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    Explore "nazione" with insightful episodes like "I Piani Folli Di Putin: Nel Mirino Un'Altra Nazione!Â", "Silvio Berlusconi", "Ep171 - L'Europa raccontata da blogger: Voyavels!", "Israele etnocratico e palestinesi senza politica. Uno stallo problematico (3feb2023)" and "Il fascismo: simboli e rituali" from podcasts like ""Breaking News Italia - Ultime Notizie", "Diego Regina il podcast", "Europa Grand Tour - il Podcast", "E il mondo? Chiedilo alla geografia!" and "Backgrounds podcast"" and more!

    Episodes (15)

    Ep171 - L'Europa raccontata da blogger: Voyavels!

    Ep171 - L'Europa raccontata da blogger: Voyavels!
    Questo è un podcast di viaggio e di blogger di viaggi non ne parlo mai.. quindi oggi parliamo con dei blogger di viaggio, Federica e Graziano, blogger di Voyavels.it che ci parleranno dei loro viaggi europei e condivideranno con noi consigli e imperdibili esperienze!

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    Israele etnocratico e palestinesi senza politica. Uno stallo problematico (3feb2023)

    Israele etnocratico e palestinesi senza politica. Uno stallo problematico (3feb2023)
    A partire dai recenti fatti di sangue a Jenin e in Israele cerco di delineare il contesto in cui avvengono tali fatti e come sia proprio il contesto a provocarli. Governi di Israele, Autorità Nazionale Palestinese (ANP) e i differenti soggetti delle due comunità sono in una situazione di stallo politico che però vede nella pratica quotidiana uno squilibrio di potere e di comportamenti tollerati o proibiti che fomenta frustrazione e rabbia dalla parte palestinese, mentre dalla parte israeliana il senso di poter continuare ad andare avanti così indefinitamente.
    Il tutto in un quadro concettuale, politico e mediatico che fa riferimento allo stato, alla nazione e, purtroppo, all'ancor più ambiguo concetto di stato-nazione.
    Nel delineare il contesto faccio esempi concreti delle pratiche quotidiane nei territori occupati (West Bank, Cisgiordania) per evidenziare quanto e come questi siano sfavorevoli alla costruzione di un rapporto positivo tra le due comunità, in un quadro di crescente nazionalismo etnico in Israele, di mancanza di capacità politica dell'ANP e di un sostanziale disinteresse geopolitico mondiale fino a quando non avvengono fatti e/o scontri sanguinosi.

    Inni Nazionali

    Inni Nazionali
    L'inno nazionale è una composizione musicale elevata a simbolo patrio da uno Stato o più genericamente da un paese o Nazione. Laura Nicora ci porta alla scoperta di questo peculiare genere musicale, spesso controverso dal punto di vista storico e politico, e con sue proprie caratteristiche compositive e di stile.

    La Repubblica dell'Isola delle Rose

    La Repubblica dell'Isola delle Rose
    Lasciare tutto e tutti. Rendersi indipendenti, a volte richiede una rivoluzione e una lotta. Ma nel nostro Paese c’è almeno un caso di questo tipo che molti ricordano ancora con affetto. Perché non aveva nulla di violento, ma anzi era un’idea molto poetica, già a partire dal nome. L’idea, infatti, era quella di creare una piccola isola artificiale, al largo della costa Adriatica, da trasformare in una Repubblica indipendente: la Repubblica dell’Isola delle Rose.

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    Crimea, Donbass e i confini eterni dello stato-nazione (6 maggio 2022)

    Crimea, Donbass e i confini eterni dello stato-nazione (6 maggio 2022)
    Nel podcast affermo che la difficoltà, forse l'impossibilità di negoziazione sulla questione Crimea, Donbass e simili dipende da una gabbia mentale dei leader e di quasi tutti noi rappresentata dalla concezione di confini rigidi, intoccabili degli stati-nazione. Finché non si pensa ai confini non come eterni, ma funzionali, cioè che favoriscano la relazione transconfinaria invece che muro di separazione, la negoziazione circa lo stato amministrativo di un territorio confinario risulta impossibile. E questo spinge i più forti militarmente o i più prepotenti ad usare la forza per far durare nel tempo il fatto compiuto. E queste pratiche si inseriscono nel mai scomparso confronto tra grandi potenze (Usa, Russia e Cina) che cercano sempre di espandere la propria sfera di influenza di stati-nazione "clienti". Nel podcast faccio anche un breve confronto tra la diversa concezione dello spazio e dei confini negli imperi di prima del 1918 e quella degli stati-nazione comparsi in seguito al loro disfacimento.
    La negoziazione è possibile se c'è la volontà, che però dipende anche dai quadri concettuali presenti nelle menti dei "negoziatori".

    Ep65 – Le micronazioni europee: gli stati che non esistono!

    Ep65 – Le micronazioni europee: gli stati che non esistono!
    Puntata dedicata alle micronazioni europee: la Repubblica di Bosgattia e la Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose (in Italia), l’Isola d’Oro (in Francia), Liberland (tra Croazia e Serbia), il Principato di Sealand (nel Regno Unito).

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    Con il coronavirus l'Italia ha fatto da cavia per un clamoroso esperimento sociale

    Con il coronavirus l'Italia ha fatto da cavia per un clamoroso esperimento sociale
    TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6211

    CON IL CORONAVIRUS L'ITALIA HA FATTO DA CAVIA PER UN CLAMOROSO ESPERIMENTO SOCIALE di Antonio Socci
    È uscito il libro di Giorgio Agamben, "A che punto siamo?"(Quodlibet) dove il filosofo raccoglie i suoi interventi, così controversi, scritti durante e contro il lockdown, e dove aveva previsto che lo stato d'eccezione sarebbe stato prolungato.
    Agamben è uno dei filosofi italiani più tradotti e stimati all'estero. Infatti è stato intervistato da diversi giornali stranieri e (sebbene sia, da sempre, culturalmente "di sinistra") è stato ignorato dai nostri media che non sopportano pensieri difformi.
    Quello che vorrebbe farci vedere è "la trasformazione di cui siamo testimoni" nella vita politica e sociale, che "opera attraverso l'istaurazione di un puro e semplice terrore sanitario e di una sorta di religione della salute".
    Il pensatore denuncia la trasformazione dello stato d'eccezione in una prassi che diventerà sempre più normale, finendo per liquidare la democrazia borghese parlamentare così come l'abbiamo finora conosciuta, trasformandola in un'altra cosa che non è ancora definita.
    Certo, si può obiettare che la situazione per il Covid, a febbraio-marzo, era allarmante. Secondo i suoi critici, non si poteva fare diversamente: il filosofo dimentica il grave pericolo da cui eravamo minacciati. Ma la risposta di Agamben a questa obiezione, fa riflettere. Anzitutto - spiega - si è limitato senza motivo il primo dei diritti umani: "il diritto alla verità". Egli parla di "una gigantesca operazione di falsificazione della verità".
    Si può obiettare che forse è stata più superficialità e dilettantismo che falsificazione. O almeno si spera. Però quando Agamben scrive che "i dati sull'epidemia sono forniti in modo generico e senza alcun criterio di scientificità", che "dare una cifra di decessi senza metterla in relazione con la mortalità annua nello stesso periodo e senza specificare la causa effettiva della morte non ha alcun significato", bisogna riconoscere che solleva un problema vero.
    Dice: "non si tiene alcun conto del fatto, pur dichiarato, che viene contato come deceduto per Covid-19 anche il paziente positivo che è morto per infarto e per un'altra causa qualsiasi" (e non si ricordano mai le cifre annuali dei morti per le diverse cause e patologie, effettivamente superiori a quelle per Covid).
    Bisognerebbe aggiungere la mancanza di verità sulle origini del virus e sui tempi della sua diffusione (di cui ha colpa il regime cinese), poi le indicazioni delle autorità date e poi capovolte (per esempio sulle mascherine), infine il grande punto interrogativo sulle terapie e i farmaci. È mancata perfino la verità su ciò che ha portato ai tagli alla sanità degli anni scorsi.

    DIRE LA VERITA'
    Per decidere una così drastica sospensione dei diritti fondamentali - dice in sostanza Agamben - le autorità potevano e dovevano prima spiegare esattamente, con estrema precisione e accuratezza, tutti i termini del problema al popolo e ai suoi rappresentanti e solo valutando l'autentica realtà dei fatti si potevano poi assumere certe misure di protezione, con tempi e modalità democraticamente deliberate e controllate (magari anche informando giorno per giorno sull'efficacia delle diverse terapie in corso).
    In effetti così non è stato. E non si dica che non se n'è avuto il tempo, perché lo stato d'emergenza è stato decretato dal governo a fine gennaio e per più di un mese non è stato fatto praticamente nulla, passando da una sostanziale sottovalutazione a un improvviso allarme apocalittico.
    Nella genericità dell'allarme si è poi prodotto un panico collettivo che ha reso accettabile tutto ("la diffusione del terrore sanitario ha avuto bisogno di un apparato mediatico concorde e senza faglie").
    Così - spiega Agamben - si è potuto verificare che per la paura della morte "gli uomini sembrano disposti ad accettare limitazioni della libertà che non si erano mai sognati di poter tollerare, né durante le due guerre mondiali né sotto le dittature totalitarie".
    Questo stato di eccezione, secondo il filosofo, "sarà ricordato come la più lunga sospensione della legalità nella storia del Paese, attuata senza che né i cittadini né, soprattutto, le istituzioni deputate abbiano avuto nulla da obiettare".
    Agamben dà un giudizio durissimo su ciò che è accaduto (agli storici futuri "questo periodo apparirà come uno dei momenti più vergognosi della storia italiana") ed è ancora più duro su "coloro che lo hanno guidato e governato come degli irresponsabili privi di ogni scrupolo etico". Forse eccede, si può pensare che vi sia stata semmai improvvisazione e carenza di sensibilità democratica e di senso delle istituzioni, ma ai posteri l'ardua sentenza: l'aspetto più importante della riflessione di Agamben è un altro.
    Egli sostiene che "dopo l'esempio cinese, proprio l'Italia è stata per l'Occidente il laboratorio in cui la nuova tecnica di governo è stata sperimentata nella sua forma più estrema".

    LIQUIDAZIONE DELLA DEMOCRAZIA
    Il fatto stesso che un totalitarismo sia stato il modello è emblematico, secondo Agamben, che poi scrive: "Se i poteri che governano il mondo hanno deciso di cogliere il pretesto di una pandemia - a questo punto non importa se vera o simulata - per trasformare da cima a fondo i paradigmi del loro governo degli uomini e delle cose, ciò significa che quei modelli erano ai loro occhi in progressivo, inesorabile declino e non erano ormai più adeguati alle nuove esigenze".
    Possiamo dissentire, ma è chiaro da anni che il liberismo non è più sinonimo di liberaldemocrazia, che il mercatismo e il grande potere finanziario che domina sugli stati hanno devastato l'economia reale, il tessuto produttivo industriale dell'occidente e la borghesia, quel ceto medio che era sempre stato il pilastro delle democrazie.
    Ed è chiaro da anni che il mercatismo (propagandato da gran parte dei media in tutte le sue forme: non ultima quella dell'Europa maastrichtiana) ha sempre più in odio le democrazie, i parlamenti, le sovranità popolari e gli stati nazionali che rappresentano tanti ostacoli a un suo incontrastato dominio.
    In Italia è lampante da anni che il Parlamento e gli elettori contano sempre meno e sempre più si cerca di commissariarci, di comandarci per interposta persona e che in nome del vincolo esterno finiranno per governarci totalmente da Berlino e Bruxelles (o dalle Borse). C'è dunque di che riflettere.
    Infine si segnalano due pensieri di Agamben. Il primo: "la biosicurezza si è dimostrata capace di presentare l'assoluta cessazione di ogni attività politica e di ogni rapporto sociale come la massima forma di partecipazione civica. Si è così potuto assistere al paradosso di organizzazioni di sinistra, tradizionalmente abituate a rivendicare diritti e denunciare violazioni della costituzione, accettare senza riserve limitazioni delle libertà decise con decreti ministeriali privi di ogni legalità e che nemmeno il fascismo aveva mai sognato di poter imporre".
    Viene da chiedersi: che avrebbero fatto se a decidere quelle misure fosse stato il centrodestra?
    Il secondo pensiero: "La pandemia ha mostrato senza possibili dubbi che il cittadino si riduce alla sua nuda esistenza biologica. In questo modo egli si avvicina alla figura del rifugiato fin quasi a confondersi con essa".
    È stato chiesto al filosofo di sinistra se è imbarazzato dal fatto che sono stati leader di destra come Trump e Bolsonaro i più critici del lockdown alla maniera cinese.
    Risposta: "Anche in questo caso si può misurare il grado di confusione in cui la situazione di emergenza ha gettato le menti di coloro che dovrebbero restare lucidi, come anche a che punto l'opposizione fra destra e sinistra si sia completamente svuotata di ogni contenuto politico reale. Una verità resta tale sia che sia detta a sinistra che se viene enunciata a destra".

    L'Italia disunita è più debole all'estero? #5

    L'Italia disunita è più debole all'estero? #5
    Quanto contano le divisioni regionali sul nostro modo di fare politica estera? La questione delle rivalità e delle differenze interne al nostro Paese, mai sanate dall'Unità fino a oggi, è fondamentale per capire alcune scelte di fondo delle relazioni internazionali italiane. L'Italia è al centro del Mediterraneo, dovrebbe avere una politica estera coordinata e coerente, e invece le nostre regioni e le nostre città spesso giocano da sole, alcune guardano alla Cina, altre agli Stati Uniti, altre ancora alla catena industriale tedesca. Per non parlare degli attori regionali, soprattutto i più ricchi, che negli ultimi anni hanno rivendicato maggiore autonomia accentuando il processo di disgregazione della nazione. La debolezza dell'Italia disunita all'estero è il tema del quinto episodio di Cavour. E per analizzare la questione, Francesco Maselli intervista Lorenzo Castellani, politologo dell’Università Luiss "Guido Carli", e Peppe Provenzano, economista e vice direttore dello Svimez.

    Salvini, Merkel e il crac europeo sull'immigrazione

    Salvini, Merkel e il crac europeo sull'immigrazione

    La nave Aquarius è arrivata in Spagna con due navi italiane della Marina e della Guardia Costiera. Il grande storico Niall Ferguson sul Times scrive che nella politica europea Salvini è il nuovo e Merkel il vecchio. Lo scenario politico nuovo e il rischio di una dissoluzione dell'Unione. I bavaresi della Csu danno due settimane di tempo alla Cancelliera per trovare un accordo in Europa sui respingimenti al confine della Germania. Il distacco tra la società reale, l'establishment e i mass media su un tema chiave della contemporaneità.  Il titolare di List e il professor Marco Gervasoni esplorano un paesaggio di macerie dove manca il senso della realtà.