Il femminicidio di Michelle Causo
Non conosco nessuno che abbia ucciso una donna, io non ne ho mai uccise e credo verosimile che nessuno tra quanti mi leggono abbia commesso femminicidio eppure ritengo che lâomicidio della diciassettenne Michelle Causo sia un nostro enorme problema.
Un problema di tutti noi, ma di noi uomini in particolare.
Lo è, innanzitutto, perché di donne, da noi in Italia, ne vengono uccise una ogni tre giorni e, dallâinizio del 2023 al primo giugno appena passato, erano già 45 quelle assassinate, di cui 37, come si dice nelle aule di tribunale, in âambito familiareâ.
Al primo giugno il totale degli omicidi commessi nel nostro Paese era di 129, ma degli 84 uomini ammazzati quasi nessuno è stato ucciso, diciamo, âin famigliaâ.
Ma ci sono altri numeri che devono far riflettere, vale a dire che, secondo i dati ISTAT, negli ultimi 30 anni, gli omicidi con vittima un uomo sono calati di sei volte, mentre i femminicidi sono rimasti pressoché identici.
Trentâanni significa che siamo ad almeno una nuova generazione di assassini e questo, a sua volta, vuol dire che trentâanni sono passati invano.
Trentâanni di leggi inefficaci, trentâanni di prevenzione non incisiva, trentâanni di istruzione inutile.
Nella definizione di femminicidio è ben delineata lâorigine di questo efferato crimine:
«Forma di violenza esercitata in maniera sistematica sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico della donna in quanto tale, fino alla schiavitù o alla morte».
Il patriarcato è quel sistema sociale e culturale che vede la concentrazione del potere e del denaro in mano maschile, maschio che quel potere afferma, e conferma, anche uccidendo.
à possibile che talvolta a una donna venga voglia di uccidere il proprio compagno, ma le cronache ci dicono che avviene quasi sempre il contrario⦠eppure entrambi, forse non ci si riflette mai abbastanza, hanno sufficiente forza per premere il grilletto di una pistola.
Un problema di tutti noi, ma di noi uomini in particolare.
Lo è, innanzitutto, perché di donne, da noi in Italia, ne vengono uccise una ogni tre giorni e, dallâinizio del 2023 al primo giugno appena passato, erano già 45 quelle assassinate, di cui 37, come si dice nelle aule di tribunale, in âambito familiareâ.
Al primo giugno il totale degli omicidi commessi nel nostro Paese era di 129, ma degli 84 uomini ammazzati quasi nessuno è stato ucciso, diciamo, âin famigliaâ.
Ma ci sono altri numeri che devono far riflettere, vale a dire che, secondo i dati ISTAT, negli ultimi 30 anni, gli omicidi con vittima un uomo sono calati di sei volte, mentre i femminicidi sono rimasti pressoché identici.
Trentâanni significa che siamo ad almeno una nuova generazione di assassini e questo, a sua volta, vuol dire che trentâanni sono passati invano.
Trentâanni di leggi inefficaci, trentâanni di prevenzione non incisiva, trentâanni di istruzione inutile.
Nella definizione di femminicidio è ben delineata lâorigine di questo efferato crimine:
«Forma di violenza esercitata in maniera sistematica sulle donne in nome di una sovrastruttura ideologica di matrice patriarcale, allo scopo di perpetuare la subordinazione di genere e di annientare l'identità attraverso l'assoggettamento fisico o psicologico della donna in quanto tale, fino alla schiavitù o alla morte».
Il patriarcato è quel sistema sociale e culturale che vede la concentrazione del potere e del denaro in mano maschile, maschio che quel potere afferma, e conferma, anche uccidendo.
à possibile che talvolta a una donna venga voglia di uccidere il proprio compagno, ma le cronache ci dicono che avviene quasi sempre il contrario⦠eppure entrambi, forse non ci si riflette mai abbastanza, hanno sufficiente forza per premere il grilletto di una pistola.