists who present the bridge with tremolos and phrasings in the low strings so typical of the period. The melodic line, with deceptive simplicity suddenly breaks in, with a force which excludes complaint.

    “Yira yira” was listened to and interpreted as a claim loaded with skepticism. The ridiculed militant in “Qué vachaché” comes back to assault, but this time he is backed by a profound material crisis. Now the conceited one, who resisted to believe that «true love got drowned in the soup», is taking the place of a cynical voice. The principles have been changed by reality. This is the triumph of disbelief but now without the cynicism —and even less the grotesque— of some years before. The character of “Yira yira” trusted the world but the world failed him. Such as in other Discépolo´s tangos, the lyrics tell us of a fall, a cruel sunrise: there is no more space for deceipt and fraud. (From this perspective, those who saw in Discépolo a moralist disappointed by modernity are not completely mistaken, but perhaps he is much more than that).

    The trend that begins with “Qué vachaché” and ripens in “Yira yira” is continued in the tangos “Qué sapa señor” and, in 1935, “Cambalache”. But this is not the only style of the compositional art of Discépolo. He was romantic in the waltz “Sueño de juventud”, mocking in comic tangos such as “Justo el 31” and “Chorra”, expressionist in “Soy un arlequín” and “Quién más quién menos”, passionate in “Confesión” and “Canción desesperada” and somewhat nostalgic and elegiac in “Uno” and “Cafetín de Buenos Aires”, both written together with Mariano Mores. He was not as prolific as Enrique Cadícamo, and a portion of his work lacks in interest. Undoubtedly, Discépolo's musical variety had to do with his interest in theater and cinema. His staging of Wunder Bar and his most known movies —Cuatro Corazones,En la Luz de una Estrella— made known several songs —some almost forgotten— which the director and actor wrote with his programmatic sense.

    Enrique Santos Discépolo was born in the neighborhood of Once, Buenos Aires, and died at his downtown apartment which he shared with Tania. His commitment with Peronism, made public through his brief and shocking participation in a controverted radio program, caused a troublesome distance between him and his old friends. Two years after his death, when the political trenches no longer needed him but several of his tangos kept on striking on the collective consciousness, Discépolo was remembered by the writer Nicolás Olivari on a remarkable article. There Olivari asserted that “Yira yira”'s author had been the bolt of Buenos Aires humorism, smeared with grease for anguish. In a way, that was a Discepolian definition.

    Sergio A. Pujol is historian and music critic. Among other books, he published Discépolo. Una Biografía Argentina (An Argentine biography) (Emecé, 1997).
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